Le rubriche di Lucca in Diretta - Giornalismi

Chiude L’Unità: occhio alle cause non solo agli effetti

Dall’1 agosto c’è un altro quotidiano in meno in edicola. E fa più notizia e rumore di altri perché è un giornale storico come l’Unità, legato a doppio filo con il Partito Democratico al governo, del quale ha anche animato, e diffuso, il dibattito interno.
E’, purtroppo, solo l’ultimo della lista di giornali quotidiani cartacei che ha chiuso negli ultimi anni e che ha travolto un’intera categoria che, al di là della congiuntura economica ed imprenditoriale, ancora non ha saputo interrogarsi pienamente sulle sue prospettive e sul suo futuro. Sulla capacità, insomma, di coniugare il diritto ad informare e ad essere informati con nuovi modelli di business che garantiscano sostenibilità e, ovviamente, stipendi per chi ci lavora.

Sul tema la nota di Assostampa Toscana è inevitabile quanto già sentita: “L’Associazione Stampa Toscana – si legge – esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi de l’Unità la cui voce viene silenziata. “Cessazione delle pubblicazioni”, hanno sentenziato i liquidatori dell’ azienda. “L’ Unità è viva”, diceva invece la copertina dell’ultimo numero andato in stampa. E’, questa, una convinzione che l’Ast fa propria, certa che presto sarà possibile riabbracciare in edicola un giornale che è un pezzo di storia dell’informazione e che, negli anni, è stato anche palestra di vita e di professione per decine e decine di colleghi. Una voce che in 90 anni ha attraversato ogni tipo di difficoltà non può spegnersi così, adesso. Lo chiedono in tanti, soprattutto qui in Toscana dove forte e vivo è stato e resta il radicamento di questa testata e l’affezione di tanti lettori. C’è ancora modo e tempo perché questa non sia una fine ma un nuovo punto di partenza per rilanciare, stavolta davvero, il giornale che fu di Antonio Gramsci. E’ una sfida che tutti coloro che oggi esprimono vicinanza a questo giornale, nessuno escluso, sono chiamati a raccogliere”.
Come, ovviamente, non è il compito del sindacato dirlo. Ma lo è interrogarsi su un sistema. Che sta creando una serie di satelliti, rigorosamente autoprodotti, messi in piedi da giornalisti rimasti senza lavoro e che non hanno allo stesso tempo le competenze imprenditoriali per poter stare sul mercato. Con il rischio che dall’opportunità di creare qualcosa di realmente innovativo ed efficace si torni al “vecchio” modello editore-dipendenti, che rimarrebbe legato, fatta salva la nascita di una nuova generazione di editori puri, alla logica del profitto degli imprenditori che vogliono investire nell’informazioni con tutti i conseguenti rischi per l’indipendenza della stessa.
Quindi ben venga l’appello per far ritornare in vita l’Unità, che sia un appello esteso a far tornare al centro del dibattito il significato, l’importanza, il valore in un certo senso pubblico di prodotti informativi che tali possano essere chiamati. Magari senza presentare come risposta la sola logica dell’assistenzialismo pubblico. Che sarebbe un po’ come dare qualche mese di vita in più a un malato terminale prescrivendogli un po’ di ossigeno.

Enrico Pace

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