L’Altra Toscana, nuove accuse alle liste civiche ‘civetta’: “Chi gioca con le regole non può essere parte della soluzione”
Del Ghingaro: “Troppo spesso queste realtà evitano persino la raccolta firme, grazie a escamotage e scorciatoie burocratiche”
Ancora polemica sulle liste civiche ‘civetta’ da parte de L’Altra Toscana.
“Ancora una volta, in vista delle elezioni – dice il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, per il coordinamento – assistiamo al solito copione già visto troppe volte. A destra come a sinistra sbucano liste “civiche” costruite a tavolino, solo per fare da stampella ai partiti. Non rappresentano territori, non nascono da percorsi autentici: sono liste civetta, concepite per moltiplicare simboli e voti, senza alcun radicamento reale. Troppo spesso, queste liste evitano persino la raccolta firme, grazie a escamotage e scorciatoie burocratiche. Un passaggio obbligatorio per tutte le vere forze civiche diventa, per loro, un ostacolo da aggirare. Con cavilli e forzature, ottengono privilegi che usano per impedire ad altri – proprio a chi segue le regole – di partecipare. Una competizione falsata, dove chi ha i mezzi per piegare le regole le usa contro chi le rispetta”.
“Il civismo che stiamo costruendo in Toscana è l’opposto di tutto questo – dice Del Ghingaro – Non ha doppi fondi, non cerca scorciatoie, non si traveste. Non finge apertura dove c’è solo calcolo. Non inventa finte autonomie dove ci sono solo obbedienze silenziose. La nostra forza è una sola, e non abbiamo bisogno di nasconderla dietro trame o manovre: la serietà. In un tempo dominato dalla furbizia, dai giochetti e dai trucchi di palazzo, la serietà è un valore rivoluzionario. Serietà nel modo in cui si sta nella competizione democratica. Serietà nel non prendere in giro i cittadini. Serietà nel costruire una proposta politica che non nasce dalla paura di perdere un posto, ma dalla volontà di cambiare davvero le cose”.
“Chi gioca con le regole – conclude – non può mai essere parte della soluzione. Noi, semplicemente, le rispettiamo. E questo – oggi – è già una forma di radicale discontinuità”.


