Mammini avverte: “Le trasformazioni urbane? Solo per dotare la città di funzioni utili”

L'assessora torna a parlare del piano operativo: "Non promette miracoli ma dà precise priorità"

“I quartieri più antropizzati, cresciuti senza un disegno intorno alla città antica, devono poter ritrovare qualità nei suoi spazi: verde attrezzato, percorsi pedonali e ciclabili, adeguato numero di parcheggi, connessioni tra i diversi servizi. Il suolo, d’altronde, è un bene finito che può e deve essere rigenerato”. Sono queste le parole con le quali l’assessora all’urbanistica del Comune di Lucca, Serena Mammini, torna a parlare del nuovo strumento: “Nel piano operativo di Lucca infatti – dice – sono presenti possibilità di trasformazione solo su aree residuali, per riconnetterle con le aree circostanti, per dotarle di funzioni utili al vivere quotidiano delle persone”.

“Il piano fa un uso accorto del suolo già urbanizzato – avverte Mammini -, propone interventi di rigenerazione urbana (anche con demolizione e ricostruzione degli immobili degradati) a favore dell’incremento di spazi pubblici e di interesse collettivo. Questo è un piano onesto, che non promette miracoli ma non vuole lasciare tutto com’è, visto che le criticità dei quartieri, delle frazioni e dei paesi, in una parola delle periferie, le conosce bene, le ha ascoltate dalla bocca di chi abita quei luoghi. E proprio su queste esigenze ha provato a intervenire: abbiamo la vita dentro i quartieri molto densamente edificati dove, per esempio, vivono anziani e famiglie con bambini. Vogliamo o no creare aree facilmente accessibili vicino alle abitazioni per la socialità, lo svago, la boccata d’aria? Le necessità sono molteplici a seconda anche dell’età delle persone, del loro stato di salute. Vogliamo o no una città per tutti, che non lasci indietro nessuno?”.

C’è ovviamente anche il capitolo infrastrutture: “Per migliorare la vivibilità dei luoghi – afferma Mammini – servono strutture e infrastrutture, ben disegnate, personalizzate al contesto e curate. C’è bisogno eccome di spazio pubblico. Gli spazi residuali dentro la città molto densamente edificata devono servire, in primis, per la socialità. Ma la responsabilità di una città più vivibile vogliamo provare a condividerla con quei soggetti privati che vorranno realizzare interventi secondo i parametri previsti dalle schede norma: posso realizzare qualcosa solo se restituisco spazi pubblici per le esigenze del quotidiano delle persone, della città. È una sfida che lanciamo alla città e che, con le osservazioni pervenute, speriamo di poter ulteriormente affinare”.

“Avremmo potuto riempire Lucca di vincoli espropriativi e basta, sarebbe stato molto più semplice, ma poi quegli interventi chi li avrebbe realizzati e nel corso di quanti anni? Per fare un esempio: tra l’esigenza di ampliare plessi scolastici – va avanti -, visto che in molti casi sono carenti (e la pandemia ci ha fatto capire ancora di più l’importanza dello spazio) ed espropriare un’area per fare un parchino, abbiamo dovuto fare delle scelte. Se pur utile il parchino nel quartiere viene dopo l’ampliamento di una scuola. Si chiamano priorità. E la politica, se è seria, sceglie. Non tutte le previsioni saranno realizzate, ma un piano deve prevedere, deve andare oltre”.

“C’è uno strana demonizzazione verso le trasformazioni. Alcuni – prosegue Mammini – danno per scontato che siano peggiorative, che consumano territorio e che appartengono a un vecchio modo di concepire l’urbanistica. Certo, alcuni esempi del passato possono non incoraggiare, ma occorre fiducia nel presente, altrimenti possiamo stare fermi, ma poi non ci lamentiamo con il refrain che mancano servizi. Fiducia nella potenzialità progettuale, nella disciplina dell’architettura che va oltre la scheda norma. Perché la differenza la farà la qualità del progetto: in questi anni di redazione degli strumenti urbanistici abbiamo incontrato tanti studenti, tante energie giovani e sensibili. Vogliamo o no farle esprimere? Occorre un minimo di speranza nella possibilità di poter lasciare qualcosa di buono, testimonianza dell’oggi. Perché rinunciare a priori? Questo non è un piano che soddisfa appetiti bulimici e consuma suolo: è un piano che tutela e fa un uso accorto del suolo già urbanizzato, senza fraintendimenti, con norme limpide che non si prestano a interpretazioni, e lascerà in dote ai quartieri – qualora ce ne sia volontà e possibilità – quegli elementi di rammendo, di socialità e di ordine di cui sono oggi carenti”.

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