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Regione pronta a finanziare esperimenti di partecipazione

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La Toscana è pronta a ripartire con nuovi esperimenti di partecipazione, esperimenti che da cinque anni – da quando la Regione ha approvato la sua prima legge per coinvolgere i cittadini nelle decisioni delle istituzioni – stanno diventando sempre più una pratica quotidiana. Il 16 aprile si insedierà infatti in Consiglio regionale la nuova autorità per la partecipazione e prenderà così il via la seconda fase legata alla legge rinnovata l’anno scorso. Sul tavolo degli uffici regionali sono già arrivate alcune proposte di possibili processi partecipativi da attivare.
L’assessore alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli l’annuncia nel corso di un convegno che la Cisl ha organizzato stamani a Firenze, tutto dedicato alle infrastrutture attese nell’area fiorentina e utili per un salto in avanti nella qualità dell’ambiente. Con una precisazione: la partecipazione con il modello del dibattito pubblico, ricorda l’assessore, deve riguardare opere senza ancora un progetto definitivo, dove al massimo si è approvato il preliminare. Solo così può essere una cosa pensata per dare un contributo positivo al miglioramento di un’opera ed anticipare e comporre eventuali conflitti prima che si creino. Altrimenti è solo un modo per bloccare i cantieri. Sempre che, avverte di nuovo l’assessore, tutti gli attori coinvolti non decidano comunque di mettersi attorno ad un tavolo. In quel caso un processo partecipativo può aprirsi anche in corso d’opera, ma serve l’accordo di tutti.

La legge toscana rinnovata l’anno scorso porta con sé varie novità. La prima riguarda le grandi opere: sopra 50 milioni il dibattito pubblico diventa obbligatorio. Ma con tempi certi e definiti, avverte l’assessore. La seconda riguarda la composizione stessa dell’autorità: da un solo membro si passa a tre esperti, a cui si aggiunge come membro aggiunto il garante della comunicazione della legge sul territorio quando di progetti che riguardano questo settore si discute.
I tre esperti nominati dal Consiglio regionale, ma che saranno aiutati nella loro attività anche dagli uffici della giunta, sono Giovanni Allegretti, Irene Casillo e Paolo Scattoni: un architetto ed urbanista fiorentino che lavora all’università di Coimbra in Portogallo, tra i primi studiosi di democrazia partecipativa nel mondo da Porto Alegre in avanti, una giovane ricercatrice del Cnr di Parigi che tra l’altro collabora con la Commissione nazionale per il dibattito pubblico francese a cui la Toscana si è ispirata per la sua legge e un urbanista di Roma esperto di pianificazione e partecipazione. Esperienze internazionali importantissime per dare gambe alla rinnovata legge toscana, dove la differenza – ricorda l’assessore alla presidenza della Regione – la faranno i dettagli. E la pratica sul campo dunque.
Nelle prossime settimane i tre esperti inizieranno a lavorare, ma per l’assessore una risultato è già stato raggiunto: l’aver riportato a casa due cervelli fuggiti all’estero. Che certo non sono tornati per i 30 euro di gettone di presenza con cui saranno pagati, ma perché l’esperienza toscana è considerata in Italia (ed anche oltre i confini nazionali) oramai un punto di riferimento. Citata da Cottarelli nelle sue slides sulla spending review, come esempio positivo di un nuovo modo di gestire grandi progetti ed affidamento dei lavori. Citata dai saggi del presidente Napolitano, come modello da esportare su scala nazionale. Citata dal ministero dell’Ambiente, da Confindustria ed altre associazioni.

 

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