Elezioni, corsi e ricorsi della frammentazione: nel 2012 furono sei i candidati di area di centrodestra

La frattura con Pardini e il mancato accordo a livello provinciale restituiscono uno scenario simile a dieci anni fa: ecco come andò a finire

Troppi candidati in vista per le prossime elezioni amministrative? La storia insegna che non c’è limite alla frammentazione. Basta andare indietro di dieci anni, alle elezioni 2012. I candidati in quella tornata elettorale, dopo un quinquennio turbolento di amministrazione Favilla che aveva visto più volte comporsi e ricomporsi la maggioranza con la creazione di nuovi gruppi consiliari. Una situazione che portò all’impossibilità di riunire il centrodestra, martoriato anche dalle inchieste giudiziarie poi conclusesi con un nulla di fatto, sotto le stesse insegne.

Tant’è che furono ben sei, per l’occasione, i candidati di area: oltre a Mauro Favilla, sindaco uscente e candidato ufficiale del Popolo della Libertà e di altre liste civiche hanno corso al primo turno anche Pietro Fazzi (Per Fazzi sindaco e Udc), Luca Leone (Impegno Comune), Maurizio Dinelli (Noi per Lucca), Antonio Trapani (Lega Nord) e Piero Angelini (Governare Lucca e Valore alle Idee).

Come andò a finire è noto: al ballottaggio ci andò, da outsider, Pietro Fazzi, che era già stato sindaco per due consiliature, poi sconfitto da Alessandro Tambellini al ballottaggio. Prese il 15,7 per cento davanti a Favilla (14,67), Luca Leone (4,68), Piero Angelini (3,38), Maurizio Dinelli (3,35) e Antonio Trapani (1,26).

Tambellini riuscì per l’occasione a tenere compatta una coalizione che andava dalla Federazione della Sinistra a Lucca Civica e Italia dei Valori e al primo turno collezionò il 46,81 per cento dei voti. C’erano poi al via Daniela Rosellini per il Movimento Cinque Stelle (7,68), Gemma Urbani per Lucca Bene Comune (1,51) e alcune candidature di testimonianza come quelle di Andrea Colombini (0,63%) e di Giuliano Marchetti (0,32%).

Certo, dieci anni sono davvero un’eternità se si parla di politica. Nel frattempo gli equilibri sono cambiati notevolmente e sono sorti partiti e movimenti che ancora non esistevano. Ma la storia ha già insegnato che la frammentazione, per poi eventualmente trovare accordi al secondo turno, non paga. E che gli outsider con un programma credibile possono anche portare a risultati a sorpresa.

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