Cartiera Cardella, ok a variante del piano acustico

Un atto che, se l’iter sarà espletato senza altri intoppi, metterà la parola fine – per usare le parole dell’assessore all’ambiente Francesco Raspini – ad un lungo contenzioso con una impresa, mettendo al sicuro il Comune da eventuali richieste risarcitorie, offrendo anche uno strumento aggiornato per risolvere una situazione che ormai si trascinava da diversi anni. E’ il caso sollevato dalla cartiera Cardella di S. Pietro a Vico, che come è noto, ha fatto ricorso al Tar contro il Comune contro la classificazione della zona dell’insediamento produttivo da parte del vigente (e datato) piano acustico.

L’adozione della variante al piano acustico che recepisce la sentenza del Tar che aveva dato ragione alla cartiera è stata approvata dal consiglio comunale con 18 voti favorevoli. La decisione di giungere a questa soluzione è arrivata dopo un accordo transattivo raggiunto lo scorso dicembre tra la cartiera Cardella e il Comune, con il quale l’azienda rinuncia a procedere nel ricorso, giunto al consiglio di stato, e il Comune dal canto suo a sanare la questione del piano acustico. “Questa sera – ha spiegato l’assessore Francesco Raspini – avviamo un percorso che prevede la fase di varianti. Da parte sua la cartiera rinuncia agli effetti della sentenza del tribunale amministrativa e questo evita al Comune di incorrere in eventuali richieste di risarcimento”.
La variante proposta porterà l’area del sito produttivo in classe VI, quella che identifica le zone esclusivamente industriali e che, nel piano di classificazione acustica del 2004, non risultavano presenti sul territorio comunale. Al momento, quindi, la Cardella è inserita in classe V, quella per le aree prevalentemente industriali. Tuttavia, soprattutto nelle ore notturne, sono stati accertati esuberi dei limiti che, con una ripianificazione dell’area che avrebbe effetto domino sulle zone contermini, rientrerebbero: la variante, dunque, andrebbe a sanare una situazione in essere che è determinata – questa la posizione della cartiera e del Tar – da una classificazione non corretta.
“Con questa pratica – ha detto la consigliera comunale del Pd, Francesca Pierotti – si arriva ad una composizione, ad un punto di riequilibrio in una vicenda che si è a lungo trascinata e che mette in sicurezza il Comune la cui posizione era soccombente in primo grado”. Il consigliere M5S, Massimiliano Bindocci, va invece all’attacco: “Il risultato è che loro – dice – fanno quello che vogliono e noi stiamo a guardare. E’ stato fatto un errore di partenza e adesso si cambia anche il piano acustico. Una coerenza davvero singolare. Questo è l’ennesimo cacciucco che si va a fare: si fa prevalere il profitto alla salute delle persone”. “Per me questa questione – ha detto invece il consigliere Di Vito di Siamo Lucca – richiama quella del nuovo ospedale dove il piano di classificazione acustica poneva alcuni problemi. Su questo fronte il Comune di Lucca è piuttosto indietro. Se quella zona diventa zona 6, ci sono da segnalare che si creeranno due aree critiche a nord e a sud. Con questa delibera autorizziamo l’azienda a lavorare ad un livello acustico superiore ma bisogna tenere presente che nelle vicinanze ci sono abitazioni e una scuola. Sarebbe utile sapere quali sono le prescrizioni fatte da Arpat. Nulla ho in contrario”.
“I pareri degli enti preposti – ha replicato Raspini – ci sono tutti e sono favorevoli. Nel momento in cui si procede ci sono dei parametri scientifici in cui ci si muove. C’è stata già in fase di studio e progettazione della variante una interlocuzione. La scuola è in classe seconda, ciò implica che in determinate fasce orarie dovranno essere rispettati i livelli del rumore. Il concetto è che il piano è stato fatto in un’epoca nel 2004, un’epoca diversa in cui l’atto è stato impugnato. Il ricorso è arrivato dopo perché una sentenza ha cambiato completamente il quadro interpretativo del piano. Allora si guardava alla quantità di e missini che una sorgente poteva emettere. Se si stava al di sotto di determinati decibel problemi non ve ne erano. Quando poi con la sentenza del 2011 è stato detto che questo livello deve essere rispettato non soltanto in emissione ma anche in ricezione, allora la situazione è cambiata. Ci è sembrato opportuno affrontare una situazione e risolverla, non tanto per la valutazione che probabilmente anche una sentenza di secondo grado sarebbe stata avversa al Comune, ma per rispondere con uno strumento aggiornato alle problematiche sollevate”.

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