Baronti: “Assi viari? Opera già superata e inefficace”

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“Siamo nel 2019, nel bel mezzo della quarta rivoluzione tecnologica, quella della robotica, dell’intelligenza artificiale e della guida autonoma. Sentire dire oggi, che la grande viabilità, l’asse Nord Sud, che taglia in due la Piana, è una infrastruttura necessaria per garantire sviluppo e occupazione, veramente c’è da farsi prendere dallo sconforto”. Lo dice Eugenio Baronti parlando “come semplice cittadino” e intervenendo sul dibattito circa la mobilità prendendo le distanze soprattutto dalla posizione assunta dalle categorie.

“A leggere, nel merito della discussione infinita sulla grande viabilità, le prese di posizioni delle diverse associazioni di categoria lucchesi, dagli artigiani, agli industriali, passando per i commercianti, sembra davvero essere ripiombati nel secolo novecento – afferma Baronti -. Della necessità di una nuova circonvallazione per la città di Lucca, si iniziò a discuterne nell’anno della mia nascita, il 1954, allora era stata pensata dalle parti della SS. Annuziata e S. Vito, siccome, nel frattempo, l’urbanizzazione procedeva molto più veloce delle chiacchiere, si arrivò agli anni’70 e si resero conto che ormai il primo tracciato ipotizzato era stato invaso da case, uffici, laboratori e fabbriche, così, fu ridefinito un nuovo tracciato, leggermente più spostato ad EST. Passarono anche gli anni ’80, e alla fine degli anni novanta fu presentato un nuovo progetto, ancora leggermente più ad Est, infine arrivò quello attuale dei primi anni duemila, aggiornato e rimodificato più meno sempre però sullo stesso tracciato. Da allora, sono passati 65 anni. Oggi, per chi non se ne fosse accorto, siamo nel 2019, nel bel mezzo della quarta rivoluzione tecnologica, quella della robotica, dell’intelligenza artificiale e della guida autonoma. Sentire dire oggi, che la grande viabilità, l’asse Nord Sud, che taglia in due la Piana, è una infrastruttura necessaria per garantire sviluppo e occupazione, veramente c’è da farsi prendere dallo sconforto. Personalmente ero contrario anche negli anni 80 e 90 perché, secondo me, non si risolve il problema del traffico e dell’inquinamento spostandolo da una parte all’altra della stessa Piana. Essendo entrati da quasi un ventennio nel XXI secolo, è necessario ripensare e progettare una mobilità delle merci e delle persone, che non significa solo viabilità, ma è qualcosa di molto di più, pensando a quello che fra una decina di anni sarà la nuova mobilità in Europa e anche in Italia che non potrà più essere quella nata e cresciuta nel secolo scorso. L’impatto di questa quarta rivoluzione tecnologica sarà enormemente superiore a quello prodotto dalle tre precedenti. I cambiamenti non avverranno più con i tempi di prima, questa cambia molto di più le nostre vite e soprattutto molto più velocemente. La mobilità del futuro, è l’oggetto del desiderio di grandi gruppi economici, suscita interesse e quindi l’innovazione e i mutamenti saranno maggiori, anche perché rappresenta il business più grande, quello che sta assorbendo maggiori investimenti nella ricerca in tutto il mondo. Sta nascendo la nuova mobilità del ventunesimo secolo e, le associazioni di categoria lucchesi, vogliono riproporre un progetto di mobilità pensato nella metà del novecento, progettato e riprogettato per almeno quattro volte sempre però sulla base di un’idea vecchia, figlia del pensiero di quell’epoca. Nella malaugurata ipotesi, decidessero di realizzarla, bene che vada, ad essere ottimisti, ci ritroveremo verso il 2029 ad inaugurare un’opera fuori dal tempo e fuori dalla storia. Auguri ai lucchesi, se lo sviluppo e la loro occupazione, dovesse dipendere da questa infrastruttura”.

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