Le ‘nozze interiori’ celebrate dallo yoga foto

Luna mia bella luna / Cantami la fortuna / Fammi sognar dormendo / Chi sposerò vivendo. Così cantavano le donne nelle nostre campagne guardando la luna piena attraverso uno staccio. È un’immagine che possiamo far risalire agli anni tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, ma quanto spesso ancor oggi sentiamo parlare della ricerca dell’anima gemella? Spesso questa ricerca mira a trovare colui o colei che sia in grado di compensarci, di neutralizzare le nostre debolezze con elementi di forza, o comunque di bilanciare le nostre carenze. Così le due parti si appoggeranno l’una all’altra cercando la fusione, senza sviluppare pienamente se stesse ma trovando un’identità come coppia.

In ognuno di noi coesistono maschile e femminile, yin e yang; le componenti polari dell’essere umano che si attraggono e si respingono dentro e fuori di lui. Lo yoga ci insegna ad ascoltarci (ricordiamocelo sempre, e impariamo ad ascoltare quella parte di noi che ci guida dall’interno) e ad individuare i nostri aspetti lunari-femminili e quelli solari-maschili che vogliono potersi esprimere. Ignorare ciò ci potrebbe portare ad un facile e precario equilibrio interno e ad un’armonia intima che si potrebbe dissolvere rapidamente perché fittizia. La nostra parte destra è solare, maschile, attiva, estroflessa, mobile, competitiva, energica, legata alla luce, al giorno; mentre la parte sinistra è lunare, femminile, introversa, portata all’accettazione e all’accoglienza, ordinatrice, trasformativa, legata all’ombra, alla notte. Considerando che in ogni persona sono presenti entrambi questi lati, proviamo a sperimentare quali aspetti sono più consoni alla nostra personalità e quali non sopportiamo proprio, per imparare a conoscerci e verificare la possibilità di una trasformazione mediante un nuovo assetto degli equilibri interiori. Un reale rinnovamento si avrà quando si realizzerà il matrimonio tra questi due poli e, come ci insegna Annick de Souzenelle nel suo libro Il simbolismo del corpo, solo dopo che si sono portate a compimento le nozze interiori possiamo realizzare quelle esteriori. E lo yoga ratna è un buono strumento in questa direzione perché, creando una relazione tra le immagini che rappresentiamo e la nostra stessa energia, porta alla luce dinamiche profonde della nostra interiorità e ci mette in grado di riscoprire la nostra vera natura.
La sequenza è basata sui due grandi archetipi, il maschile ed il femminile, e una posizione di equilibrio. Inizia con Sada Shiva Asana (in apertura ed in chiusura), dedicata a Shiva Nilakantha, cioè Shiva dal collo blu, grande simbolo di trasformazione. Il mito racconta, infatti, che per neutralizzare il veleno apparso quale risultato del frullamento dell’oceano primordiale da cui si formò il mondo, questa divinità lo ingoiò e, senza restarne danneggiato, impedì che nuocesse a qualsiasi essere umano. Madhavi Asana: Madhavi Devi è una divinità che rappresenta il buio, la magia della notte, è colei che accoglie e protegge sotto il suo manto, è la dea della sessualità sacra che va oltre le tendenze egoiche e si dirige verso l’esperienza mistica. Samasthiti Asana presenta ancora un aspetto della Shakti, del femminile primigenio, ed è colei che mostra la stabilità, la fermezza, il contatto con la terra e la possibilità di rendere il proprio corpo un canale vuoto in grado di essere attraversato dalle energie della terra e del cielo. Rudra Asana rappresenta l’aspetto terrifico di Shiva, nella sua forma di dio della tempesta, del fiammeggiante signore della folgore. È un dio guerriero, irruente, forte, indomito, che serba la sua potenza all’interno. Trikonasana, dedicata a Shiva e a Shakti, è la forma che cerca l’equilibrio tra l’energia maschile e quella femminile: infatti il triangolo col vertice verso l’alto è simbolo dell’elemento fuoco, che divampa dal basso, e del maschile, che dal molteplice si protende verso l’Uno; ed il triangolo con il vertice verso il basso è simbolo dell’elemento acqua, in cui si forma la vita, e della forza procreatrice femminile che partendo da un punto può estendersi verso la molteplicità. Maha Devi Asana è la posizione della Grande Madre, la dea che protegge tutto quanto il genere umano, colei da cui tutto discende ad a cui tutto ritorna nel tempo ciclico, circolare nel quale l’universo si muove; e l’universo è il corpo vivente di questa Dea Madre creatrice. Maha Devi è colei che elargisce potere ed è allo stesso tempo la rigeneratrice e la Madre Terra. Shiva Nataraja Asana rappresenta la danza cosmica di Shiva la quale ha un’energia tale da spazzar via ciò che resta della distruzione precedente dell’Universo e dar vita ad una nuova creazione. Shiva è signore del ritmo e come tale dà origine al mondo delle forme. È una danza sacra che fa risvegliare energie sopite in chi danza, tanto da rivelargli dei suoi aspetti sconosciuti e portarlo/a verso la realizzazione di sé. La sequenza si conclude con il rilassamento che permette al corpo di elaborare ciò che ha vissuto ed alla mente di rimanere distante dalle necessità del quotidiano per essere presente nel qui ed ora.
