“Bisogna sopportare ed essere pazienti, almeno per il bene dei figli”. Oppure no

L'impatto delle relazioni violente tra genitori nello sviluppo del figlio. Ce ne parlano gli psicologi Bullentini e Filippi del Consultorio 'La famiglia'

Contrariamente a quanto si possa comunemente pensare, non è soltanto la donna vittima di violenza domestica a subirne l’impatto. Esiste infatti anche un’altra forma di maltrattamento, potentissima sebbene meno visibile, che prende il nome di ‘violenza assistita’ e riguarda l’esposizione dei figli a scene di violenza tra gli adulti che si prendono cura di lui.

Più in particolare il Cismai (coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e abuso dell’infanzia) definisce la violenza assistita da minori in ambito familiare come “l’esperire da parte del/della bambino/a qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori. Il bambino può fare esperienza di tali atti direttamente (quando essi avvengono nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore ne è a conoscenza), e/o percependone gli effetti”.

Per fare maggiore chiarezza riportiamo anche i dati recenti provenienti dal sito Istat che attestano che il numero verde 1522 da gennaio 2013 a settembre 2019 ha raccolto 150.887 chiamate valide, provenienti non solo da vittime di violenza ma anche da persone appartenenti alla rete sociale delle vittime e tra queste sono risultati moltissimi i casi di violenza assistita (23.910 in termini assoluti) e di violenza subita dai minori (6.838). In taluni casi la chiamata al 1522 è avvenuta addirittura proprio per iniziativa dei figli.

Ma che effetto può avere sul bambino essere vittima di questo tipo di violenza? Assistere alla violenza tra i propri genitori ha lo stesso impatto traumatico del riceverla direttamente, implicando spesso anche vissuti di impotenza e di colpa per non aver saputo proteggere il genitore vittima.

Il bambino si aspetta infatti dal genitore protezione e cura e, se questo non si verifica, sperimenta vissuti di angoscia e forte delusione che hanno un impatto molto negativo sul proprio percorso di crescita e sulle modalità che costruisce per relazionarsi con gli altri.

In termini più pratici, cosa può accadere al bambino che è stato vittima di violenza assistita una volta divenuto adulto? Il modello di violenza a cui ha assistito perpetrato dalle figure di accudimento viene interiorizzato in un meccanismo che da adulto solitamente segue tre processi, che in gergo tecnico vengono definiti ‘di copia’:

1) Devo essere come lui/lei

2) Agisco come se lui/lei avesse il controllo

3) Tratto me stesso come faceva lui/lei

Tutto questo può portare quindi all’innescarsi di un ciclo di violenza familiare, dove certi modelli vengono trasmessi tra generazioni senza trovare possibilità di riparare alle ferite traumatiche subite.

E’ quindi necessario, nel caso di relazioni violente intrafamiliari, non limitare qualsiasi tipo di intervento sulla diade maltrattante-vittima ma tenere sempre in considerazione l’intero sistema familiare con particolare attenzione al ‘danno invisibile’ che possono subire i più piccoli. Siamo ancora sicuri che sia meglio tenere duro e sopportare per il loro bene?

A cura del dottor Daniele Filippi e della dottoressa Gaia Bullentini
psicologo e psicologa

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