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Rossi: “Sanità, sì a tagli di legge ma faremo ricorso a Consulta”

La Toscana rispetterà la norma del 2011 che obbliga le Regioni a tagliare la spesa sanitaria per il 2020 perché “le leggi penso che si debbano rispettare”, ma “lunedì prossimo argomenteremo un ricorso alla Corte Costituzionale”. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Enrico Rossi.
“Il Pil cresce – ha osservato – i tempi non sono più quelli del 2011, e il Titolo V della Costituzione è stato confermato dal referendum”. Il vincolo della riduzione annuale della spesa per i dipendenti della sanità, creato in modo da arrivare nel 2020 a una riduzione dell’1,4 per cento di tale spesa rispetto al livello del 2004, secondo Rossi “è un vincolo che ci sembra un po’ stupido, non fissa un obiettivo di spese generali, ma di riduzione su un punto specifico: se riusciamo lo stesso a mantenere i livelli essenziali di assistenza e tenere in pari il bilancio, non capisco perché non si debba essere liberi di decidere”.

Il nuovo piano di revisione della spesa per il personale della sanità in Toscana “lo presenteremo presto, ma il vincolo della riduzione della spesa imposto dalla normativa nazionale (obiettivo per il 2020 -1,4% sul livello 2004) comunque non blocca il turnover e la stabilizzazione dei dipendenti”, ha aggiunto Rossi assieme all’assessora alla sanità Stefania Saccardi.
“Pensiamo che ci siano i margini per fare una buona cosa coi sindacati”, ha detto Rossi, osservando che “se vanno in pensione tre infermieri, forse c’è la possibilità di assumerne uno: non va
in pensione l’1,4%, ma il 2-3 per cento all’anno. C’è spazio per fare turnover, non è bloccato: certo, se non raggiungiamo questo obiettivo di riduzione della spesa si blocca anche il turnover, perché ci tolgono – ha concluso il governatore, riferendosi al fondo premio del Ministero – 66 milioni di euro”.
“Il sistema sanitario toscano – affermano Paolo Sarti e Tommaso Fattori di Sì-Toscana a Sinistra – non può reggere ulteriori tagli al personale. Questo è il punto su cui richiamiamo l’attenzione, non le responsabilità ‘romane’ e vorremmo invitare Rossi e Saccardi a riflettere su questo”.
“Sappiamo bene – continuano i consiglieri – che la legge 95 del 2012 ha imposto in maniera inaccettabile alle regioni la riduzione della spesa per il personale sanitario. Troviamo però quantomeno tardivo il rumore che il presidente Rossi sta cercando di sollevare sulla questione dei tagli imposti da Roma. E probabilmente è velleitaria e di pura testimonianza la decisione annunciata dal governatore di ricorrere alla Corte Costituzionale”.
“È inaccettabile che Rossi e Saccardi, che dichiarano di non potersi ribellare contro la legge nazionale, cerchino al tempo stesso di tranquillizzare cittadini, lavoratori e stampa, minimizzando gli effetti che i tagli avranno su un sistema sanitario vicino al collasso”.
“Noto con piacere – è invece il commento del responsabile sanità del Partito Democratico Federico Gelli – che il presidente Rossi ha fatto un passo indietro rispetto alle dichiarazioni sconcertati fatte giorni fa sulla sua pagina Facebook, quando attribuiva alla finanziaria del governo Gentiloni l’attuale tetto di spesa per il personale sanitario. Si fosse informato prima, si sarebbe risparmiato questa brutta figura. Quella norma a cui il governatore ha fatto riferimento risale, infatti, come riconosciuto oggi dallo stesso Rossi, al governo Monti. Detto questo, è evidente che dal punto di vista politico c’è da parte di tutti la volontà di superare quel livello di spesa per il personale sanitario fermo a cifre inferiori rispetto a quelle del 2004. Non a caso, nell’ultima legge di bilancio abbiamo provato a incidere in maniera significativa su questo tema ma, per motivi di coperture finanziarie, siamo riusciti a migliorare solo parzialmente la situazione. Grazie ad un emendamento del Pd le Regioni virtuose, come la Toscana, oggi hanno in ogni caso meno vincoli per l’assunzione di personale sanitario rispetto a quanto precedentemente stabilito dalla norma del 2011”.
Il trend di aumento della spesa per il personale, ha ricordato il presidente, parte dal 2013, ha un picco nel 2015, per ridursi nel 2016 e risalire di nuovo nel 2017. E dunque la Regione deve impegnarsi per farla scendere di nuovo. Ma proprio pochi giorni fa, il 5 febbraio, il presidente ha firmato un accordo con i sindacati, che sono ben consapevoli di questo vincolo. E con i sindacati la Regione andrà a discutere come applicare questa normativa, che comunque – va sottolineato – non comprende il turn over.
Sono stati 9206 i dipendenti cessati dal servizio, a vario titolo, dal 2013 al 2017: 1439 nel 2013, 1528 nel 2014, 2047 nel 2015, 2111 nel 2016 e 2081 nel 2017.
In tema di personale della sanità, l’assessore al diritto alla salute ha ricordato che pochi mesi fa è stato firmato tra Regione e sindacati un accordo per dare applicazione alla legge Madia, che prevede una più ampia applicazione delle stabilizzazioni dei precari. E che nell’ultima assegnazione alle aziende, la Regione ha accantonato 54 milioni per i rinnovi contrattuali.
Il presidente ha affrontato anche il tema degli investimenti in sanità, ricordando che la Regione ha scelto di supportare gli investimenti in sanità per il periodo 2010-2017, sottolineando che la Toscana è l’unica Regione che si è fatta carico, attingendo al suo bilancio e non al fondo sanitario regionale, degli investimenti in sanità. In questi anni, la Regione ha speso un miliardo e 958 milioni, al netto del Fondo sanitario nazionale: 876 milioni di investimenti, 418 per patrimonializzare le aziende, 664 per recupero ammortamenti.
Infine, la spesa farmaceutica, che è eccessiva rispetto alle altre Regioni. Il parametro nazionale fissa la spesa al 6,89% del fondo sanitario regionale che per la Toscana equivale a 330 milioni circa; nel 2017 la nostra Regione ha speso 490 milioni. Una tendenza che va corretta con una serie di interventi ai quali stiamo mettendo mano.

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