Fantozzi (Fdi): “Lupi, serve maggiore prevenzione e contenimento degli ibridi”

Il consigliere regionale: “Presenteremo il piano in Garfagnana dove gli allevatori sono ostaggio di attacchi quotidiani"

“Presenteremo atto e progetto in Garfagnana dove gli allevatori sono ostaggio di attacchi quotidiani. Non possiamo continuare ad aggiornare le statistiche delle predazioni, dietro ad ogni attacco di lupi o ibridi ci sono allevamenti, investimenti, lavoro”.  Inizia così la nota del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Vittorio Fantozzi, vicepresidente della commissione sviluppo economico e rurale.

“Dobbiamo prendere coscienza che l’indennizzo dei danni da predazione è una battaglia di retroguardia, perché si basa sulla mera costatazione degli eventi rilevati – prosegue – I metodi di prevenzione attuali sono poco efficaci. È perciò urgente un intervento di studio, in stretto collegamento con l’Unione europea e con l’università, per l’individuazione di nuove metodologie di prevenzione degli attacchi, che dia anche un segnale di vicinanza agli allevatori”.

“A causa della diffusione dei gruppi di predatori sul territorio – continua Fantozzi -, si propone di individuare un numero di comuni toscani, non più di 12 e ossia inferiore al 4% del totale, nei quali la presenza costante di gruppi di predatori coincida con le aree di pascolo e di allevamento, nei quali svolgere analisi genetiche sui canidi selvatici (escrementi, peli, saliva lasciata sulle prede) per stabilire con certezza la presenza o meno di ibridi. Nel caso in cui questa venga rilevata, attuare quanto disposto dal Piano nazionale di gestione del lupo in merito alla rimozione di tali soggetti. La rimozione avverrà sia nell’interesse della conservazione del lupo in purezza che degli allevamenti esistenti in quelle aree. Dovrà essere ovviamente autorizzata dal ministero della transizione ecologica, precisando che si tratta di zone molto limitate (4% dei comuni della regione) dove condurre una sperimentazione sulla rimozione dei soli ibridi”.

“L’effetto della predazione sui soggetti allevati, oltre ai danni economici, ha una duplice conseguenza: da un lato sta portando alla riduzione del numero di capi allevati ed anche, in alcuni casi, all’abbandono della pastorizia per via dei continui attacchi ai greggi, dall’altro si sta verificando un cambiamento nelle modalità di allevamento degli ovini, privilegiando razze non tradizionali che vengono tenute in ovile anziché al pascolo. Questo comporta una diversa qualità del latte e di conseguenza anche del formaggio pecorino. In entrambi i casi si ha una perdita di territorio utilizzato – conclude -, in particolare dei pascoli di alta collina e montagna, terre marginali che se non più pascolate si trasformeranno in pochi anni in macchia e bosco”.

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