Sì, sono il padre di un “disagiato” e a Salvini dico che non è colpa mia

Si è sentito chiamare in causa dalle parole pronunciate ieri sera (Primo maggio) al Mai Mai dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che ha bollato i contestatori all’esterno del locale come “30 dementi”, “cresciuti in un ambiente familiare disagiato” (Leggi). “E’ vero – spiega Riccardo, padre di un giovane studente presente ieri al presidio -, come dice Matteo Salvini: mio figlio, somalo di origine, vive in un ambiente disagiato, ma la responsabilità non è certamente mia o di sua madre, se c’è un responsabile è lui e chi come lui alimenta un clima sociale sempre più discriminatorio verso chi ha una pelle o un etnia diversa da quella di molti Italiani, ma non tutti grazie a Dio”.

“Personalmente – aggiunge Riccardo – ho la fortuna di vivere in una famiglia dove i neri sono in maggioranza e vivo questo come una ricchezza per noi e per chi ci conosce, non mi sono mai sentito minacciato per il loro futuro a Lucca e non ho pensato che si potesse creare un clima ostile nei loro confronti. Oggi mi trovo a dover essere preoccupato perché temo che la mia città perda i valori di tolleranza e apertura all’altro che ha quasi sempre avuto, per questo sono orgoglioso per quei 30 ragazzi che hanno espresso pacificamente la loro contrarietà alle parole che Salvini va portando in mezza Italia da tempo e che purtroppo molta stampa e televisione amplifica tutti i giorni. Spero che la mia città di fronte al dramma dei migranti che cercando la salvezza trovano la morte del nostro mare, risponda alle parole di Salvini con la solidarietà e l’accoglienza che l’ha sempre contraddistinta”.

 

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