Il Consiglio si impegna contro le violenze alle donne foto

Un’occasione per ribadire ancora una volta la ferma condanna delle istituzioni cittadine ad ogni forma di violenza sulle donne e, più in generale, verso ogni soggetto che si trova in una condizione di debolezza e per ribadire che la lotta contro la violenza avviene ogni giorno, non solo una volta all’anno. Ma anche un’occasione per fare il punto della situazione su quanto è stato fatto, cosa si sta facendo e cosa sarà possibile fare in futuro per arginare questo fenomeno in provincia di Lucca. Sono stati questi gli argomenti affrontati ieri sera (28 novembre) nella seduta del Consiglio comunale che aveva come ordine del giorno questo unico tema.  In questa occasione, tutti i membri del consiglio presenti hanno indossato il fiocco bianco, simbolo della lotta alla violenza di genere. Un piccolo atto simbolico che unito ad una sedia lasciata vuota, nelle intenzioni della politica lucchese, voleva dare seguito alle iniziative legate alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne celebratasi sabato (25 novembre) scorso. 

Il tema della violenza di genere è ormai sotto i riflettori della cronaca quasi quotidianamente e la lucchesia non fa eccezione. Durante la seduta sono stati forniti alcuni dati: il primo, e più inquietante di tutti, è che la violenza è la prima causa di morte tra le donne di età compresa tra i 16 ed i 44 anni. In Toscana, dal 2006 al 2016 ci sono stati 101 casi di femminicidio, di cui 12 in provincia di Lucca. Sono stati ben 15.800 invece i codici rosa. Per quanto riguarda il 2017, ha spiegato la dottoressa Piera Banti responsabile del codice rosa per la Asl Toscana nord ovest, per ora i codici rosa ammontano a 250. 
L’incontro non è servito solo per riflettere su questi numeri impressionanti ma anche per porre i riflettori sulle molte realtà associative operanti sul territorio e per mettere a punto una strategia di azione futura. Tre le parole d’ordine in questo senso: prevenzione, formazione e professionalità. Al termine approvato all’unanimità un ordine del giorno per ribadire l’impegno al contrasto ad ogni forma di violenza di genere.
 Ad aprire i lavori dell’assemblea è stato il presidente del consiglio comunale Francesco Battistini che si è detto “un po’ imbarazzato a dover ripetere ogni volta ‘speriamo che questa sia l’ultima volta che ci troviamo qui a parlarne’. Abbiamo lasciato simbolicamente un posto vuoto per ricordare tutte le donne che non ci sono più a causa delle violenze subite. La lotta alla violenza si fa tutti i giorni: dobbiamo impegnarci a creare momenti di sensibilizzazione, anche inserendo dei corsi obbligatori nelle scuole. Non c’è altro modo per educare i nostri figli al rispetto”.
“Si tratta di una questione di enorme rilevanza –  ha invece detto il sindaco Alessandro Tambellini -. Non c’è giorno in cui non si registrino determinati fatti. Ma perché accade tutto questo? È possibile che questa violenza sia proporzionale all’acquisizione di una maggiore libertà da parte delle donne. Dobbiamo allora emanciparci da una cultura millenaria che vede la donna subordinata all’uomo. Non è necessario stabile un preciso elemento che identifichi l’omicidio al femminile. L’omicidio è omicidio. È tuttavia necessario stabilire le premesse per cui non si arrivi a questo. È necessario poter denunciare e, dopo la denuncia, devono poter essere messe in campo azioni di prevenzione perché la situazione non peggiori. Per poter far questo, serve del personale altamente qualificato”. 
“Dobbiamo tutelare – conclude il sindaco – chi si trova in situazioni di debolezza e diffondere una nuova coltura da instillare costantemente, soprattutto nei nostri giovani. Non è un percorso facile perché si va a toccare la sfera sentimentale e psicologica e tuttavia è necessario intercettare qualunque occasione che porti a situazioni più gravi. Nessuno può sottrarsi alla responsabilità di ciò che ci accade intorno”.
La parola è poi passata all’assessore con delega alle politiche di genere, Ilaria Vietina, che ha esposto lo stato dell’arte della realtà lucchese: “La norma principale a cui possiamo fare riferimento è la convenzione di Istanbul del 2011. Questa convenzione, che è uno strumento giuridicamente vincolante, caratterizza la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione ed obbliga i vari stati a prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire i colpevoli. Per quanto riguarda la prevenzione, è necessario un profondo cambiamento degli assetti culturali che, in qualche modo, cercano di giustificare la violenza. Non serve solo adottare misure legislative che puniscano ma serve anche una continua opera di formazione e di sensibilizzazione. Per quanto riguarda la protezione, sul nostro territorio si è fatto molto: c’è una rete efficace anche se dobbiamo ricordare che è necessario sostenerla e veicolarla. È importante creare servizi specializzati, case rifugio, sportelli antiviolenza e linee telefoniche dedicate. A Lucca abbiamo un centro antiviolenza gestito dall’Associazione Luna, vari sportelli antiviolenza ed uno sportello di ascolto per uomini maltrattati gestito dall’associazione Spazio Libero”. 
