Sanità, Raspini: “Il sistema regionale va rivisto. Tre macro Asl sono lontane dai bisogni dei cittadini”

L'assessore: "Ogni singolo ospedale territoriale deve essere comunque in grado di garantire le prestazioni di base: le persone non sono pacchi"

“I malati sono, prima di tutto, persone: la sanità deve essere territoriale, vicina alle persone, diffusa sul territorio e accessibile a tutti, capace di rispondere alle necessità delle comunità. Curarsi è un diritto primario, garantirlo è un dovere di chiunque voglia ricoprire ruoli istituzionali”.

A dirlo è Francesco Raspini, candidato sindaco per le elezioni 2022, che interviene a sostegno del quadro delineato nei giorni scorsi dalla consigliera comunale con delega alla sanità e responsabile sanità Pd territoriale Cristina Petretti e dalla referente sanità Pd comunale Daniela Melchiorre.

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“Parlare di sanità e di salute significa parlare del benessere delle persone – spiega Raspini -. Dobbiamo avere il coraggio di dire cosa funziona e cosa no, il coraggio di cambiare e di pretendere una sanità territoriale, più vicina ai cittadini, capace di seguire le varie necessità e attenta a valorizzare le professionalità di ogni singolo operatore sanitario. Abbiamo visto come una sanità efficiente, dinamica e reattiva sia essenziale per garantire la tenuta socio-sanitaria delle nostre comunità e come una sanità territoriale, sia pure da migliorare e potenziare, abbia dato risposte migliori di una impostazione centralizzata dell’assistenza: il Covid19 ce lo ha dimostrato in tutta la sua drammaticità. Avere ospedali capaci di accogliere i malati, garantire visite in tempi ragionevoli e avere presidi sanitari territoriali capaci di accompagnare i pazienti nella fase di uscita dal periodo acuto e, soprattutto poter integrare anche con il domicilio,  sono elementi essenziali per crescere come territorio, per essere ancora più efficaci nella capacità di migliorare la qualità della vita dei cittadini”.

“Da dove ripartire allora? – continua Raspini -. Credo sia opportuno avere la forza di dire che il sistema di impostazione regionale con le tre macro Asl (centro, nord-ovest e sud-est), sia da rivedere, perché non riesce a porsi accanto al cittadino, finendo per essere demotivante soprattutto per lo stesso personale ospedaliero, che sempre più si trova a non avere prospettive professionali, a fronte di una pressione crescente. Negli anni in Toscana siamo andati verso la concentrazione di tanti saperi nelle mani di pochi presidi ospedalieri, divenuti vere e proprie eccellenze a livello regionale e italiano: io credo al contrario che la strada da seguire sia quella opposta. È giusto e sensato concentrare alcune grandi specializzazioni in alcuni ospedali specifici, ma ogni singolo ospedale territoriale deve essere comunque in grado di garantire le prestazioni di base, senza costringere i pazienti a spostarsi per chilometri all’interno dell’Asl di riferimento per una banale visita: le persone non sono pacchi”.

“L’ospedale senza un territorio che funziona sarà sempre in sofferenza – conclude Raspini – Creare una struttura socio-sanitaria territoriale, da dedicare sia alla prevenzione che alla continuità della cura dopo la fase acuta, è la vera sfida che abbiamo davanti. È la sfida della ripartenza post-Covid, è la sfida del Piano nazionale ripresa e resilienza, quella a cui dovremo saper dare una risposta efficace. A Lucca questo significa investire nell’ex ospedale Campo di Marte: non solo negli edifici, ma anche e soprattutto investendo nelle persone e nelle attività da svolgere, ma soprattutto nelle figure professionali che qui potranno crescere, formarsi, specializzarsi e rimanere. Le risorse che arriveranno devono essere investite in questa struttura, per rendere alcuni padiglioni inutilizzati la vera casa della salute del territorio; per sperimentare qui nuovi percorsi di assistenza, cura, prevenzione, riabilitazione e formazione; per dotare Lucca di un centro socio-sanitario vero, che si ponga accanto al cittadino”.

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