Bindocci espulso: “Impedita libertà di dissentire”

Torna a far valere le sue ragioni il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, Massimiliano Bindocci, espulso ieri dall’aula dal presidente del Consiglio, Francesco Battistini, per una parolaccia rivolta ai colleghi di maggioranza (Leggi l’articolo). L’espulsione, secondo Bindocci, sarebbe illegittima e il consigliere coglie l’occasione per chiedere il “ripristino delle garanzie democratiche” all’interno dell’assise di Palazzo Santini.

“Non si espelle così la libertà di dissentire – spiega – Non vi dovete illudere Tambellini e amici. La città non è fatta solo di cravatte, ipocrisia e di affari. C’è una città stanca di non contare niente, delle liste di attesa per una visita, perché se chiama in Comune e non conosce nessuno vede che “i soliti” passano avanti, che vede sempre le solite ingiustizie, che ha paura dei furti in casa (Lucca è ai primi posti), che è stanca del traffico sulla circonvallazione, che vorrebbe respirare un’aria più pulita (Lucca è agli ultimi posti), che vorrebbe pagare un po’ meno la spazzatura, che vorrebbe l’acqua pubblica, che non vuole aspettare l’autobus mezz’ora e poi stare in piedi, che non vuole che chi lavora per l’amministrazione abbia paura di parlare, che vuole un semaforo e non vuole più piangere per le vittime di incidenti stradali, che aspetta i permessi per lavorare, che vorrebbe lavorare meglio, una città che vorrebbe anche solo lavorare, che vorrebbe maggior trasparenza, che non vuole mandare i figli a scuola nei container, che vorrebbe invece scuole sicure ed anti sismiche, che vuole che chi aspetta il contributo affitto lo riceva, che vuole rispetto per chi lavora negli appalti ed ora è a casa, che vuole girare la sera per strada senza paura. Insomma c’è una Lucca incazzata di questo stato di cose. Per questo si usano certe parole. Perché rendono meglio il concetto. Certi manierismi di facciata non appartengono ai cittadini stanchi di essere chiamati solo a pagare e subire. Non basterà una espulsione”.
Bindocci ha anche inviato una lettera a sindaco, presidente del consiglio comunale e prefettura: “Faccio presente – scrive – che l’allontanamento che ho dovuto subire dal consiglio comunale di Lucca nella serata di ieri è un atto di inaudita gravità e viola le più elementari regole democratiche e costituzionali. Nemmeno il regolamento del Consiglio consente una procedura del genere, l’allontanamento è ammissibile solo per un argomento e dopo un richiamo, ma in caso che i consiglieri “continuino a turbare i lavori consiliari”, Ho solo reagito al brusio (visto che il presidente del Consiglio non interveniva) dicendo che esponevo “come cazzo mi pare”, nessuna turbativa e nessun primo richiamo. Credo che si debba intervenire immediatamente in nome della più volte sbandierata democrazia, del rispetto delle minoranze e dei valori costituenti. Allontanare un rappresentante democratico da un’aula in cui è stato democraticamente eletto è un fatto gravissimo a mio avviso”. “Faccio altresì presente – prosegue la missiva – che anche un parere in materia del ministero degli interni ribadisce l’inammissibilità di tale condotta. Chiedo che ogni organi destinatario della presente comunicazione faccia quanto ritiene opportuno per ristabilire la corretta prassi democratica nel consiglio comunale di Lucca. Faccio presente che questo episodio si aggiunge alla grave scelta (anche quella segnalata alla prefettura competente) da parte della maggioranza e della amministrazione di disertare il consiglio comunale straordinario chiesto dalle opposizioni sulla sanità. Anche tale fattispecie è contestata da un noto parere del ministero e mina le basi del confronto democratico di un consiglio comunale. Chiedo nuovamente un vostro intervento”.

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