New Delhi, Pci scrive all’Asl: “Per prevenire servono investimenti e pianificazioni intelligenti”

Toscana messa in ginocchio dai ceppi di Klebsiella pneumoniae produttori di metallo-beta di tipo New-Delhi, a scrivere alla direttrice dell’Asl Toscana nord ovest anche Paolo Annale, responsabile sanità della Federazione Lucca Versilia del Partito comunista italiano. “Desidero – scrive Annale – intervenire in merito al fenomeno che sta occupando l’attenzione dei media e destando preoccupazione nell’opinione pubblica. E’ certamente superfluo premettere che l’intervento, non di carattere tecnico, ha come unico obiettivo una seppur rapida analisi politica. Se da un lato sarebbe possibile esprimere soddisfazione per le misure elencate nel recente decreto adottato dalla Regione per il contrasto alla diffusione dei batteri in questione, dall’altro non possiamo non registrare come queste per una loro puntuale applicazione necessitino di molte risorse, economiche, logistiche ed umane molto distanti da quanto pare possa essere garantito dagli standard in dotazione che, a seguito di ricorrenti ‘ottimizzazioni’, si sono nel tempo ridotti. Tanto da domandarsi come si possa far fronte ad impegni di tale portata se non con dotazioni aggiuntive non solo di organico ma anche per quanto riguarda i servizi di pulizia (in appalto) che al contrario hanno visto nel tempo contrazioni crescenti, o a contrario con un super lavoro delle forze in campo”.

“Volgendo lo sguardo poi alle possibili cause del fenomeno in questione – si legge nella nota – ancora una volta lontani da voler fornire interpretazioni che spettano agli epidemiologi e ad altre figure specialistiche, ci domandiamo del perché si continui a non dare attuazione alle politiche socio-sanitarie territoriali che riteniamo potrebbero, e nel caso specifico avrebbero potuto, contenere la diffusione di batteri ultra-resistenti attraverso una gestione anche domiciliare di molte cronicità, con l’ausilio della medicina di base e di iniziativa, alle quali si dovrebbero chiedere impegni crescenti in una visione di interazione e collaborazione con i medici specialisti. Ciò peraltro sgraverebbe, come in altre occasioni ricordato, le strutture ospedaliere da accessi indebiti, liberando così energie da destinare alle acuzie e ai problemi della loro gestione, compresi quelli delle infezioni nosocomiali. Ci sembra al contrario che in questo ambito pochi siano gli investimenti sia culturali che economici, lasciando quindi insoddisfatti i reali bisogni. La politica sanitaria – conclude Annale – non si può fare solo con protocolli, linee guida, commissioni di esperti puntualmente invocati per rispondere ai bisogni contingenti; occorrono al contrario pianificazioni intelligenti e significativi investimenti, unico modo per garantire, al di là delle dichiarazioni di intenti e dei proclami, una sanità davvero pubblica e universalistica. Seguiremo con attenzione gli sviluppi della situazione, continuando a chiedere che la sanità non sia interpretata come uno dei tanti settori del mercato ma che al contrario sia letta come diritto democratico inalienabile”.

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