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Misure di sicurezza in ambito psichiatrico, un protocollo di collaborazione tra Regione e magistratura

Un protocollo d’intesa tra Regione Toscana, Corte d’Appello di Firenze, Procura generale della Corte d’appello di Firenze, tribunale di sorveglianza di Firenze, e Ufficio distrettuale per l’esecuzione penale esterna di Firenze, per definire le modalità di raccordo operative tra i Dipartimenti di salute mentale delle azende sanitarie toscane e la magistratura, in seguito alla chiusura dell’ospedale psichiatrico giudiziario, con l’obiettivo di potenziare la presa in carico territoriale dei pazienti e limitare al minimo gli ingressi in Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza).

A siglare il protocollo sono stati, stamani in Palazzo Strozzi Sacrati, l’assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi, la presidente della Corte d’appello di Firenze Margherita Cassano, il procuratore generale presso la Corte d’appello di Firenze Marcello Viola, il presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze Marcello Bortolato. Ha firmato il protocollo anche il direttore dell’Ufficio distrettuale per l’esecuzione penale esterna di Firenze Salvatore Nasca, impossibilitato però ad essere presente. Subito dopo, i firmatari hanno illustrato ai giornalisti i contenuti del protocollo.
“Ci auguriamo che questo protocollo possa essere un punto di miglioramento dei rapporti tra i servizi di salute mentale e la magistratura – ha detto Stefania Saccardi – C’è la necessità di un raccordo sempre più stretto, ed è importante mettersi attorno a un tavolo per capire come dotare la magistratura di un quadro il più completo possibile, e come si possa prendere in carico la persona e fare un percorso riabilitativo. E’ un disegno complessivo, un’azione che vuole rispettare appieno il dettato della Costituzione. Chiunque ha diritto a una presa in carico e a una risposta appropriata alla propria condizione, nel modo più giusto e corretto”.
“Con questo protocollo – ha sottolineato Margherita Cassano – si comincia a dare attuazione ai princìpi della legge che ha portato alla chiusura dell’Opg, e a dare preminente attenzione alla persona e al suo bisogno di cura. Avevamo bisogno di collaborare tra di noi, prima di tutto attraverso la conoscenza reciproca dei nostri sistemi. Delineare un quadro di princìpi condivisi e concordare procedure chiare per tutti. Il lavoro è avviato, serviranno ulteriori approfondimenti e misure condivise”.
“Dovevamo fornire una risposta adeguata alla necessità di contemperare due esigenze – ha dichiarato Marcello Viola – La tutela di un diritto fondamentale di sicurezza per i cittadini, e l’attenzione alle condizioni di salute della persona. Lo scambio di informazioni necessario è iniziato, la collaborazione virtuosa tra le istituzioni non può che portare a un buon risultato”.
“Questo protocollo ha un’importanza duplice – ha commentato Marcello Bortolato – E’ il momento conclusivo di un processo di superamento dell’Opg, ma è anche il punto di partenza fondamentale per cominciare a parlare un linguaggio comune tra tutte le istituzioni. E’ importante coinvolgere il più possibile diverse professionalità”.
“Questo protocollo aggiunge valore a quello che stiamo facendo in seguito alla chiusura dell’Opg – ha concluso infine Rossella Giazzi, intervenuta al posto di Salvatore Nasca – I programmi terapeutico-riabilitativi sono fondamentali in questo percorso”.
Nel 2008 furono trasferite alle Regioni anche le funzioni sanitarie riguardanti gli ospedali psichiatrici giudiziari, disponendo per le Regioni la realizzazione di modelli organizzativi in grado di garantire una corretta armonizzazione fra le misure sanitarie e le esigenze di sicurezza. Poi, con leggi e decreti legge che si sono susseguiti tra il 2011 e il 2014, gli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) sono stati chiusi e le misure di sicurezza del ricovero in Opg e dell’assegnazione a casa di cura e di custodia vengono eseguite esclusivamente all’interno delle strutture sanitarie destinate a questo scopo. In particolare, per il completo superamento dell’Opg, la legge ha previsto che le regioni realizzino e gestiscano nel proprio territorio, attraverso le Asl, strutture sanitarie residenziali destinate ad accogliere le persone cui sono applicate le misure di sicurezza del ricovero in Opg.
La riforma ha reso inoltre residuale il ricorso alle misure di sicurezza detentive, aprendo scenari innovativi nell’ambito della collaborazione istituzionale tra sanità e magistratura e rendendo stringente la necessità di definire, in maniera funzionale e interattiva, i percorsi di cura, nell’interesse della salute mentale del singolo e anche della tutela della collettività.
La Regione Toscana ha delineato il percorso di superamento dell’Opg di Montelupo Fiorentino attraverso una serie di interventi che mirano al potenziamento della rete dei servizi territoriali, delle residenze intermedie e all’attivazione di una Residenza per le misure di sicurezza detentive (Rems). Si tratta di una rete integrata di servizi, fondata su più livelli, basata sulla circolarità e temporaneità degli interventi e finalizzata al rientro del paziente nel territorio di provenienza nel minor tempo possibile. I Dipartimenti di Salute Mentale delle Asl prendono in carico i pazienti con progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati, per favorire il reinserimento sociale delle persone, in integrazione con altri luoghi e presidi di cura, con comunità socio-assistenziali e con le risorse sociali e civili del territorio, come le associazioni di utenti e familiari.
Ci sono 48 posti letto distribuiti in 6 strutture sanitarie extraospedaliere terapeutico-riabilitative, cosiddette “intermedie” che, in sinergia con i Dsm, sono destinate ad accogliere le persone cui sono applicate le misure di sicurezza non detentive (o misure di Licenza finale esperimento), in uscita dalla Rems e anche per limitare gli ingressi nella Rems stessa. Ci sono trenta posti letto nella Rems di Volterra, distinti in due moduli, ognuno dei quali può accogliere 15 pazienti, per un totale di 28 posti per uomini e due per donne. In base al programma regionale, è prevista una revisione strutturale con nuovi e più ampi locali, per un totale di 40 posti, i cui lavori sono in fase di svolgimento. Sono inoltre in corso i lavori per l’attivazione di 20 posti presso una seconda Rems a Empoli, 9 in una prima fase e 11 in una successiva.
Dalla data di apertura della Rems di Volterra (1 dicembre 2015) ad oggi, ci sono stati 69 ingressi e 42 dimissioni, quindi un alto turn over, che rispecchia il buon funzionamento della rete territoriale dei servizi e la circolarità e integrazione degli interventi.
Obiettivo del protocollo siglato stamani, realizzare la continuità terapeutica e di trattamento tra la fase della cognizione affidata alla Magistratura requirente e giudicante penale e quella della esecuzione della misura di sicurezza affidata alla magistratura di sorveglianza, sviluppare un rapporto e dialogo costante tra uffici giudiziari e servizi sanitari territoriali, per fornire, nel rispetto delle competenze, i necessari trattamenti sanitari, conciliando il diritto alla cura del paziente con le esigenze di sviluppo del percorso giudiziario e di tutela della sicurezza della collettività.
Per questo, è anche previsto un tavolo tecnico interistituzionale regionale, composto da rappresentanti della magistratura, dell’avvocatura, dei servizi di salute mentale dei dipartimenti aziendali, dell’Uiepe (Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna) e di altri soggetti istituzionali individuati in base alle necessità, per condividere eventuali criticità rilevate, individuare nuove prassi organizzative e redigere intese operative che rendano più fluida la collaborazione tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti nell’esecuzione del protocollo d’intesa.

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