Ex Gesam, Clara Mei torna alla carica: “Serviva un confronto pubblico”

Area Gesam, l’intervento previsto dal Comune non piace a Clara Mei, memoria storica del quartiere ed attiva negli anni con il Laboratorio di urbanistica partecipata. Mei sottolinea ancora una volta la sua contrarietà all’intervento, mettendo l’accento sulla mancanza di un confronto pubblico sul tema.
“Sarà un “intervento diretto” la costruzione della piazza Coperta nell’area Gesam a S.Concordio, in località al Porto. Su quell’area in origine era possibile intervenire solo con piano di recupero o piano attuativo, cioè con doppio passaggio in consiglio comunale, prima in adozione poi in definitiva approvazione, con possibilità per chiunque, tra le due fasi, di proporre osservazioni. L’obbligo di piano attuativo fu tolto dal sindaco Fazzi, con il risultato che il progetto edilizio dello Steccone partì, nel 2008, con una lunga serie di madornali errori, tra cui quello di insistere, in parte, sul sito dell’antico porto fluviale di Lucca e quello, di non minore gravità, di non considerare che l’area era stata pesantemente inquinata nei tanti anni di attività del gasometro. Errori dalle conseguenze gravissime, che sicuramente avrebbero potuto essere evitati se ci fosse stato il confronto in consiglio comunale”.

“Da allora – spiega Clara Mei – molti cittadini e associazioni di tutela hanno chiesto ripetutamente, ogni volta che si è proceduto al rinnovamento degli strumenti urbanistici, di reintrodurre il piano attuativo per l’area Gesam. Inutilmente: una regolamentazione di dettaglio fu reintrodotta per tutte le altre aree ex industriali di San Concordio, ma non per l’area Gesam, che evidentemente si voleva tenere “blindata”. Anche esponenti politici che erano all’opposizione e che oggi sono al governo della città, come gli assessori Mammini e Marchini, gridarono allo scandalo per questo “scippo” del piano attuativo dall’area Gesam. Salvo a loro volta, pochi anni dopo, respingere tutte le osservazioni che ne chiedevano una più forte regolamentazione urbanistica. Non è corretto, e soprattutto non è opportuno, che la decisione su come debba essere fatta la riqualificazione di quest’area così importante e significativa per la città, che racchiude il canale e il sito del porto fluviale di Lucca, non sia mai passata per un dibattito pubblico e non lo faccia nemmeno oggi in occasione dei Quartieri social. Eppure si tratta di un intervento pubblico su una area strategica per la città, di un progetto edilizio molto impattante, fortemente contestato dai cittadini, costosissimo per le casse pubbliche. Il passaggio in consiglio comunale avrebbe permesso di rendere pubblico il progetto, di cui non è trapelato nulla fino a tre settimane fa, nonostante sia arrivato ad una fase esecutiva avanzata e quasi pronto per essere appaltato. Soprattutto, un confronto pubblico avrebbe fatto emergere i moltissimi dubbi e perplessità sulla bontà di questa operazione, che oggi, con grave imbarazzo dell’amministrazione, è messa seriamente in forse dalla forte contrarietà dell’opinione pubblica. Le decisioni su come doveva essere fatta concretamente la riqualificazione del sito del porto sono state prese “nelle segrete stanze”; non è neanche stato preso in considerazione se una parte anche piccola dei sei milioni di euro poteva essere destinata a scavare nell’area archeologica, riportare alla luce il canale o valorizzare le strutture interrate”.
“Una petizione sottoscritta da ben 1350 cittadini – prosegue ancora la nota – aveva chiesto che fosse “voltata pagina” rispetto il progetto dello Steccone, che la riqualificazione dell’area Gesam fosse imperniata sul recupero e valorizzazione del Porto e del Chiesone (che nel frattempo è stato vincolato dalla Soprintendenza), e che tenesse conto della presenza del canale Formica. Evitando il confronto in Consiglio Comunale, ove è passato solo il cambio di destinazione e l’affidamento all’Erp, e ignorando tutte le istanze dei cittadini, comprese quelle emerse nell’unica assemblea fatta in previsione della candidatura ai Quartieri Social, è stato deciso invece di portare a completamento la costruzione dello Steccone iniziata nel 2008 e da allora ferma alle fondamenta, con un progetto “fotocopia” in cui sostanzialmente sono cambiate solo le destinazioni, che, da commerciali, sono divenute “social”. Invece di rimediare al madornale errore dello scavo fatto là dove c’era il porto, quell’errore questa amministrazione lo ribadisce ed esalta costruendoci sopra un enorme zoccolo esteso per una superficie di oltre 2200 metri quadri, su cui a sua volta si erigerà una megatettoia su tre piani a forma di pensilina dalle funzioni pubbliche ancora indefinite. Sappiamo già che non riuscirà mai a portare a termine questa costruzione assurda. Perchè allora non cogliere l’occasione dei contributi presentati al piano operativo e dei tavoli intersettoriali per l’emergenza climatica per riportare il tema della riqualificazione del sito dell’antico porto fluviale di Lucca ad un livello normale di discussione, fuori dalle segrete stanze?”.

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