Morte Dini, Rossi: “Chiudere i campi Rom”

Dopo la morte di Duccio Dini, il giovane di 29 anni travolto domenica scorsa da una delle vetture coinvolte nell’inseguimento tra famiglie rom in via Canova a Firenze, il presidente della Regione Enrico Rossi ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Ora è il momento del dolore e della vicinanza alla famiglia, ai parenti e agli amici di Duccio. Nessuno potrà mai restituire Duccio all’affetto dei suoi cari, la morte rende muti e pone interrogativi senza risposta costringendoci a riflettere sulla fragilità e sulla incompiutezza del nostro impegno quotidiano. Assieme al sentimento del dolore e della vulnerabilità, si impone per tutti il dovere di una reazione, umana e ragionata. La fine di Duccio non è una mera fatalità”.

“La rabbia e la protesta dei cittadini – dice Rossi – dei commercianti, delle famiglie, del quartiere e di chi conosceva il giovane che è morto mentre si recava a lavoro, nel centro della sua città, è comprensibile ma non può tradursi in vendetta. Esiste una grande questione, che dobbiamo affrontare immediatamente. Riguarda la sicurezza dei cittadini e la presenza dello Stato nel territorio. È inaccettabile che una faida familiare, in una comunità dove si scontano precedenti per rissa, spaccio, sfruttamento della prostituzione, possa sfociare in una guerriglia urbana, che toglie la vita a un giovane. I campi rom devono essere smantellati con soluzioni abitative alternative e deve essere favorita l’integrazione di chi è per bene. I criminali devono essere assicurati alla giustizia e devono pagare. Nessuna vendetta e nessuna discriminazione però è accettabile. Qualche settimane fa a Follonica un italiano ha ucciso un commerciante e ferito una passante con modalità mafiose. La Toscana non è un’isola felice ed è attraversata da tutte le contraddizioni e i problemi del nostro paese e del nostro tempo. La via giusta è quella di perseguire la strada dell’accoglienza, dell’integrazione e del rispetto della legge. Aggiungere alla drammaticità dei problemi che viviamo l’odio razziale trasformerebbe la nostra regione in un far west, come abbiamo visto accadere, anche di recente, nella tragedia di piazza Dalmazia del 2011”.
“Per questo – conclude Rossi – avevo avanzato la proposta di istituire i poliziotti di quartiere, per presidiare il territorio e assicurare il pieno controllo delle città da parte dello Stato. Una proposta che intendo rilanciare. Per questo penso che il tema della chiusura dei campi, individuando soluzioni alternative, debba vederci ancora più impegnati. Sono queste le iniziative nelle quali la Regione, assieme ai sindaci, deve intensificare il proprio lavoro”.

Le reazioni alle parole del governatore
A commentare le parole del governatore è il consigliere di Fdi, Paolo Marcheschi: “Ennesimo, spudorato ribaltone di Rossi – dice – prima fa le foto con gli “amici” rom e gli dedica una legge, ora che fa comodo invoca la chiusura dei campi nomadi, vere e proprie enclave di anarchia, degrado e illegalità che noi da sempre vogliamo vedere chiusi. Siamo lieti che la sinistra si sia resa finalmente conto di questo problema, ma una cosa deve essere chiara: che non venga in mente di usare questo pretesto per sistemarli in alloggi pubblici, sarebbe un atto grave, iniquo e sconsiderato alla luce della situazione attuale”.
“Di tentativi se ne sono fatti molti – prosegue – ma non si integra chi non vuole integrarsi, Rossi e il Pd se ne facciano una ragione. I campi vanno sgomberati, demoliti e bonificati, ma non basta: serve ripristinare la legalità in queste comunità, quindi foglio di via per chi ha recedenti, accertamenti sullo sfruttamento dei minori che vi abitano e messa sotto tutela, come accadrebbe in circostanze normali, poi verifica delle situazioni patrimoniali e capacità di reddito da lavoro. Chi potrà permettersi un’abitazione troverà il modo di procurarsela, chi invece avrà i requisiti si metterà in fila come tutti per una soluzione sociale. Nessuna corsia preferenziale come vorrebbe Rossi”.
“Il modello toscano di accoglienza e integrazione non funziona – conclude Marcheschi – quindi vista la nuova linea di Rossi, ma anche di Nardella, presenterò una mozione per richiedere la chiusura dei campi nomadi toscani e l’abrogazione della legge regionale nuneri 2/2000 dove, a spese dei toscani, si dispone il quadro di politiche per l’allestimento e adeguamento di aree abitative per rom e sinti, o il reperimento di alloggi sul libero mercato. Vedremo in Consiglio regionale se quelli del governatore sono spot elettorali o meno”.
“Apprendiamo con piacere – affermano Elisa Montemagni e Jacopo Alberti, consiglieri regionali della Lega – che il presidente Rossi si sia, finalmente, reso conto che i campi rom debbano essere smantellati, ma osteggiamo, viceversa, la sua idea che a questi ultimi debbano essere riservate delle abitazioni, magari scavalcando i tanti toscani che aspettano, tuttora, di poter accedere ad una casa popolare”. “Insomma – proseguono i consiglieri – Rossi non dimentica una certa vicinanza a questa etnia con cui, tempo fa, si era anche fatto fotografare per testimoniare anche visivamente la sua familiarità con tali persone. Come abbiamo più volte sottolineato la differenza sostanziale fra la sinistra e la Lega, risiede nel fatto che i primi si scervellano quotidianamente per sostenere immigrati o affini, mentre noi siamo impegnati costantemente per cercare di risolvere i tanti problemi che assillano i nostri corregionali”. “In merito, poi – concludono Elisa Montemagni e Jacopo Alberti – al tragico fatto capitato domenica scorsa a Firenze, come Lega stiamo redigendo un’apposita mozione, ovviamente aperta alla sottoscrizione anche di altri Gruppi politici, in cui chiederemo che, nell’ambito dell’approvazione di una legge regionale che dia organicità ai contributi di solidarietà elargiti dalla Regione, sia riconosciuto un sostegno concreto alla famiglia di Duccio Dini”.

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