Ctt in commissione: “Tpl, rischio caos nel 2020”

Trasporto pubblico locale, regna l’incertezza. La causa? Il lungo contenzioso giudiziario che neanche la Corte di giustizia europea pare aver dissipato. Ed a rischio, a questo punto, c’è tutto il servizio pubblico locale nel 2020, anno in cui non sarà più in vigore il contratto ponte siglato da tutte le aziende regionali di servizio pubblico locale. Con la possibilità che gli investimenti, in nuovi mezzi e servizi, possano vedere un clamoroso stop.
Di questo, e della situazione in generale, hanno parlato in commissione partecipate del Comune di Lucca, presieduta da Claudio Cantini, il presidente del Ctt Nord, Andrea Zavanella, l’amministratore delegato Alberto Banci e la consigliere di nomina lucchese Maria Simona Deghelli.

Il complesso quadro del contenzioso e delle sue conseguenze lo traccia proprio il presidente Zavanella: “La Corte di giustizia europea – dice – con la sentenza del 21 marzo ha preso una strada del tutto diversa rispetto al parere espresso dall’avvocatura nel settembre scorso. La Corte, infatti, si è avvalsa della possibilità di fornire la risposta ritenuta più adeguata alla controversia invece di rispondere ai quesiti posti dal Consiglio di Stato nel suo rinvio. Secondo la Corte europea al momento della gara la Regione non era tenuta ad applicare il regolamento europeo a meno che la Regione non avesse voluto anticipare l’entrata in vigore delle norme stesse. Noi riteniamo, da parte nostra, di aver partecipato a una gara che, richiedendo i requisiti del regolamento europeo ne presupponesse l’applicazione. Inoltre esiste una norma nazionale, fin dal 2013, il decreto Burlando, che fa un esplicito richiamo al regolamento europeo. Per noi, dunque, quelle norme sono già vigenti”.
Prossima tappa in aula al Consiglio di Stato il prossimo 10 ottobre: “Andremo a udienza di merito – dice ancora – per discutere di questi temi, nonostante qualche forzatura della Regione Toscana. Ci stiamo preparando per quella udienza mettendo insieme tutti i motivi di ricorso fra cui quello per cui, dopo il primo annullamento, è stata fatta ripresentare la sola parte economica e non l’intera offerta”.
Ma nel frattempo la Regione ha accelerato con l’aggiudicazione definitiva, il cui decreto è arrivato a inizio maggio, anche se una mozione del consiglio regionale aveva votato, senza voti contrari, per non procedere a nessun atto se non dopo le sentenze definitive: “Siamo quindi impegnati – spiega ancora Zavanella – da una parte nel mettere in atto il contratto ponte con tutto quello che prevede, dall’altra per tutta la complessa questione del’accesso agli atti della gara, soprattutto per quanto riguarda il piano economico e finanziario. Si tratta di un ‘gigantesco foglio Excel’ con le formule di calcolo in chiaro e in formato editabile. Un documento per noi molto importante perché fu quello il motivo in prima istanza dell’esclusione di Autolinee Toscane. Per avere quel documento c’è stata una polemica con la Regione che ha prima chiesto il consenso ai francesi e ci ha fatto perdere qualche giorno. Si tratta di tempo importante perché i tempi di impugnazione sono particolarmente stressi. Ora è in corso il lavoro di legai e tecnici per valutare la regolarità dell’offerta. Sicuramente, visto che il piano si basa sulla stessa offerta tecnica, ci sarà una nuova impugnazione ma va capito se su ulteriori elementi o no”.
E in tutta questa incertezza quali gli sviluppi futuri: “Fino al 31 dicembre – dice Zavanella – sono definiti dal contratto ponte i servizi, gli investimenti e il piano di attività aziendale. In questo anno e mezzo è stato incrementato il parco mezzi: ne sono arrivati 68, altri sono in arrivo per servire in particolare le zone collinari. Nessun rallentamento c’è stato, causa rinvio dell’assegnazione, né per il parco mezzo né per l’adeguamento delle tecnologie. Certamente la questione è più difficile da gennaio 2020. Il settore, infatti, vista la mancanza di una prospettiva, rischia di essere paralizzato, anche al di là della volontà degli amministratori. Non è detto, infatti, che le sentenze diano una risposta che permetta l’assegnazione. Con una copertura del 2020 saremmo sicuramente stati più tranquilli, ma siamo fiduciosi che saremo ancora noi a gestire il servizio l’anno prossimo, anche se non si sa ancora come, se con atti d’obbligo, se fatti dalla Regione o dalla Provincia o in qualche altro modo. Le preoccupazioni dell’azienda sono quelle del sistema nel suo complesso. Pensare che dopo un anno e mezzo di investimenti si debba fare un passo indietro, infatti, è preoccupante”.
