Lettera del Mef alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Lazzarini: “Che fine farà ora il fondo di Coima?”

L'esponente di Salviamo la manifattura interviene sulla missiva all'ente di San Micheletto e chiede trasparenza

La lettera che il ministero dell’economia e delle finanze ha inviato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca lo scorso 20 ottobre continua a far discutere. Interviene nel dibattito anche Giorgio Angelo Lazzarini del comitato Salviamo la manifattura chiedendo anche che fine farà il fondo costituito per il project financing naufragato per riqualificare la manifattura sud.

“Fa un certo effetto vedere il ministero – dice Lazzarini – organo di vigilanza sulle fondazioni bancarie, sostenere ciò che andavamo dicendo, tra le altre cose, già almeno un anno fa. L’operazione del project financing, anche attuato attraverso un fondo chiuso, esula dall’ambito di applicazione della normativa riguardante le fondazioni bancarie”.

“Nonostante l’interposizione del fondo, come ho avuto modo di sostenere in passato affiancandomi all’autorevole parere del professor Varetti – prosegue – la Fondazione Crl avrebbe svolto comunque un’attività di impresa di rilevante entità, inibita dalla normativa sulle fondazioni oltre che dallo statuto dello stesso ente di San Micheletto. L’attività d’impresa non si concilia con un’istituzione senza fini di lucro e non solo, l’elemento più grave è che ciò implica un fattore di rischiosità elevato, al di fuori della necessaria prudenza, richiamata giustamente come criterio essenziale nella gestione dallo statuto della Fondazione.

“Il contratto con Coima Sgr – spiega Lazzarini – evidenziava espressamente e chiaramente che l’intera operazione (il project financing e la successiva acquisizione e ristrutturazione dell’intero complesso) era ad alto contenuto di rischio e, nello stesso contratto, la Fondazione dichiarava di esserne ben consapevole sollevando da qualunque responsabilità la Sgr“.

“Senza contare poi la comunicazione mancata – prosegue – Il progetto è stato tenuto il più possibile riservato, mentre avrebbe avuto bisogno, fin dal suo concepimento, di un confronto con i cittadini, e questo sia da parte della Fondazione che del Comune di Lucca. L’aver soltanto ipotizzato la concessione cinquantennale di un baluardo delle nostre mura ha suscitato quanto meno clamore. Ma poi la passerella, gli appartamenti di lusso, i quattromila metri quadrati destinati al commercio ‘esperienziale’ e i parcheggi sottratti alla Metro Srl (cioè a noi tutti), eccetera. Si è andati oltre perché si è voluto, come dice il ministero, ‘esulare dall’ambito di azione delineato dalla normativa per le Fondazioni ex bancarie'”.

“Non solo, ma il ministero dice (come abbiamo sostenuto) – prosegue l’intervento – che in altre città d’Italia le fondazioni sono intervenute in maniera diversa e che ciò sarebbe stato possibile anche da noi. Tutta l’operazione infruttuosa, criticata dal ministero, è costata finora, nelle parole del presidente, un milione e settecento mila euro. E non vale il discorso che al netto delle imposte risparmiate la perdita si ridurrebbe a un milione e trecento mila euro. A rimetterci quattrocento mila euro è lo Stato con il minor gettito tributario e, vorrei ricordare, come se ce ne fosse bisogno, che lo Stato siamo noi cittadini“.

“Quindi non lenisce la perdita sostenere che si sono risparmiate imposte – conclude – Ma non è finita. Che fine farà il fondo chiuso costituito? Verrà messo in liquidazione? Ci saranno altri costi oltre il milione e settecento mila euro, ci saranno penali cospicue da pagare? Oppure verrà destinato ad altro scopo? Ma come potrebbe dopo la lettera del ministero? Perché dunque si sia voluto intraprendere quella strada, non può che essere considerato un grave errore di gestione del patrimonio appartenente a tutti i lucchesi e la città non può e non deve ignorarlo. E l’asta ora?”

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