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Consiglio regionale, sì a risoluzione su incentivi a fusione Comuni

Incentivi ai comuni che si fondono, meccanismi disincentivanti all’ipotesi di frazionamento, riordino dei livelli di governance e regole certe per il referendum consultivo. Queste le linee della proposta di risoluzione presentata in aula da Antonio Mazzeo (Pd), sottoscritta anche da Leonardo Marras (Pd) e Lucia De Robertis (Pd), in merito agli orientamenti del consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali. L’atto, approvato a maggioranza (Pd), ha ricevuto il voto contrario di tutte le opposizioni Lega Nord, M5S, Fi, Sì e Fdi.

“Dobbiamo spingere l’acceleratore sul tema delle fusioni dei comuni – ha detto Mazzeo, consigliere regionale dell’Ufficio di Presidenza – dare più incentivi a quelli che pensano di fondersi, disincentivare la frammentazione e offrire un sistema di regole nuovo e chiaro per i referendum consultivi”. Nell’atto si impegna la Regione ad approvare la fusione, nel caso in cui nel referendum sia raggiunta una maggioranza superiore ai due terzi dei votanti nell’intera comunità interessata. Nel caso in cui, invece, tale maggioranza non sia stata raggiunta, la Regione approverà la fusione solo in presenza della maggioranza favorevole in ciascuno dei comuni consultati.
Nella risoluzione, come ha ricordato Mazzeo, si ribadisce la necessità di “semplificare il rapporto che la Regione ha con l’associazionismo degli enti locali”, “mettere in atto una riforma del Cal (Consiglio delle autonomie locali)”, “superare gli organismi di rappresentanza degli enti locali non più attinenti all’attuale processo di riordino come Upi, Uncem e Lega autonomie, orientando tutte le risorse verso Anci (associazione nazionale comuni italiani)”.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha espresso voto contrario alla proposta di risoluzione. “Bisogna – ha detto – accettare la volontà dei cittadini”. Donzelli ha chiesto chiarezza sulla gestione di Uncem, “sui 400 mila euro pagati da Uncem in consulenze e collaborazioni”, sui “viaggi di rappresentanza di Uncem costati 500 euro al giorno”. “Nemmeno al difensore civico – ha concluso Donzelli – è stato concesso di vedere i dettagli delle spese di Uncem”. Infine, “ai dipendenti di Uncem non sono stati pagati nemmeno i contributi”.
“Sulla necessità di una semplificazione istituzionale e di procedere ad un percorso finalizzato alle fusioni – ha detto il capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai – siamo d’accordo ma solo se c’è la condivisione delle comunità”. Mugnai ha ribadito l’importanza della volontà popolare espressa attraverso il voto. “Non si può bypassare la volontà di una singola comunità, questa risoluzione nasce per giustificare ex post quanto avete fatto rispetto alla fusione di Abetone e Cutigliano, creare maggioranze qualificate nell’espressione della volontà popolare di tutti gli elettori dei comuni interessati dalla fusione, per motivare una fusione dove i cittadini di un comune votino no”.
Il portavoce dell’opposizione Claudio Borghi ha ricordato l’articolo 5 della Costituzione, ribadendo il principio del decentramento amministrativo: “La Repubblica riconosce, promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze delle autonomie e del decentramento”. Borghi ha ribadito che andare verso l’accentramento e il megastato “non è la strada giusta, ve lo dice la Costituzione”.
Di “gigantismo con il rischio di gigantismo burocratico” ha parlato il capogruppo di Sì Toscana a sinistra Tommaso Fattori. “Credo ad esempio – ha detto Fattori – sia un errore pensare gli ambiti territoriali ottimali come coincidenti con i confini amministrativi, devono essere definiti per la gestione di un servizio”. Fattori ha ricordato che “l’Italia ha un comune ogni 7 mila 500 circa”, “la Germania ne ha uno ogni 7 mila 200, la Francia uno ogni mille e 700, la Spagna uno ogni 5mila 600”, “la media europea è di uno ogni 4mila 100 abitanti”. “Noi stiamo compiendo un passo – ha concluso – che nessuno ha compiuto in Europa, non abbiamo modelli cui ispirarci”.
“In questa proposta di risoluzione – ha detto Gabriele Bianchi (M5S) – ci sono profili di anticostituzionalità: si va ad intaccare l’articolo 3 che dice che ogni cittadino è uguale davanti alla legge e l’articolo 5 che assicura l’ampio decentramento amministrativo”. “Va bene accorpare i comuni – ha concluso il consigliere – ma ascoltando la volontà dei cittadini”.
Un invito al rispetto della volontà dei cittadini è arrivato dal capogruppo di Lega Nord Manuel Vescovi “non si può unire Comuni che non vogliono”. “Come Lega – ha aggiunto Vescovi – siamo favorevoli alla fusione dei comuni ma secondo il principio della maggioranza semplice, solo se il 51 per cento dei cittadini vogliono unirsi”.
Dopo il voto all’atto, il presidente del consiglo regionale Eugenio Giani ha salutato in aula i ragazzi dell’istituto comprensivo XIII Aprile di Soci in provincia di Arezzo. “Non è stata una cerimonia – ha detto Giani, ringraziando i giovani per la sensibilità con cui sono stati in aula – ma un momento della vita delle nostre istituzioni dove si parla, si discute e si vota”.

