‘Manifatturiamo’, sette giorni di presidio in piazza San Michele per dire no al progetto Fondazione-Coima foto

Il gruppo di mobilitazione sociale: "Manca la volontà politica di perseguire la via pubblica per la riqualificazione"

“L’ex manifattura potrebbe essere la soluzione a tante criticità della nostra città ma all’amministrazione manca la volontà politica di perseguire la via pubblica nella ricerca di finanziamenti che garantiscano l’utilizzo di questo patrimonio per il bene di tutta la comunità”.

La pioggia di questo pomeriggio (9 febbraio) non ha spento la voce di Manifatturiamo, il gruppo di mobilitazione sociale che da domani fino a martedì – giorno in cui secondo gli organizzatori si terrà il consiglio comunale decisivo per le sorti di questo storico edificio (in realtà non è così) – presidierà ogni giorno piazza San Michele per ribadire che l’accordo con Coima e Fondazione Cassa di Risparmio “danneggerà la comunità lucchese dal punto di vista sociale, culturale, economico ed anche ambientale”.

A dare la voce ai tanti attivisti presenti oggi Matteo Masini, Nicoletta Gini e Isabella Nutini che ha aperto anche una grande e scottante parentesi sul tema ambientale.

“L’ex manifattura – ha detto Nicoletta Gini – è un luogo storico e di memoria in cui le donne sono state protagoniste come sigaraie ma anche per la lotta al miglioramento delle condizioni lavorative. Una storia che deve essere celebrata e valorizzata anche in futuro. Manifatturiamo oltre alla questione tecnica del progetto di Coima pone però l’accento anche su un problema politico, in particolare sul metodo dell’amministrazione nel momento in cui avvia processi di riqualificazione per spazi e beni pubblici. Il fatto di riconoscere la Fondazione Cassa di risparmio come unico interlocutore finanziario di fronte a questi progetti – spiega Gini – di fatto lega le mani all’amministrazione stessa. Secondo noi i progetti dovrebbero invece partire dalla cittadinanza. Avere come orizzonte un progetto comune”.

“Lucca – prosegue Gini – ha una serie di criticità a cui la manifattura potrebbe in qualche modo rispondere: abbiamo un problema per la questione immobiliare. Il fatto di costruire adesso con il nuovo progetto 25 nuove residenze private quando in città ci sono tantissimi appartamenti sfitti non apporta alcun vantaggio. Appartamenti poi non accessibili alla classe media, un accordo che non porterebbe alcun vantaggio ai cittadini. A Lucca abbiamo anche problemi di spazi sociali dove portare avanti le attività delle varie associazioni cittadine: abbiamo senza dubbio il Foro Boario ma adesso come saprete è utilizzato per l’emergenza freddo come dormitorio per i senza fissa dimora. Anche l’emergenza sociale necessiterebbe di spazi ben diversi. Per non parlare delle scuole: da anni ormai abbiamo i ragazzi dentro i container quando la manifattura potrebbe addirittura diventare un Polo universitario pubblico. La manifattura è un bene pubblico che per le sue considerevoli dimensioni potrebbe essere utilizzato per tante esigenze della città ma in questo modo non verrà utilizzato per lo sviluppo sociale ed economico della cittadinanza. I progetti a nostro avviso devono essere presentati e sviluppati partendo da un monitoraggio di quelle che sono le esigenze della città e costruire una progettualità che guarda alla visione organica di tutti gli aspetti della vita dei cittadini e poi cercare un modo per far valere questo progetto attraverso finanziamenti pubblici. Quello che manca all’amministrazione è la volontà politica di perseguire la via pubblica nella ricerca di finanziamenti che garantiscano l’utilizzo di questo patrimonio per il bene di tutta la comunità. Un progetto che prevede, di fatto, la privatizzazione dell’ex Manifattura e che non ha mai coinvolto la cittadinanza. L’ex Manifattura – conclude – è un bene pubblico che l’attuale giunta, dopo averlo lasciato per anni in stato di incuria e abbandono come altri spazi e luoghi chiave della città, ha deciso di svendere, sottostimandone ampiamente il reale valore economico”.

Un’amministrazione, secondo il gruppo, che “si mostra per l’ennesima volta priva di idee, capacità e competenze nella ricerca di fonti di finanziamento alternative“, come ad esempio i fondi europei e regionali, che molti altri Comuni da anni riescono ad intercettare essendosi dotati di un Ufficio Europa.

Il 4 giugno 2019 la nostra amministrazione ha dichiarato lo stato di emergenza climatica, ovvero con tutti noi si è impegnata a ridurre le emissioni locali di gas serra – ha commentato Isabella Nutini – Ma cosa stanno facendo? Quando si fanno progetti di riqualificazione e di rigenerazione urbana tutto deve essere orientato anche verso le esigenze dettate dalla crisi climatica. Lucca invece è nella lista dei 60 capoluoghi nazionali con un boom di inquinamento da polveri sottili. L’accordo con Coima e Fondaziione prevede ulteriori parcheggi, l’impegno a non modificare la viabilità in questa zona. Dovremmo invece lavorare per migliorare la mobilità, ridurre la mobilità privata perché si migliora quella pubblica su rotaie. Quindi si lavora per diminuire l’inquinamento, per rendere il nostro paese più vivibile. Serve una politica che preveda un quadro organico che tenga conto di tutte le esigenze, non solo l’interesse di pochi. I soldi ci sono, sono fondi europei, ma nulla è cambiato”.

“Serve senza dubbio una visione strategica e una volontà politica – ha concluso Masini – Purtroppo in questo momento stiamo assistendo a una classe politica che a livello nazionale non è stata in grado di produrre un governo politico dandosi obiettivi politici e che ha fatto arrivare dall’esterno il salvatore della patria, un rappresentante del mondo economico e finanziario presentato come colui che risolverà tutti i problemi. A livello locale stiamo assistendo un po’ alla stessa dinamica: la classe dirigente locale che ha lasciato per anni un luogo chiave della città (vedi anche Quartieri Social, Campo di Marte e Madonne Bianche) in stato di abbandono e di incuria. Ad un certo punto l’amministrazione ha ammesso di non essere in grado di poter pensare e trovare risorse per qualificare in modo organico l’ex manifattura e ha trovato quindi chi risolve il problema. Le risorse ci sono e si troverebbero, ci sarebbero molte altre opzioni. Un’amministrazione con idee, visioni strategiche e competenze sarebbe in grado – come già è stato fatto – di dotarsi di un Ufficio Europa che vada ad intercettare i tantissimi bandi che escono mensilmente. Ripetiamo: manca la volontà politica. Dobbiamo assolutamente sfatare questa narrativa  perversa che ci viene propinata per cui la classe politica non è in grado di pensare un futuro diverso con al centro i cittadini e i bisogni della cittadinanza”.

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