“La rete territoriale – prosegue l’assessora – si sta organizzando in collaborazione con il principale consultorio di zona così come previsto da una legge regionale. L’obiettivo è far sì che si possa sviluppare un percorso personalizzato in base al tipo di violenza subita. Per far questo è però necessario che ci siano operatori con un’adeguata formazione ed un’equipe multi professionale che possa aiutare le vittime di violenza anche nella vita quotidiana. Sono felice di annunciare che Regione Toscana ha approvato una nostra proposta per finanziare un progetto che prevede l’apertura di due nuove case di seconda accoglienza, una nella piana di Lucca e una nella valle del Serchio. Ci impegneremo poi per creare delle linee guida uniche e condivise che servano ad indirizzare tutti gli operatori. Sul tema della violenza non possono esserci momenti isolati: la lotta deve essere costante”.
La parola è poi passata ai rappresentati delle molte realtà che operano in questo delicato settore. Particolarmente significative e toccanti, le parole della dottoressa Silvia Cascino, dirigente della squadra mobile e della dottoressa Piera Banti, responsabile del codice rosa per l’As. “È un tema che ci sta particolarmente a cuore perché ci impegna quasi quotidianamente – afferma il commissario Cascino -. Posso dire però che grazie al decreto legge contro la violenza di genere del 2013, adesso abbiamo in mano gli strumenti per poter operare al meglio. Prima avevamo le mani legate e spesso non sapevamo nemmeno come muoverci. Adesso gli operatori hanno un approccio diverso: abbiamo 4 persone che si occupano quasi esclusivamente di violenza di genere e seguiamo dei protocolli stilati a livello nazionale. Viene annotato ogni aspetto e la situazione viene monitorata continuamente per prevenire che la bomba esploda. Il decreto ci da anche la possibilità di fare segnalazioni, anche anonime, di casi di violenza di genere. Questo ci da la possibilità di poter intervenire anche in assenza di una denuncia della vittima che spesso non parla. Per cui, invito tutti a farsi sentinella e a vigilare”.
“Si muore più di violenza domestica che di cancro – è il commento della dottoressa Piera Banti -. Va precisato che con il termine femminicidio si intendono tutti quei comportamenti violenti che inducono l’annullamento psicofisico di una donna fino a portarla alla morte. Spesso le donne stesse non sanno bene cosa si intende per violenza sessuale: una donna a cui viene toccato ripetutamente il fondo schiena sul posto di lavoro è vittima di violenza sessuale. Così come è violenza sessuale se una moglie è costretta ad avere un rapporto con il marito contro la sua volontà. La violenza è di vari tipi. Quella fisica è la più evidente ovviamente ma non è la sola. A questa si associa la violenza psicologica con un continuo sminuimento del ruolo della donna e quella di tipo economico che si fonda sulle debolezze legate all’incapacità di mantenere da sola la famiglia da parte della vittima. Anche i figli risentono di questa situazione: infatti, ci sono studi che dimostrano la correlazione tra casi di violenza domestica e difficoltà di tipo fisico o psicologico nei bambini”.
“Dobbiamo combattere questa società fortemente patriarcale, maschilista e sessista che vuole le donne inferiori all’uomo – continua Banti -. Una società che legittimava la violenza. Dobbiamo ricordarci che il delitto d’onore è stato abolito solo nel 1981 e che, fino al 1975, una donna adultera rischiava il carcere”.
La violenza però non colpisce solo le donne ma si accanisce più in generale verso i più deboli come anziani, bambini, portatori di handicap, anche animali. Spesso anche gli uomini sono vittime di violenza. Cosa fare per aiutare tutte queste persone? “Il codice rosa non fa distinzioni – conclude Banti -. È un percorso riservato a tutte quelle persone che hanno subito una violenza in un ambito affettivo o familiare in una situazione di particolare debolezza. Tutti possiamo diventare un codice rosa in un momento della nostra vita. Dobbiamo dare voce a chi non ce l’ha perché spesso chi subisce violenza non parla, è convinto di essere solo e isolato da tutti e teme ulteriori ripercussioni. Si crea così la convinzione che nessuno ti possa aiutare. Serve una rete di persone specializzate in cui ognuno faccia qualcosa di modo che io sappia da chi ti posso mandare in base al tuo problema. Se nella fase di prima accoglienza, la vittima non viene approcciata nel modo giusto, è possibile che non parli più. Ci sono stati 12 femminicidi a Lucca dal 2006 ma solo 1 da quando è attivo il codice rosa. In quel caso, non abbiamo potuto fare niente perché non è stato chiesto aiuto dalla vittima. Allora ci serve fare prevenzione e informazione continua nelle scuole, formare chi si occupa di violenza ma, soprattutto, serve un pronto intervento sociale con più risorse umane e professionisti che siano sempre disponibili. Il volontariato da solo non può bastare, per questo dobbiamo mettere a sistema tutte le energie di modo che ogni operatore sappia cosa fare”.
