Piano operativo, l’assessora Mammini difende l’impianto: “Si guardi alle finalità non alle quantità, altrimenti si fa aritmetica e non urbanistica”

La componente della giunta Tambellini: "Se consentiamo al privato di fare qualcosa è perché lo stesso deve restituire qualcosa alla città sotto forma di parcheggi, aree a verde e viabilità"

Sono 885, per ora, le osservazioni al piano operativo. Un numero, in realtà, al di sotto delle attese anche se non ancora ufficiale.

Dello strumento urbanistico che, inevitabilmente, sarà al centro della discussione delle prossime settimane e della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale parla l’assessora all’urbanistica Serena Mammini. Che mette subito le cose in chiaro, prevedendo i possibili contenuti delle osservazioni di cui si discuterà in commissione urbanistica prima e in consiglio comunale poi: “Ordini e collegi professionali – dice – dicono che è un piano che non fa fare nulla, per altri invece siamo dei cementificatori. In realtà si tratta di un piano molto scarico che, come ho sempre detto, non è ad edificabilità zero. Io non ho mai parlato di consumo zero, ma di bilancio positivo. Ovvero del fatto che a fronte di nuove costruzioni il privato deve restituire qualcosa alla comunità, come verde pubblico, servizi o viabilità. Se si fosse fatto così nel 2004, dove si è permessa edificazione ovunque senza nessuna restituzione, la situazione sarebbe diversa”.

“Le osservazioni protocollate – spiega Mammini – sono 885. Sono da aggiungere quelle che arriveranno per raccomandata, che non penso saranno molte. C’è da dire inoltre che un’osservazione protocollata può contenere al suo interno più osservazioni quindi senz’altro arriveremo al migliaio. Mi pare quindi buona la risposta della città chiamata a esprimersi sulla proposta del suo nuovo “piano regolatore”, per usare un termine più comune. Ringraziamo quindi i cittadini e i professionisti che in questi 90 giorni hanno dato il loro contributo. Del resto le varie osservazioni serviranno senz’altro per migliorarne il progetto”.

L’assessora Mammini sa e si attende che le polemiche e le letture del piano saranno numerose. Ma tiene la barra dritta sul significato dello strumento urbanistico e sui suoi principi generali: “È un piano scarichissimo dal punto di vista delle nuove edificazioni – ribadisce – In questo senso invito a guardare i piani operativi di realtà come Camaiore, Viareggio e Capannori. È l’ora di farla finita di lavorare per slogan e di sparare a zero guardando solo alle quantità e non alle finalità e alla qualità, perché così si fa aritmetica e non urbanistica”.

“Lucca – spiega Mammini – ha 185 chilometri quadri di territorio, con un paesaggio molto variegato. È ovvio che nelle osservazioni arriveranno richieste di tantissimi tipi, che poi sono quelle che ci sono già arrivate in queste settimane agli uffici. Si va da chi vuole capire se può costruire nel giardino dietro casa (a proposito, non ci sarà più la possibilità di costruire nel cosiddetto lotto libero, ma ci sarà possibilità di limitati ampliamenti, ndr) a chi ha richieste più complesse. Complessivamente, però, per me è un buon piano di cui si dovrebbero capire le finalità”.

Invece il dibattito si incanalerà, lo dimostrano le prime uscite pubbliche di cittadini, associazioni, movimenti politici, sulla questione delle schede norma, le schede di dettaglio di alcune zone del territorio in cui è previsto un progetto di nuova edificabilità o di realizzazione di nuovi servizi e strade.

“Se prendi le 17 schede norma – spiega Mammini – e ne estrapoli l’aspetto di costruzione fai una manipolazione della realtà. Gli interventi previsti, infatti, nascono da esigenze di territorio, ovvero dal fatto che si vuole cercare di migliorare la situazione dei quartieri. Lo spirito è questo: si può fare nuova edificazione ma a fronte di qualcosa che si rende alla città. Quando vai a fare partecipazione e amministri hai richieste da parte dei cittadini, come ad esempio a Sant’Anna dove in molti ci hanno chiesto parcheggi e piste ciclabili alternative per collegare la Sarzanese al fiume. Se consentiamo al privato di fare qualcosa è perché il privato deve restituire qualcosa alla città sotto forma di parcheggi, aree a verde e viabilità. Potevamo anche fare un piano poco onesto, mettendo da tutte le parti previsioni di esproprio. Ma negli anni Venti del Duemila non è possibile pensare solo in termini di intervento del pubblico. E allora abbiamo provato in alcuni casi a chiedere la collaborazione del privato. Tutti gli interventi previsti, peraltro, sono già in zone urbanizzate, in luoghi già consumati. Resta il fatto che io personalmente non sono innamorata di nessun progetto e se qualcosa non si vuole si cambierà. Sempre ricordando che le schede norma sono prescrittive nei numeri mentre sugli spazi sono puramente indicative”.

Su un tema, però, l’assessora Mammini difende il punto: “Se – dice – si critica anche l’edilizia residenziale pubblica in via Squaglia si rischia di scardinare il sistema costituzionale. Chi guarda alle esigenze dei più deboli non se ne può dimenticare. Perché non è vero che non c’è bisogno di alloggi Erp, visto che siamo sotto di circa 500 unità”.

E ancora: “I posti in cui c’è già stato consumo di suolo – si chiede Mammini – li vogliamo migliorare o no? Spazi che devono e possono servire alle diverse politiche dell’amministrazione, dallo sport al sociale. Come nel caso dei centri di quartiere che devono avere tutti gli spazi per migliorare la qualità della vita, dall’accessibilità, ai parcheggi, al verde pubblico”.

Mammini respinge anche chi afferma che è mancata la partecipazione: “Eravamo partiti in un modo, poi è venuto il Covid e ci siamo dovuti reinventare anche in quell’ambito. Comunque, con gli strumenti concessi dalla tecnologia, la città l’abbiamo ascoltata, e non solo le categorie. E a tutti coloro che faranno osservazioni, come peraltro previsto, risponderemo con le controdeduzioni in consiglio comunale”.

Resta un rammarico, quello di non essere riusciti ad approvare il piano entro il Tambellini-bis: “Abbiamo perso delle settimane all’inizio – dice Mammini – con le gare per l’affidamento, poi i tempi si sono allungati. Resta il mio più grande rammarico dopo la manifattura. Ma vorrei assistere alla entrata in vigore di questo piano operativo e agli effetti che porterà”.

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