Ex Manifattura, gli ex sindacalisti Franchi e Bertini: “No alla vendita e alla privatizzazione dell’edificio”

Appello al Comune: "Vogliamo una Manifattura del futuro ricollegandoci alle sue origini storiche e sociali"

“Le condizioni del lavoro oggi ci parlano proprio di questo: una globalizzazione selvaggia e liberista che distrugge i diritti dei lavoratori e gli  spazi di democrazia e un sindacato inefficace e subalterno“, lo dichiarano due ex segretari della Cgil, Umberto Franchi e Virginio Bertini.

“Aumento della disoccupazione e della precarietà,  salari e pensioni di fame, tutto ciò accentuato dagli effetti della crisi sanitaria – continuano -. Su questo terreno  ci stiamo di nuovo impegnando, costruendo dal basso a livello locale piattaforme di lotta e momenti di mobilitazione“.

“Oggi però – scrivono abbiamo scoperto un altro terreno di scontro fondamentale che riguarda la necessità di difendere le nostre città, il verde rimasto, il patrimonio pubblico, dall’aggressione del capitale finanziario che punta a spolpare i pezzi di maggiore pregio, a speculare, a privatizzare, a cementificare. Per questo partecipiamo convinti all’attività del gruppo Uniti per la Manifatturaper impedire la vendita e la privatizzazione della ex Manifattura Tabacchi“.

“Insieme a tanti altri cittadini, urbanisti, ambientalisti, storici e studiosi,  abbiamo firmato una appello dove invitiamo l’amministrazione comunale ad accantonare celermente  il primo, il secondo e il terzo piano Coima/Fondazione Cassa di risparmio, in quanto come è stato riconosciuto da un ampio dibattito sviluppato tra vasti strati della società civile del nostro Comune, esso è soltanto funzionale ad una speculazione edilizia/immobiliare, ed è contrario al mantenimento del bene pubblico e del valore storico culturale che la ex Manifattura rappresenta per i cittadini lucchesi”, proseguono Franchi e Bertini.

“Riteniamo quindi che a partire dal presupposto che la Manifattura deve restare bene pubblico e non privato, l’amministrazione debba aprire un tavolo di confronto e di proposte, coinvolgendo tutte le componenti cittadine, rappresentative, nelle scelte di uno sviluppo equo ecologico, capace di mantenere la ricchezza storica che la Manifattura ha rappresentato coniugando storia, bellezza, bisogni sociali e culturali della nostra comunità – dicono Franchi e Bertini -. Proprietà pubblica, no parcheggi, no residence. Memoria, cultura, arte, ambiente, tecnologie, lavoro. Vogliamo una Manifattura del futuro ricollegandoci alle sue origini storiche e sociali“.

“Le caratteristiche strutturali e architettoniche, le volumetrie, gli spazi, la memoria delle lotte delle sigaraie nell’ottocento e nel novecento rendono tale struttura più predisposta per attività museali, di archivio, di archeologia industriale, ma anche centro propulsivo di arti e mestieri antichi della città, dalla lavorazione del sigaro alla seta, a incubatore di innovazioni tecnologiche  ed ecologiche, possibile sede di poli scolastici e universitari, spazio per auditorium e laboratori per musica, Comics, casa delle donne”, sostengono.

“Abbiamo esemplificato per dare un’idea dei filoni di possibili usi. Pensiamo che a questo proposito ci dovrebbe essere un concorso pubblico internazionale per veri e propri progetti esecutivi che abbiano un filo in comune, con grande inventiva artistica. Cultura è lavoro, lavoro è cultura, grande opportunità per i giovani, per un nuovo futuro di lavoro pulito, ecologico, di qualità – dicono i due ex segretari -. Una Manifattura in cui il ricordo della foglia di tabacco si trasformi nella sperimentazione e nella realizzazione di spazi verdi dentro e fuori, nella riduzione dell’inquinamento da auto private, nella pianificazione di.una mobilità ecologica ed alternativa”.

“Tenendo conto di quanto sopra in merito alla Manifattura, ribadiamo anche la necessità di avere una visione completa sulla qualità dello sviluppo della nostra città con una Amministrazione che metta al primo posto anche una strategia abitativa. Per cui chiediamo all’amministrazione comunale di predisporre un piano articolato centrato su queste iniziative: piano conoscitivo mirato con un nuovo censimento del Comune, con una cernita del patrimonio dismesso, gli alloggi vuoti e sfitti, la tipologia dei medesimi, gli sfratti in corso e la richiesta abitativa in termini quantitativi e qualitativi, una vera e propria indagine che scavi in quantità e qualità perché ad oggi manca sul nostro territorio un censimento recente e adeguato anche se si può a ragione ipotizzare che esistano oggi migliaia di alloggi sfitti o vuoti nel Comune di Lucca – sostengono Franchi e Bertini -. Dopo l’indagine conoscitiva, l’amministrazione dovrebbe definire un piano mirato in ogni quartiere interno ed esterno alle mura, finalizzato a fare vivere il centro storico della nostra città, i paesi limitrofi, nonché i paesaggi, i borghi rurali e collinari, attraverso un incentivo alla ristrutturazione di tutti gli alloggi individuati”.

L’aministrazione dovrebbe anche definire un piano autonomo di interventi di ristrutturazione degli alloggi inutilizzati, da concordare con i proprietari, finalizzato a consegnare la casa ai giovani che vogliono lasciare le abitazioni dei genitori ed alle fasce sociali economicamente più deboli a prezzi calmierati accessibili a tutti. L’Amministrazione Comunale dovrebbe infine – dicono – adoperarsi per mettere ‘in piedi’ un tavolo di confronto tra le associazioni dei proprietari e degli inquilini, finalizzato alla verifica del funzionamento della Fondazione Casa, dei contratti territoriali e delle soluzioni per chi non ha né lavoro né reddito“.

“Pensiamo quindi che anche in merito all’orientamento urbanistico che l’amministrazione comunale ritiene di dover definire, esso non possa che passare attraverso confronti partecipati tra tutti i cittadini, i quali dovranno avere l’ultima parola sui progetti presentati. Finiamo ricordando come la ex Manifattura Tabacchi sia stata anche una componente essenziale nella crescita economica, sociale, civile, culturale del movimento operaio e di tutta la comunità lucchese. Ci stupisce e rammarica, il fatto che da parte delle organizzazioni sindacali confederali lucchesi non ci sia una adeguata presa di posizione ed impegno necessario affinché la ex Manifattura mantenga la memoria storica del lavoro, come invece è avvenuto in altre città”, concludono.

 

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