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Rifondazione Comunista: “Stop al terrorismo psicologico, serve una narrazione onesta sulla sicurezza”

6 maggio 2025 | 17:20
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Rifondazione Comunista: “Stop al terrorismo psicologico, serve una narrazione onesta sulla sicurezza”

Il segretario Pelleriti: “Sicurezza possibile se si contrastano il lavoro povero, precario e in nero, la disoccupazione, la droga e l’alcol”

“I giovani di Fratelli d’Italia lanciano una raccolta firme “contro la cultura maranza e le baby gang” rivolta alle istituzioni governate dal loro stesso partito, la stampa locale e Demopolis diffondono un sondaggio secondo cui il 52 per cento di 1500 lucchesi intervistati ha paura a uscire di casa”. Lo afferma Matteo Pelleriti, segretario circolo Piana di Lucca di Rifondazione Comunista.

“Ogni giorno siamo bombardati con titoloni in prima pagina su furti, aggressioni, degrado, violenze di ogni tipo, con analisi dettagliatissime su chi le ha compiute e su chi le ha subite. Noi di Rifondazione e Giovani Comunisti – prosegue Pelleriti – la pensiamo diversamente: non si tratta di negare l’esistenza della micro-criminalità, ma di chiedere che se ne faccia una narrazione onesta”.

È profondamente sbagliato alimentare la paura nelle persone descrivendo Lucca come un Bronx dove non si può girare; lo diciamo in quanto partito giovane, formato in maggioranza da under-30, che vivono la città tutti i giorni, anche di sera. La politica, di destra e di centro, – continua il segretario – ne approfitta vendendo facili soluzioni: più polizia, più repressione; ma sono i primi poi a non implementarle quando amministrano, e quando lo fanno risultano inefficaci”.

“Questa isteria collettiva che impedisce di ragionare è parte del problema, perché impedisce la ricerca di soluzioni reali. È anche per risolvere alla radice il degrado e la micro-criminalità che siamo impegnati nel fare inchiesta sui problemi legati al turismo e nella campagna per il Sì ai cinque referendum dell’8 e 9 giugno”.

Crediamo che la sicurezza sia possibile se si contrastano il lavoro povero, precario e in nero, la disoccupazione, la droga e l’alcol come unici passatempi per chi è giovane, la città turistificata senza abitanti né servizi per chi vive nei dintorni. Come si possono arginare le culture della violenza e della prevaricazione – insiste il segretario -, se ai giovani non sono offerti spazi pubblici di socialità e di incontro, attività diverse dal bere o consumare i prodotti proposti dal mercato (ai prezzi del mercato), se mancano i servizi sociali di base come case popolari, contributi affitto, sostegni all’integrazione?”.

Questa è la domanda che poniamo ai nostri amministratori. Oltre a continuare a domandare – conclude Pelleriti -, siamo al lavoro quotidianamente per trovare le nostre risposte, convinti che speculazione e sicurezza non si possano tenere insieme“.