Incentivi ai comuni che si fondono, meccanismi disincentivanti all’ipotesi di frazionamento, riordino dei livelli di governance e regole certe per il referendum consultivo. Queste le linee della proposta di risoluzione presentata in aula da Antonio Mazzeo (Pd), sottoscritta anche da Leonardo Marras (Pd) e Lucia De Robertis (Pd), in merito agli orientamenti del Consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali. L’atto, approvato a maggioranza (Pd), ha ricevuto il voto contrario di tutte le opposizioni Lega Nord, M5S, FI, Sì e FdI.

“Dobbiamo spingere l’acceleratore sul tema delle fusioni dei comuni – ha detto Mazzeo, consigliere regionale dell’Ufficio di Presidenza – dare più incentivi a quelli che pensano di fondersi, disincentivare la frammentazione e offrire un sistema di regole nuovo e chiaro per i referendum consultivi”.

Nall’atto si impegna la Regione ad approvare la fusione, nel caso in cui nel referendum sia raggiunta una maggioranza superiore ai due terzi dei votanti nell’intera comunità interessata. Nel caso in cui, invece, tale maggioranza non sia stata raggiunta, la Regione approverà la fusione solo in presenza della maggioranza favorevole in ciascuno dei comuni consultati.

Nella risoluzione, come ha ricordato Mazzeo, si ribadisce la necessità di “semplificare il rapporto che la Regione ha con l’associazionismo degli enti locali”, “mettere in atto una riforma del Cal (Consiglio delle autonomie locali)”, “superare gli organismi di rappresentanza degli enti locali non più attinenti all’attuale processo di riordino come Upi, Uncem e Lega autonomie, orientando tutte le risorse verso Anci (associazione nazionale comuni italiani)”.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha espresso voto contrario alla proposta di risoluzione. “Bisogna – ha detto – accettare la volontà dei cittadini”. Donzelli ha chiesto chiarezza sulla gestione di Uncem, “sui 400 mila euro pagati da Uncem in consulenze e collaborazioni”, sui “viaggi di rappresentanza di Uncem costati 500 euro al giorno”. “Nemmeno al difensore civico – ha concluso Donzelli – è stato concesso di vedere i dettagli delle spese di Uncem”. Infine, “ai dipendenti di Uncem non sono stati pagati nemmeno i contributi”.

“Sulla necessità di una semplificazione istituzionale e di procedere ad un percorso finalizzato alle fusioni – ha detto il capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai – siamo d’accordo ma solo se c’è la condivisione delle comunità”. Mugnai ha ribadito l’importanza della volontà popolare espressa attraverso il voto. “Non si può bypassare la volontà di una singola comunità, questa risoluzione nasce per giustificare ex post quanto avete fatto rispetto alla fusione di Abetone e Cutigliano, creare maggioranze qualificate nell’espressione della volontà popolare di tutti gli elettori dei comuni interessati dalla fusione, per motivare una fusione dove i cittadini di un comune votino no”.

Il portavoce dell’opposizione Claudio Borghi ha ricordato l’articolo 5 della Costituzione, ribadendo il principio del decentramento amministrativo: “La Repubblica riconosce, promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze delle autonomie e del decentramento”. Borghi ha ribadito che andare verso l’accentramento e il megastato “non è la strada giusta, ve lo dice la Costituzione”. 

Di “gigantismo con il rischio di gigantismo burocratico” ha parlato il capogruppo di Sì Toscana a sinistra Tommaso Fattori. “Credo ad esempio – ha detto Fattori – sia un errore pensare gli ambiti territoriali ottimali come coincidenti con i confini amministrativi, devono essere definiti per la gestione di un servizio”. Fattori ha ricordato che “l’Italia ha un comune ogni 7 mila 500 circa”, “la Germania ne ha uno ogni 7 mila 200, la Francia uno ogni mille e 700, la Spagna uno ogni 5mila 600”, “la media europea è di uno ogni 4mila 100 abitanti”. “Noi stiamo compiendo un passo – ha concluso – che nessuno ha compiuto in Europa, non abbiamo modelli cui ispirarci”.

“In questa proposta di risoluzione – ha detto Gabriele Bianchi (M5S) – ci sono profili di anticostituzionalità: si va ad intaccare l’articolo 3 che dice che ogni cittadino è uguale davanti alla legge e l’articolo 5 che assicura l’ampio decentramento amministrativo”. “Va bene accorpare i comuni – ha concluso il consigliere – ma ascoltando la volontà dei cittadini”.

Un invito al rispetto della volontà dei cittadini è arrivato dal capogruppo di Lega Nord Manuel Vescovi “non si può unire comuni che non vogliono”. “Come Lega – ha aggiunto Vescovi – siamo favorevoli alla fusione dei comuni ma secondo il principio della maggioranza semplice, solo se il 51 per cento dei cittadini vogliono unirsi”.

Dopo il voto all’atto, il presidente del Consiglo regionale Eugenio Giani ha salutato in aula i ragazzi dell’Istituto comprensivo XIII Aprile di Soci in provincia di Arezzo. “Non è stata una cerimonia – ha detto Giani, ringraziando i giovani per la sensibilità con cui sono stati in aula – ma un momento della vita delle nostre istituzioni dove si parla, si discute e si vota”.

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