In tutto questo l’amministrazione comunale di Lucca sta alla finestra, e in assemblea dei soci ha avallato la scelta di difendersi nel contenzioso fino all’ultimo grado di giudizio. Per il vicesindaco e assessore alle partecipate, Giovanni Lemucchi, comunque, la scelta di passare al consorzio Ctt Nord e il superamento degli atti d’obbligo per il funzionamento del servizio, sono decisioni rivendicate come un successo.
Ad alzare il livello dello scontro è Massimiliano Bindocci, consigliere del Movimento Cinque Stelle che parla di “fallimento totale” della gestione del trasporto pubblico locale in Regione. “Un fallimento totale – dice Bindocci – che porta la firma dell’amministrazione regionale. Si tratta di una cosa che costerà tantissimo ai cittadini, che pagheranno anche i contenziosi e le richieste di risarcimento che sicuramnte arriveranno. Qualcuno dica che non ne è andata bene una. Intanto la cittadinanza ha un servizio caro e di bassa qualità e da questo bisogna uscirne. La gara, in condizioni di incertezza giuridica, non andava fatta. Quindi cenere in capo e tutti a casa per quella che è a tutti gli effetti una pagina nera dell’amministrazione regionale. E ometto la questione della gestione del personale e del parco macchine, per cui servirebbe un appuntamento apposta per parlarne”.
Respinge il “catastrofismo” dell’esponente pentastellato il presidente della commissione Claudio Cantini: “Il servizio non è sparito – dice – c’è e sta funzionando. Le corse sono aumentate, il parco macchine si è ampliato. Insomma, si sta meglio rispetto a 5-6 anni fa, non si può certo dire che le condizioni sono peggiori”.
Tocca all’amministratore delegato Banci rispondere sulle cifre: “Ctt Nord raccoglie – dice – l’eredità di diverse aziende di cui molte avevano grosse difficoltà. Solo per fare un esempio pochi mesi prima della fusione, Ctt Nord ebbe una iniezione di 4 milioni di euro contanti da Cap per pagare stipendi e gasolio, altrimenti sarebbe chiusa il giorno dopo. Si potè osì arrivare alla fusione, senza perdere un posto di lavoro. Ora parliamo di un’azienda unica da 1500 dipendenti che, con un’azione costante, ha pagato tutti i fornitori, continuando a pagare stipendi che sono anche più alti rispetto alla base contrattuale nazionale. Nel frattempo 200 macchine su 800 sono state rinnovate e c’è l’intenzione di accelerare. Questo grazie a sinergie produttive che ci hanno permesso di essere un esempio a livello nazionale fra i più virtuosi e con un bilancio che continua a migliorare i suoi risultati. Abbiamo quasi recuperato l’intera perdita iniiale. Questo significa che abbiamo fatto valore per i soci e tutelato un patrimonio pubblico a favore della collettività. Anche per questo vinceremo la gara, perché la nostra è l’unica offerta valida presentata”.
Banci aggiunge, in coda, un altro dato: “La legge regionale 65 – spiega – che mette alla base dell’impianto di gara il lotto unico è contro la normativa nazionale. Negli ambiti di servizi, fin dal 2017, infatti, devono esistere più lotti di gare perché si vuole permettere la contendibilità delle gare. E non è un caso che la Regione Toscana abbia impugnato la norma alla Corte Costituzionale, che ha respinto però tutte le eccezioni dando ragione alle nostre posizioni”. Il corollario è naturale: “Se si annullasse la gara – dice Zavanella – una nuova dovrebbe riguardare lotti più piccoli, evitando così il rischio di desertificazione delle altre aziende del trasporto pubblico che, in una gara a lotto unico, verrebbero polverizzate”.
Ultima questione, su sollecitazione del consigliere del Pd, Dinelli, il tema dei mezzi elettrici: “Al momento – ha spiegato Zavanella – in termini di costo un bus elettrico ne vale 4 termici. La tendenza andrà in quella direzione, ma se nel frattempo riusciamo a sostituire i mezzi più vecchi e inquinanti sarebbe già un gran bel beneficio”.
La commissione tornerà a riunirsi martedì prossimo quando incontrerà i vertici di Lucca Holding.

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