Poniti con la schiena a terra, ben disteso e abbandonato, le gambe vicine e le braccia ai lati del corpo. Rimani all’ascolto del respiro. Senti dove si muove il tuo respiro spontaneo e lascia che il suo ritmo diventi tranquillo e regolare. Ora lascia emergere dal tuo interno l’asana di Sada Shiva: poni i piedi a martello e una profonda inspirazione solleverà le tue braccia e le porterà verso l’alto e al di là del capo; espirando afferra il capo con le mani sovrapposte ed i gomiti uniti davanti al viso. La testa è passiva ed inspirando le mani la solleveranno da terra finché il mento non sfiorerà lo sterno. Senti allungarsi tutte le fasce muscolari della parte posteriore del corpo. Prima che sopraggiunga la fatica, le mani deporranno delicatamente la testa a terra e poi le braccia scenderanno lungo i fianchi. Rimani all’ascolto e quindi completa la forma. In posizione prona, con le braccia distese in avanti, intreccia le dita delle mani e stendi a terra solo i mignoli. La parte anteriore del corpo di allunga e si tende mentre sollevi la testa aprendo il bell’arco del collo. Rimani per lo stesso tempo sui due lati e quando ritorni osserva le sensazioni che il corpo ti rimanda. Sposta il bacino verso l’alto e all’indietro e solleva la testa ed il busto in modo da portarti a sedere con i glutei a terra.
Perché la posizione di Madhavi Devi appaia, piega le ginocchia e divaricale; solleva i piedi e rimani in appoggio sul piccolo triangolo formato dai due ischi e dal coccige. Afferra gli alluci con le dita delle mani e distendi le gambe in avanti e verso l’alto mantenendole ben aperte. Il respiro calmo accompagna la posizione. Quando vuoi lasciarla i gesti che l’hanno costruita ti aiuteranno a scioglierla. Senza fretta alzati in piedi e con le gambe unite permetti alle piante dei piedi di radicarsi a terra.
Su questa base si formerà l’asana di Samasthiti: inspirando allungati verso l’alto e fai salire su anche le braccia, espirando fletti le braccia ed accogli i gomiti con i palmi delle mani. Ad ogni inspirazione senti i gomiti salire meglio verso il cielo e ad ogni espirazione cerca la stabilità ed il radicamento a terra. Il corpo si svuota e diventa un canale vitale che accoglie e si lascia attraversare dalla potente energia.del cielo e della terra. Quando avverti che è il momento di mutare forma (ricorda che ogni posizione va mantenuta inizialmente per una decina di respiri che aumenteranno poi gradualmente perché il tempo sia di circa tre minuti) fai emergere Rudrasana.
Rudrasana: distendi inspirando le braccia verso l’alto ed unisci i palmi delle mani e le dita; espirando fletti le ginocchia, rientra lievemente il mento ed inclina un poco il busto in avanti. Senti la bella spinta del respiro che dalla terra acquista forza mentre sale verso il cielo e la stabilità del corpo che lascia la sua impronta energetica nell’aria. Anche quando avrai lasciato la forma questa impronta (come quella delle altre asana) rimarrà per un poco di tempo e potrai osservarla mentre ascolti i messaggi che il corpo ti rimanda. Poi aumenta la distanza tra i piedi in modo che diventi la più ampia che puoi raggiungere e senti questo grande triangolo che ti sostiene.
È questa la base su cui costruire Trikonasana. Un’inspirazione profonda ti fa sollevare le braccia sulla linea delle spalle, ruota il piede sinistro verso l’esterno ed espirando fletti il busto verso sinistra (senza che il bacino si spinga indietro) e lascia che il braccio sinistro scenda e la mano si appoggi alla caviglia mentre il braccio destro sale e diventa perpendicolare a terra. Volgi lo sguardo verso la mano che è in alto e osserva il respiro che scorre parallelo a terra. Inizialmente mantieni la posizione per una decina di respiri e poi scioglila riportando con una profonda inspirazione il busto verso l’alto e sollevando le braccia per poi farle scendere lungo i fianchi. Quindi ripeti l’asana sull’altro lato. Lasciati il tempo per osservare il filo di energia che è rimasto nell’aria a mostrare ancora la forma, poi riduci leggermente la distanza tra i piedi e porta le punte verso l’esterno per preparare l’asana di Maha Devi.
Maha Devi: inspirando solleva le braccia lateralmente e poi fletti i gomiti in modo che gli avambracci siano perpendicolari a terra, le mani con le dita unite volgono i palmi in avanti, espirando piega le ginocchia e fai scendere il bacino verso il basso. Percepisci la grande forza delle gambe e delle braccia, la maestosità del corpo intero. Elimina ogni sforzo e senti che la forma si sostiene da sola ed il respiro la pervade così come il prana, l’energia vitale. anche quando movimenti lenti, guidati dal respiro ti hanno fatto ritornare, rimani nell’osservazione, nella percezione, nell’ascolto di quanto è emerso dal tuo interno. Poi lentamente riduci la distanza tra i piedi lasciando solo un piccolo spazio tra i due e preparati a far emergere l’asana di Shiva Nataraja.
Shiva Nataraja: sposta il peso sul piede destro ed inspirando solleva il braccio destro e senti che questa parte destra è forte e ti sostiene. La gamba sinistra è più leggera ed inspirando piega il ginocchio e solleva il piede e con la mano sinistra afferra la caviglia o il dorso del piede. Senti la stabilità e l’equilibrio tra i due lati ed allora inspirando fletti un poco il busto in avanti e lascia che si inarchi mentre il braccio destro viene anch’esso leggermente in avanti ben teso e contemporaneamente il piede sinistro si spinge all’indietro portando con sé la mano ed il braccio a formare ancora un arco. Leggerezza e forza sono in perfetto equilibrio ed allora non c’è tensione né rigidità ed il respiro può scorrere calmo e regolare. Ripeti poi la posizione con gli stessi tempi sull’altro lato.
Quindi pian piano scendi a terra e ti sdrai giù appoggiando la schiena per fare un rilassamento come quello proposto nell’articolo precedente (clicca qui).

Patrizia Martinelli
insegnante yoga ratna

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