Conpartecipo dalla parte del vescovo: “Esprimere un’opinione è un diritto e una necessità”

“Quanto accaduto al vescovo di Lucca Paolo per aver espresso il proprio sentire nei confronti del decreto sicurezza bis, dal suo punto di vista di pastore e guida della nostra diocesi, i commenti e le ingiurie pesanti che gli sono state rivolte ci spingono a condividere apertamente il contenuto del suo messaggio, ma inducono anche una riflessione che abbraccia più aspetti, legati al contesto civile e sociale più che a quello religioso. Lo facciamo da associazione laica impegnata da anni nella società civile lucchese”.  A parlare è l’associazione Conpartecipo, che interviene così nel dibattito sul tema.

“Pensiamo che la libertà di elaborare una propria opinione – dicono dall’associazione – di esprimerla e di condividerla pubblicamente con altri sia non solo un diritto, ma una necessità per la crescita delle persone e per l’elaborazione di un pensiero costruttivo nel rispetto reciproco della discussione e dei linguaggi che si usano. Purtroppo, non solo in questo episodio, vediamo crescere l’abitudine di svilire il messaggio, non controbattere il contenuto con argomenti coerenti ma con battute di dubbio gusto e inutile significato, capaci di strappare qualche secondo di notorietà per la banalità o il turpiloquio di cui sono fatte. Attaccare la persona che si esprime è diventato per molti l’unico modo di dialogare trasformando l’interlocutore in nemico, creando quindi separazione, antagonismo, cercando di trascinarlo sullo stesso terreno, quello del ridicolo e dell’ignoranza di chi non ha reali convinzioni da poter opporre, senza approfondire, senza argomentare, senza pensare; appunto”.
“Oggi, con l’approvazione del così detto decreto sicurezza bis  conclude la nota – siamo tutti per legge chiamati ad essere meno accoglienti, meno solidali, meno aperti alle esigenze delle donne e degli uomini del mondo. Dalla lettura del decreto non ci sembra ci siano dei più a controbilanciare, ed è veramente necessario interrogarci se e in quale misura questa nuova normativa risponda alle esigenze di noi, donne e uomini del mondo”.

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