Potere al Popolo chiede la cancellazione dei brevetti dai vaccini

Con uno striscione apparso a Campo di Marte Palp pone l'attenzione sul diritto alla salute

Giornata di mobilitazione oggi (11 marzo) per Potere al Popolo che, con uno striscione posto al campo di Marte, pone l’attenzione sul diritto alla cure e alla cancellazione dei brevetti dai vaccini.

Secondo PalP, “non è possibile uscire dall’emergenza pandemica se non si obbligano le multinazionali a smettere di speculare sulla nostra salute, ad utilizzare i vaccini come occasioni di profitto, usufruendo di soldi pubblici, interrompendo forniture e disattendendo accordi, non socializzando i brevetti, e dunque impedendo di fatto la produzione del vaccino da parte di altri, vanificando le possibilità di garantire l’immunità alla maggioranza della popolazione, proteggendola”.

La campagna si muove nel solco della mobilitazione europea Right2Cure, lanciata mesi fa (che possibile sostenere firmando qui).

“A poco più di un anno dall’esplosione della pandemia è possibile affermare che finora il virus è stato rincorso, ma non si è fatto abbastanza per prevenirlo – spiegano da PalP – Si può parlare, in primis, di un fallimento globale (global failure). Nei primi mesi del 2020 sono stati pubblicati una serie di articoli sulla prestigiosa rivista The Lancet, una guida dettagliatissima sullo scenario che si prospettava in vista di un virus nel contesto di una società interconnessa. L’appello a fare attenzione non è stato ascoltato. Di fatto, in un anno, 194 stati membri dell’Oms seguono tuttora 194 strategie diverse per affrontare il Covid-19. I motivi sono molteplici, una sequenza di indecisioni che costituiscono il più grande fallimento della politica scientifica della nostra generazione. È un momento che mostra come l’occidente sia vulnerabile come mai successo prima. L’industria della salute non si preoccupa delle popolazioni, della prevenzione, dell’essere preparati a un eventuale disastro pubblico, ma pensa a quanto profitto si può ricavare dalla salute”.

“La conseguenza di ciò è che non eravamo pronti – proseguono – La pandemia in Italia si può riassumere nel numero complessivo di decessi, che ad oggi ha raggiunto quota 100mila, e nel numero di contagi, che sono persistentemente alti con il relativo ricovero ospedaliero, sia in reparti infettivologici, sia in terapia intensiva, sia nel numero elevato di pazienti lasciati senza che sia davvero attuata la strategia delle 3 T (tracciamento, tampone, terapia), soprattutto fra le persone più in difficoltà. Il 23 febbraio, all’inizio di questa pandemia, in Italia iniziavano gli unici veri lockdown totali. In Lombardia, a Codogno e dintorni, e a Vo’ Euganeo in Veneto. In questi due luoghi il virus era stato stroncato, a dimostrazione che l’esperienza umana millenaria dell’isolamento dei contagi vale ancora qualcosa. Oggi, ad un anno di distanza, tutti i dati scientifici, e soprattutto l’esperienza diretta dei sanitari, ci dicono che sta cominciando la terza ondata del Covid, quella delle ‘varianti’, che potrebbe essere fermata solo dal potenziamento e riorganizzazione dei servizi sanitari e da una rapidissima vaccinazione di massa, attualmente impossibile in tempo breve con le attuali risorse e gestione politica e sanitaria, nonostante gli annunci dei governanti italiani e delle autorità Ue”.

“In Italia, oltre a questa scelta capitalistica, di un neoliberismo sfrenato, dove l’uomo conta come numero produttivo, il terreno era già fertile, legato come è stato allo smantellamento del Servizio sanitario nazionale in 21 sistemi regionali, a loro volta frazionati in aziende. Ciò non ha permesso l’attivazione dei piani pandemici, che pur datati 2006, c’erano, ma semplicemente sono stati accantonati, perché ritenuti costosi e inutili in un paese come l’Italia (scelta fatta nel 2012). Sono mancate poi alcune decisioni politiche necessarie: un lockdown totale durante la prima ondata (scelta basata su decisioni di tipo economico su pressione di Confindustria), l’assunzione e stabilizzazione del personale sanitario dedicato e a tempo indeterminato, soprattutto nei dipartimenti di igiene e prevenzione, l’implementazione della medicina territoriale in maniera uniforme in tutta Italia, l’organizzazione di ospedali Covid e non Covid. Tutto questo ha provocato aumento dei disturbi psichici e psichiatrici, esplosione dei casi di violenza di genere, aumento delle diseguaglianze sociali, esplosione della povertà sanitaria. Il diffondersi del coronavirus, e la conseguente crisi economica innescata da quella sanitaria, hanno ulteriormente peggiorato le condizioni della popolazione più fragile”.

“In sostanza – continuano da Palp – la strategia di Conte, Speranza e di gran parte dei paesi dell’Unione europea si è rivelata fallimentare; e paradossalmente proprio il voler mitigare la pandemia senza lockdown preventivi, mirati, strategici, ha prodotto più danni economici di un lockdown vero. Ora il nuovo governo eredita tutto il fallimento di quello precedente e se ne compiace, già preparandosi a fare le stesse cose. Alla fine sarà il virus a decidere e neppure Draghi, mera espressione di un’Unione europea che ha sinora fatto acqua da tutte le parti, potrà evitare il duro impatto con la realtà. Con un po’ di fortuna e se ci sarà un rallentamento dei contagi, cosa attualmente non prevedibile, si potrà continuare con la matita di vari colori, e con una costante di morti a cui ci stiamo abituando. Se invece ci sarà un nuovo collasso sanitario, che già si annuncia in alcuni territori e regioni, allora dovranno decidere il lockdown con il massimo di ritardo e nelle condizioni peggiori. Parafrasando un giudizio storico, hanno rinunciato alla salute per salvare l’economia, e abbiamo perso sia la salute che l’economia”.

“Per questo – concludono – adesso che sono disponibili tanti tipi di vaccino, indispensabili per porre fine alla pandemia, chiediamo che gli stessi vengano svincolati dai brevetti per permettere a tutti i popoli del mondo di poterne usufruire, in nome del diritto universale alla salute”.

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