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Prima disciplina in Regione con la legge statutaria sui beni comuni

Via libera in aula alla proposta di legge statutaria in materia di tutela e valorizzazione dei beni comuni. L’atto è stato approvato in prima lettura, a maggioranza con il voto favorevole di Pd, M5S, Gruppo misto e l’astensione di FdI e Lega.

Si tratta di un testo unificato che deriva dalla sintesi di due proposte di legge a firma del gruppo del Partito democratico e di Sì-Toscana a sinistra. Come ha spiegato il presidente della commissione affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) con questa legge la Toscana sarà la prima Regione che arriva compiutamente a prevedere nel proprio statuto una disciplina dedicata al tema dei beni comuni, il legislatore toscano diventa così un precursore nel panorama nazionale. Questa proposta di legge pone tra gli obiettivi fondamentali della Regione Toscana anche “la tutela e la valorizzazione dei beni comuni intesi quali beni materiali e immateriali e digitali che possono essere riconosciuti di interesse diffuso”.
L’impianto di fondo della proposta di legge statutaria è quello della proposta che vede prima firmataria la consigliera Elisabetta Meucci (Pd). La modifica apportata tiene però conto di alcuni contenuti espressi nella proposta di legge a firma Fattori-Sarti quando si specifica che i beni comuni esprimono utilità funzionali “alla coesione sociale” e “la promozione di forme diffuse di partecipazione nella gestione condivisa e nella fruizione dei medesimi”. La modifica tiene conto anche di alcune osservazioni finalizzate a garantire il più possibile la partecipazione dei cittadini anche alla cura e alla manutenzione di questi beni, temi che riflettono quelli della cittadinanza attiva che diventa priorità fondamentale anche per il nostro ordinamento regionale.
Tommaso Fattori (Sì) ha ribadito che le due proposte muovevano dalla definizione di Rodotà sui beni comuni connessi “al soddisfacimento dei bisogni basilari, all’esercizio dei diritti fondamentali e alla coesione sociale e al benessere individuale e collettivo”. Il consigliere regionale ha sottolineato poi la “dimensione partecipativa dei beni comuni”, la loro “gestione cooperativa” e le “risorse condivise”.
Secondo la consigliera Meucci si tratta di un “momento solenne perché il legislatore toscano introduce per primo questi nuovi temi nello Statuto e così dà un indirizzo generale a tutte quelle comunità locali che hanno nei loro Statuti questo riferimento”. L’obiettivo era quello di “aggiornare lo statuto che risale al 2005”. Meucci ha parlato di una “modernizzazione dei principi di sussidiarietà”, ha definito i “beni comuni un volano per la trasformazione della società in senso moderno”.

“Il nostro gruppo non si associa a questi cori entusiastici – ha detto

Marco Casucci (Lega nord), esprimendo il voto contrario del gruppo – Non ravvisiamo questa urgenza. Abbiamo chiesto più volte di fare chiarezza sulla distinzione tra beni comuni, pubblici e privati”. Accolta, invece, in modo positivo “questa proposta di legge unitaria” da Monica Pecori (gruppo misto). “Lo Statuto – ha detto – è un patrimonio che appartiene a tutta la Regione e mettere un punto fermo nella modifica statutaria è un punto fermo che va al di là dei colori politici”.

Astensione di Fratelli d’Italia è stata espressa da Paolo Marcheschi. “Noi condividiamo – ha detto il consigliere regionale – la sensibilità e i principi generali, ma abbiamo timore che sia l’ennesima fuga in avanti. Abbiamo dubbi su finalità e su profili giuridici che derivano dall’affermare tali principi”. Gabriele Bianchi (M5S) ha espresso voto favorevole con qualche perplessità per la mancanza di un procedimento in tal senso anche a livello nazionale.

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