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Rossi: “Regione a fianco di esperienze come quelle gestite da don Biancalani”

“Vogliamo farci carico delle migliaia di giovani che oggi sono allo sbando, perché non seguiti da nessuno e costretti a vivere in luoghi degradati che favoriscono il diffondersi di comportamenti criminali. Noi siamo invece per la sicurezza, la legalità e vogliamo un futuro sereno per la Toscana. Dobbiamo favorire l’integrazione di questi ragazzi. E l’unica strada per farlo è prendersene cura. La politica non può cavalcare i problemi, ma deve trovare delle soluzioni. Volevo che don Biancalani non si sentisse solo, ed ecco la nostra proposta. Al momento non abbiamo in mente nessuna struttura, ma ne individueremo presto una idonea”. E’ con queste parole che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha presentato questa mattina (26 ottobre), alla presidenza regionale, il protocollo che ha firmato insieme a don Biancalani, il parroco della chiesa di Santa Maria Maggiore a Vicofaro di Pistoia con il quale si propone di dare una nuova sistemazione ai richiedenti asilo attualmente ospiti presso la canonica di Vicofaro.

“La Regione – ha aggiunto Rossi – è a fianco di esperienze come quelle gestite da don Biancalani, ed è pronta a farsi carico di altre situazioni se avrà richieste in tal senso. Se invece queste esperienze le chiudiamo è evidente che resta solo la ruspa che non porta da nessuna parte. Io sono invece disposto a firmare Protocolli con chiunque voglia andare in questa direzione, perché fa un servizio alla società toscana, facendosi carico di un problema che altrimenti può avere sbocchi negativi per tutti”. Secondo il presidente il lavoro che don Biancalani conduce è verso ragazzi che altrimenti vagherebbero per le strade. Non affrontare il problema “significa esasperare le situazioni, generare degrado, violenza, disperazione, mettendo a rischio i cittadini, cosa che vogliamo evitare in ogni modo. Invece ci sono le intelligenze, le risorse e la forza per gestire la questione”. Si è poi detto convinto che serva applicare lo ius soli, che permetterebbe di dare la cittadinanza ad un milione di persone che ne hanno diritto perché qui sono nate e da molto tempo risiedono in Italia: “prima facciamo questo passo – ha precisato – meglio è, perché sentirsi parte di una nazione aiuta l’integrazione”. “E’ necessario prima aprirsi – ha concluso Enrico Rossi – e poi applicare le leggi con rigore. Ma se non si attuano politiche in grado di gestire tutto questo, la società finirà per implodere e i veleni della violenza prevarranno. Noi invece ci impegneremo fino in fondo e finché avremo fiato e forza, affinché ciò non accada”. A lui ha fatto eco l’assessore regionale all’immigrazione, Vittorio Bugli, che ha ricordato come in Toscana siano in aumento i bambini nati da cittadini stranieri e che c’è spazio per il loro inserimento. “Deve essere un inserimento – ha precisato Bugli – fatto di azioni concrete. Altrimenti finiranno nella zona grigia di chi è costretto a nascondersi, a darsi alla clandestinità. E’ per questo che tutte le iniziative di governo di questo fenomeno sono da considerarsi positive. E quella di Pistoia è una di queste”.

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