“La violenza sulle donne è un fenomeno criminale che ci colpisce tutte – ha detto invece l’avvocato Valeria Rielli, vice presidente dell’associazione Luna -. Non si può pensare di affrontare questo fenomeno con un intervento qualunque ma servono iniziative mirate. Grazie ad un costante lavoro con le istituzioni siamo riusciti a far adottare degli strumenti legislativi importanti. La nostra associazione permette di rendere visibile ciò che non lo è. I nostri operatori hanno a che fare tutti i giorni con il dolore delle vittime. Nel 2017 ci sono già state 186 vittime. La via legale per queste persone rappresenta una parte importante perché se la vittima vede riconosciute penalmente le proprie denunce trova coraggio e sicurezza.  Speso la denuncia è frutto di una decisione sofferta, un momento di svolta nella vita di una donna”.
“Il femminicidio è sempre l’epilogo di una serie di fattori – spiega invece Giuseppe Fanucchi dell’associazione Spazio libero -. Spesso a commettere violenza sono insospettabili: liberi professionisti, commercianti, artisti, artigiani. Non esiste il mostro. Chi commette violenza spesso non se ne rende conto o cerca di minimizzare. Quindi il primo passaggio è fargli ammettere quello che ha fatto. Poi non si può mai capire se un uomo è ‘guarito’. L’uomo è incapace di esprimere i propri sentimenti, non sa gestire il rifiuto e la rabbia e questo è un elemento scatenante. Io ho proposto un corso di formazione per dare gli strumenti ai nostri operatori per riconoscere i segnali e capire con quali metodologie andare ad operare. Forse anche il comune potrebbe fare qualcosa di analogo. La violenza è intorno a noi è serve aggredire il fenomeno sul nascere per evitare il degenerare della situazione. Finchè la società non renderà deplorevoli tutti gli atti che arrivano prima del femminicidio, questa spirale di violenza non si potrà fermare”.
Condanna unanime per ogni forma di violenza è arrivata da tutti i rappresentanti del consiglio comunale, sia di maggioranza che di opposizione. In particolare, le consigliere Testaferrata, Consani e Borselli hanno voluto riportare l’attenzione anche su un altro aspetto: quello dello stupro. Un gesto che “non porta alla morte ma che è altrettanto deplorevole perché segna una donna per tutta la vita”. “L’ importanza primaria è la celerità del giudizio e la certezza della pena – hanno sottolineato in un documento condiviso.  Le pene esistenti nel codice penale, potrebbero essere considerate adeguate, purché applicate correttamente ed in base alla gravità dei fatti. Cosa che accade raramente, perché le condotte maltrattanti vengono spesse minimizzate ed in alcuni casi gli avvocati ne chiedono l’archiviazione. Questo sistema rende la donna ancora più vulnerabile. Anche Lucca si è tristemente resa nota alla cronaca per l’uccisione di Vania, una donna di 46anni, il suo nome è ormai impresso nei nostri  cuori come il suo viso così dolce e buono. Il crimine che ha compiuto Vania é dire un fermo no a quell’essere che la voleva per se ad ogni costo, e quel no le è costato la vita. Il dolore intorno a questa tristissima storia è grande, per i suoi figli, parenti ed amici perché quando si toglie la vita ad una persona si da l’ergastolo del dolore  ai suoi familiari, per sempre. Ed anche se i parenti e familiari potranno costituirsi parte civile, niente e nessuno potrà riportare indietro loro l’amata. L’unica consolazione è vedere l’aguzzino chiuso in carcere per sempre con modalità restrittive come l’isolamento diurno a vita affinché da solo ogni istante possa pensare al crimine commesso. In questi giorni, si è consumato a Lucca una grave violenza ai danni di una ragazza giovanissima da parte del sedicente fidanzato che l’ ha picchiata selvaggiamente e segregata in casa per alcune ore. Il ragazzo era già tristemente noto alle forze dell’ ordine per furti e rapine”. “Dobbiamo – hanno aggiunto -rafforzare strategie già esistenti per rendere tutto il sistema migliore per poter combattere sul nascere la violenza attraverso ad esempio corsi di formazione nelle scuole fin dalla scuola d’infanzia, il miglioramento della prima accoglienza alle donne ed ai loro bambini, la creazione di forme di collaborazione con gli enti locali e le associazioni per potenziare il sostegno delle vittime, task force e gruppi di lavoro per pianificare le iniziative e divulgare le best practice”.
La consigliera di Lei Lucca Donatella Buonriposi ha proposto di sfruttare il palco del Summer festival come strumento di amplificazione per sensibilizzare su questo tema.
Al termine della seduta, il consiglio comunale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno in cui chiede di incrementare azioni significative di contrasto alla violenza; incrementare la collaborazione con le associazioni del territorio; realizzare azioni educative con le suole e le reti territoriali; sostenere e sviluppare i luoghi di accoglienza; contrastare la diffusione di messaggi discriminatori; e la possibilità di sfruttare i grandi eventi come occasione di sensibilizzazione, soprattutto verso i più giovani.

Luca Dal Poggetto

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