Europee, Tajani a Lucca: “Italia torni influente in Ue”

Italia protagonista in Europa, lavoro, tutela delle pensioni, immigrazione, difesa dell’identità cristiana e fine dell’esperienza di governo della sinistra in Toscana. Sono questi i punti fondamentali che il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha toccato oggi (18 maggio) durante un incontro pubblico svoltosi al locale Mai Mai. Ad assistere all’incontro oltre all’altra candidata a Strasburgo Raffaella Bonsangue, vice sindaco di Pisa, c’erano anche tre candidati sindaco di Forza Italia in corsa sul territorio della provincia di Lucca: Salvadore Bartolomei (Capannori), Cristina Benedetti (Borgo a Mozzano) e Michele Giannini (Fabbriche di Vergemoli). Insieme a loro, il coordinatore provincia di Forza Italia, Maurizio Marchetti, che ha fatto gli onori di casa e i parlamentari azzurri Deborah Bergamini e Stefano Mugnai. Insieme a loro una cinquantina di simpatizzanti, i militanti di lunga data del partito di Silvio Berlusconi che sono accorsi per ascoltare le parole di Tajani.

“Stiamo lavorando per costruire una vera e propria alternativa a questo governo e per costruire una forza unitaria che si muova all’interno del Partito Popolare Europeo per difendere quelli che sono i nostri valori – esordisce il presidente del Parlamento Europep uscente -. Più saremo forti a livello europeo, più saremo in grado di proporre un modello alternativo. Un modello che ponga al centro la persona e che punti sul lavoro”.
Lavoro. “Oggi il paese è fermo – aggiunge Tajani -. Dobbiamo mettere le imprese nelle condizioni di creare nuovi posti di lavoro. Ma con una burocrazia eccessiva, con condizioni di accesso al credito difficili e da una pressione fiscale inaccettabile questo è impossibile. L’imprenditore e l’artigiano ha una funzione sociale: un’azienda ha lo scopo di creare benessere per tante persone ma se il costo del lavoro è talmente alto da impedire di assumere dei ragazzi giovani, è ovvio che non si può combattere la disoccupazione. Noi vogliamo uno stato che aiuti le imprese a creare lavoro non lo stato assistenziale: lo stato deve assistere chi non può lavorare: gli anziani, i diversamente abili, chi non ha reddito. Li bisogna utilizzare i soldi per fare politiche sociali. Ai giovani di 18 anni bisogna trovargli un lavoro non dargli i soldi”.
Non si tocchino le pensioni. “Questo governo – aggiunge ancora Tajani – avendo fatto una manovra molto elettorale, con i reddito di cittadinanza e quota cento, è stato costretto a concordare l’aumento dell’Iva dall’anno prossimo. Questo ci costerà una manovra di 23 miliardi per pagare la clausola di salvaguardia e dove li prenderanno questi soldi? O con una patrimoniale o rimettendo le tasse sulla casa o, peggio ancora, mettendo le mani nelle tasche dei pensionati, cosa che hanno già fatto bloccando l’aumento delle pensioni. Così si va a colpire chi non ha la possibilità di chi non può fare di più e questo non è giusto. Guai a toccare le pensioni di chi, rimboccandosi le maniche, ha contribuito a far sì che questo paese diventasse la seconda potenza industriale d’Europa e la settima del Mondo. Andare a colpire i pensionati è una scelta criminale”.
Tutelare l’interesse nazionale. Tajani ha sottolineato l’importanza di andare in Europa con i “pezzi da 90” di ciascun partito e non con le “riserve delle riserve” per fare in modo che l’Italia recuperi prestigio nelle istituzioni europee. Inevitabile il richiamo a Matteo Salvini, che durante il suo mandato come europarlamentare ha registrato una presenza bassissima a Strasburgo. Ma da Tajani arriva anche una tirata d’orecchie al centro sinistra: “Con il centro sinistra al governo ci sarebbe stata la possibilità di portare l’agenzia europea del farmaco in Italia – dice -. Ma non sono stati capaci di intessere una rete di relazioni e quindi l’agenzia del farmaco è finita in Olanda. Quando al governo c’era Berlusconi, l’analoga agenzia sulla sicurezza alimentare è arrivata a Parma, portando benessere a buona parte della regione Emilia Romagna. Questi sono obiettivi che si possono raggiungere solo con una classe dirigente competente, preparata e influente”.
“Il cambiamento che noi dobbiamo fare in Europa – aggiunge Tajani – è quello di un ritorno alla politica. La politica non deve lasciare spazio al potere burocratico. Abbiamo dei buoni funzionari ma se non hanno una linea da seguire rischiano soltanto di fare delle cose negative. Ma per avere un’Europa politiche serve che a Bruxelles ci siano i protagonisti della politica. Per questo ho proposto che nella futura Commissione Europea vadano, per ogni paese personaggi politici di alto livello. A Bruxelles devono andare quelli che possono cambiare veramente le cose. Non si può andare a giocare la finale di Champions League con una squadra da terza categoria. Se noi mandiamo le riserve delle riserve delle riserve, l’Italia in Europa non conterà mai”.
Immigrazione. Secondo il presidente del Parlamento Europeo l’unica possibilità per arginare il fenomeno delle migrazioni dai paesi del nord africa è quello di investire per migliorare le condizioni nei paesi di origine dei migranti. “Il problema dell’immigrazione – dice – non sono i poveri disgraziati che sono sbarcati ieri sera da una nave. Il problema immigrazione è in Africa: nel 2050 ci saranno 2 miliardi e mezzo di africani, nel 2100 ce ne saranno 5 miliardi. Se no cambia la situazione geopolitica (terrorismo, guerre civili, fame, malattie, poverta, cambiamento climatico), queste persone si sposteranno dal sud verso il nord e non ci sarà esercito o guardia costiera che tenga. Quando si spostano dei popoli interi non li puoi fermare. Allora dobbiamo agire adesso. Bisogna investire in africa adesso 50-60 miliardi con una strategia che fermi adesso il fenomeno migratorio. Se non lo facciamo adesso sarà troppo tardi. Ecco a cosa serve l’Europa e a cosa serve la buona politica in Europa”.
I valori cristiani. “L’Europa non è solo una macchina economica, così come i partiti non sono solo poltronifici – afferma Tajani -. Ci sono dei valori che in Europa e in Italia dobbiamo difendere. Senza valori l’Europa è destinata a morire. Allora l’Europa deve riscoprire la sua anima e le sue radici cristiane. Non è un fatto religioso ma di identità. Il cristianesimo è stato un elemento unificante da Praga a Lisbona e noi non dobbiamo rinunciare a questi valori, non perché la nostra identità è migliore delle altre ma perché è quella che ci caratterizza. Più sei forte nella tua identità e più puoi interloquire con gli altri. Solo i deboli hanno paura degli altri. Quando vedo istituzioni pubbliche che tolgono il crocifisso dalle aule, queste danno una dimostrazione di debolezza. In questo caso anche gli altri non ti rispettano. Allora più siamo forti più possiamo aprirci, più possiamo integrarci e dialogare”.

 

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