Stefano Tomei (Pd): “Nuova antenna su un sito previsto dal piano”

Riguardo la protesta di ieri (12 febbraio), a Sant’Anna, promossa dall’associazione Lucca ti voglio bene, contro l’installazione di un’antenna di telefonia mobile, è intervenuto il segretario del circolo del Pd di Sant’Anna, Stefano Tomei, per fare chiarezza ai cittadini sulla trasparenza della procedura effettuata per l’autorizzazione di tale installazione e placare le perplessità sorte in ambito di esposizione quotidiana a radiazioni elettromagnetiche.

“Mi preme fare un po’ di chiarezza per rispetto ai cittadini e alle cittadine che hanno il diritto di essere correttamente informati su come stanno le cose – dice Stefano Tomei -. Nel maggio 2018 il Consiglio Comunale ha approvato il nuovo regolamento per l’installazione di nuove antenne di telefonia mobile, individuando siti dove gli operatori telefonici, se lo richiedono, possono installare le proprie antenne. Tale regolamento si è reso necessario per far fronte ad un abnorme richiesta da parte delle compagnie telefoniche di installare propri ripetitori sul territorio. Il regolamento ha voluto quindi porre un freno e dare un ordine a tali richieste per evitare che, come succedeva in passato, tali strumenti venissero installati ovunque senza precise regolamentazioni. Questo documento ha visto un confronto con l’Osservatorio della telefonia e una relazione tecnica da parte di una società terza, che ha dimostrato che l’impatto elettromagnetico non avrebbe subito incremento degno di nota. Oltre a questi passaggi sono state anche fatte assemblee pubbliche, una di queste proprio a Sant’Anna, opportunamente pubblicizzate sugli organi di stampa. Dunque, si può tranquillamente affermare che tutto il processo si è svolto alla luce del sole, in modo trasparente e partecipato, non certo tramando nell’ombra come i promotori della protesta hanno fatto intendere. Mi permetto anche di aggiungere che, prima di fomentare le comprensibili paure e perplessità della popolazione, magari usando termini altisonanti e di difficile comprensione come “una progressiva esposizione quotidiana a radiazioni elettromagnetiche, bidirezionali e di altissima frequenza”, che però, alla fine, non vogliono dire nulla, per onestà intellettuale si dovrebbe parlare con cognizione di causa.
Cito solamente il National toxicology program, un gruppo di lavoro delle autorità sanitarie statunitensi, che, a fine 2018, ha pubblicato i risultati di uno studio sugli effetti delle radiazioni sui ratti e sui topi. Ebbene, lo studio ha evidenziato un aumento dell’incidenza di cancro a cervello e cuore nei soli ratti maschi, ma le frequenze utilizzate per lo studio erano il 2g e il 3g; oggi usiamo il 4g e, a breve, il 5g, che hanno frequenze molto più alte e penetrano meno nel corpo umano e per un periodo di esposizione di nove ore giornaliere, molto più di quello a cui siamo sottoposti noi. Inoltre, l’esposizione era generalizzata su tutto il corpo delle cavie, mentre su noi sono concentrate in punti specifici. Ma, soprattutto, ratti e esseri umani sono diversi e quindi tali risultati non possono essere traslati direttamente su noi. Insomma, i dubbi e le insicurezze dei cittadini sono legittime e meritano attenzione e risposte, ma questo non dovrebbe tradursi nel fomentare e cavalcare questi sentimenti, bensì fornire risposte quanto più veritiere e attendibili, dando tutti gli elementi e le nozioni utili a fare una corretta informazione alla cittadinanza”. 

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