Quando il figlio ha difficoltà a spiccare il volo

Come in tutte le culture ad alta complessità economica e sociale, anche in quella occidentale si verifica la necessità per il figlio giovane/adulto di uscire di casa e creare una propria dimensione di vita. Se ci soffermiamo sull’espressione ‘giovane adulto’ ne comprendiamo la contraddizione in termini: giovane infatti fa riferimento a un soggetto in evoluzione che non ha ancora completato il proprio sviluppo psico fisico, mentre il termine adulto si riferisce a un individuo che ha già portato a compimento il suo iter dal punto di vista individuale; l’età è quella compresa tra i 20/25 e i 30/35 anni circa; certo la possibilità di rimanere con i propri genitori, dato il prolungamento del periodo dedicato allo studio, alla formazione, la posticipazione dell’ingresso nel mondo del lavoro, la posticipazione del matrimonio, possono rappresentare un vantaggio sia per il giovane/adulto che per la famiglia, ma il vantaggio è tale se la fase rimane limitata un periodo transitorio. 

Il figlio deve organizzare il proprio distacco ma specularmente i genitori devono affrontare il compito complementare di separarsi da lui e accettare il passaggio dalla dipendenza dell’infanzia alla differenziazione dell’adolescenza. La ricerca e il bisogno di autonomia tipica dell’adolescenza è un processo di tipo circolare e vede coinvolti il figlio ma anche la famiglia secondo un principio di parificazione; per entrambi c’è una nuova ricerca di equilibrio, autonomia e riorganizzazione da uno status precedente. Il compito della famiglia è quella di trampolino di lancio ed è importante sottolineare che deve trattarsi di una fase transitoria. I figli devono trovare la spinta, la motivazione, il coraggio per spiccare il volo distaccandosi dalla base sicura dell’ambito domestico; i genitori devono mantenere la loro posizione di solida base d’appoggio pur contribuendo, con flessibilità, a facilitare tutte quei vissuti che permettono ai figli di apprendere dalle esperienze personali.
Se nell’adolescenza il bisogno è di definire la propria identità individuando le proprie aspirazioni e il proprio progetto di vita, nella fase del giovane/adulto il bisogno è di tradurli concretamente in fatti. Educare i figli verso l’autonomia significa anzitutto riconoscerli nella loro specificità di persone e individui; educarli a prendere decisioni indipendentemente dagli altri, ad assumersi le proprie responsabilità, a fare scelte, a elaborare strategie, a saper aspettare, ad avere senso critico e a risolvere da sé i problemi, dunque i genitori devono resistere alla tentazione di mettere tutto a posto, certo assicurarsi che i figli agiscano in sicurezza è essenziale ma, per il resto, devono poter svolgere da soli le loro attività e risolvere in autonomia i loro problemi. Il compito dei genitori è quello di favorire i figli a perseguire il proprio progetto di vita in autonomia e non quello che loro hanno pensato ed idealizzato, loro compito è altresì riconoscerne la condizione adulta e il bisogno di essere riconosciuti nella capacità di dirigere la propria vita, di definire le proprie priorità e di scegliere i propri partner. L’autonomia non coincide con l’uscita fisica dalla propria famiglia di origine si può continuare a restare fortemente dipendenti dai genitori e quindi fortemente condizionati dal legame emotivo anche dopo essersi formati una propria famiglia, vale allora la pena investire nell’educazione della costruzione del sé e della futura indipendenza: di figlio e di individuo.

dottoressa Valentina Ciuffi
pedagogista clinica ed educatrice professionale
valentina.ciuffi@libero.it

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