Le relazioni ai tempi del coronavirus. Come ti ho fatto ti… abbraccio

Genitori e figli al tempo del Covid-19: più tempo insieme e più spazio per il gioco

Prosegue, come ogni lunedì, il nuovo appuntamento dell’Acf. Due psicologi parlano delle relazioni al tempo dell’isolamento forzato per il coronavirus. Lo faranno con un intervento a cadenza settimanale. 

Ilustrazione di Maria Francesca Agnelli (tratta dal libro La nanna è facile! di Giorgia Cozza)
illustrazione acf bambini

Abbiamo parlato di coppie momentaneamente scoppiate e di altre che si trovano a sgomitare per cercare di ritagliarsi i propri spazi, ma che dire di tutte quelle che, da genitori, devono gestire quotidianamente bambini scalpitanti costretti alla clausura forzata?

Stavolta per partire vorremmo fare un gioco con voi (no, tranquilli non è un nuovo capitolo della saga di Saw l’Enigmista). Vi riportiamo un episodio realmente accaduto di un genitore che ci chiama affannato chiedendo: “Dottoressa, le volevo domandare una cosa, ma come mai i miei figlioli dopo 3 settimane di quarantena si sono calmati? Cioè all’inizio erano tanto spaventati, la mattina si alzavano ed erano tristi… e ora invece son tranquilli, sereni, cosa è successo?”

Voi, che cosa avreste risposto? La risposta che abbiamo dato, piuttosto d’istinto e di getto, è stata questa: “Probabilmente perché in questo periodo si godono di più i genitori”. La domanda che ci è stata posta da questo genitore solleva una riflessione importante e probabilmente piuttosto contro intuitiva: in un momento di grossa crisi come questo, dove dovremmo aspettarci bizze continue e urla intermittenti, ci troviamo spesso di fronte a bambini che si sono abituati alla nuova routine con una facilità davvero sorprendente. Perché?

Il contenimento emotivo e la presenza affettiva sono gli elementi che i bambini richiedono più di qualsiasi altra cosa. Possiamo quindi utilizzare questo periodo come un momento veramente importante per stimolare la loro resilienza, perchè la capacità di resistere agli stress non si compra al supermercato ma si sviluppa fin dai primi anni di vita. Non c’è quindi momento migliore per educare i figli al superamento delle difficoltà e stimolare in loro degli ‘anticorpi psicologici’.

Stavolta, speriamo che ci perdonerete, vogliamo fare uno strappo alla regola e darvi dei suggerimenti nel caso in cui vediate il vostro bambino un po’ abbattuto: “Marco capisco che ora sei amareggiato/triste/annoiato (parlare di emozioni lo aiuta a riconoscerle e a dargli un nome) perché non puoi vedere i tuoi compagni ma sappi che ci sono qui io (presenza e contenimento affettivo). Ti va di giocare (disponibilità al gioco).

A proposito di gioco: metterli davanti alla PlayStation è spesso la scelta più facile, tuttavia meglio il famoso “facciamo finta di” (in psicologhese chiamato gioco sociodrammatico) che ci permette di entrare nel loro mondo immaginario stimolandone il linguaggio, la fantasia e potenziando le loro capacità relazionali.

E se fa troppe bizze, invece? Ricordatevi che c’è sempre un’alternativa allo sculaccione. La punizione infatti stimola l’aggressività e la frustrazione. E’ preferibile quella che noi chiamiamo estinzione del comportamento, ovvero: se ti comporti male, non succede nulla di bello, né nulla di brutto; al contrario, se fai il bravo ti premio (alias rinforzo) sempre attraverso magari proprio quel gioco di cui abbiamo parlato prima.

E se i bimbi son cresciuti e si tratta di adolescenti?

… continua …

 

 

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