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Nuove aree per la caccia del cinghiale in Toscana

La prossima stagione venatoria in Toscana avrà nuove aree vocate alla caccia al cinghiale. Lo ha deciso l’aula di palazzo del Pegaso, approvando a maggioranza la delibera per la revisione delle zone dove sarà possibile cacciare i cinghiali. Si sono dichiarati contrari Tommaso Fattori (Sì -Toscana a sinistra) e Irene Galletti (Movimento 5 stelle). Voto di astensione da parte di Roberto Salvini (Lega). Il Consiglio ha approvato anche tre emendamenti presentati rispettivamente dal presidente della commissione Sviluppo economico e rurale Gianni Anselmi (Pd), dal presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) e dalla capogruppo Art.1/Mdp Serena Spinelli sottoscritto anche dalla consigliera Fiammetta Capirossi (Pd). Le modifiche riguardano le aree nei territori di Livorno, della Lunigiana e della Val di Sieve.

Come spiegato dal presidente Anselmi, “questa norma rappresenta uno stralcio del piano faunistico venatorio di prossima adozione”, e il nuovo inquadramento delle aree vocate e non vocate al cinghiale (individuate secondo i criteri previsti dalla legge regionale 10/2016 – Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana-) non introduce un fattore di totale novità nella gestione faunistica delle popolazioni di ungulati. “La delibera rappresenta una revisione dell’attuale assetto già previsto dalle amministrazioni provinciali con i propri piani faunistico venatori, già sottoposti nel corso dell’iter di approvazione alle procedure di valutazione ambientale strategica (Vas) e di valutazione d’incidenza sui Siti della Rete Natura 2000”, ha continuato il presidente.
L’aggiornamento delle aree vocate e non vocate al cinghiale si configura, pertanto, come una modifica minore e non sostanziale del quadro pianificatorio vigente. Come ricordato da Anselmi, l’iter per la definizione delle nuove aree è stato lungo; i criteri erano stati presentati dall’assessorato oltre due anni fa. Poi, le numerose osservazioni da parte delle associazioni di categoria e dagli Ambiti Territoriali di Caccia (Atc) e infine, un lavoro di analisi che ha visto impegnati i consiglieri regionali nella valutazione di proposte correttive fino al parere favorevole a maggioranza in commissione Agricoltura e al voto dell’aula. La parola passerà, quindi, agli Atc, chiamati a provvedere alla nuova perimetrazione delle aree vocate nei territori di competenza e all’individuazione dei distretti di gestione, a cui andranno assegnate le squadre per la caccia al cinghiale in battuta.
Il presidente, alla fine del proprio intervento, dopo aver ringraziato le strutture della Giunta, che hanno permesso di poter evadere le numerose richieste di modifica pervenute, ha sottolineato “la necessità di mettere uno strumento legislativo in campo”. E parlando dell’Isola d’Elba, dove di persona ha avuto incontri sul territorio, ha aggiunto: “abbiamo pensato di lasciare le cose come stanno, perché nelle aree non vocate non ci sono strumenti efficaci di rimozione della specie”. E proprio sull’Isola d’Elba, in sede di dichiarazione di voto, il consigliere Fattori ha ricordato l’opinione espressa dal Parco nazionale dell’arcipelago toscano secondo il quale quell’area “non è vocata”. Sulla caccia in generale, il presidente del gruppo Sì-Toscana a sinistra si è dispiaciuto del fatto che si continui a ritenere l’attività venatoria “strumento per contrastare la densità”. La vicepresidente della commissione Sviluppo economico e rurale, Galletti, ha contestato quanto dichiarato dal presidente Anselmi: “questa è una delibera che ridisegna le aree e non uno stralcio del Piano faunistico e venatorio”. La consigliera si è dichiarata poi stupita dalle richieste della maggioranza per la revisione della normativa nazionale: “avete avuto molto tempo per intervenire quando eravate al Governo. È tra gli impegni che abbiamo preso e interverremo. Ma con la nostra idea di caccia” ha dichiarato.
Un voto di astensione anche “molto critico” è arrivato da Salvini secondo il quale il provvedimento “non affronta seriamente il problema. Siamo anzi convinti che alla lunga la situazione si aggraverà ulteriormente”. Il consigliere ha poi ricordato quanto detto dall’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi sulla considerevole diminuzione dei danni. “Ne siamo lieti, ma sarebbe opportuno che venissero pagati i danni degli anni passati”. Sulle opinioni espresse dal Parco nazionale dell’arcipelago toscano ricordate da Fattori è intervenuto il presidente Anselmi che ha ricordato: “Tra gli impegni assunti dal presidente c’è anche quello di verificare con maggiore nitidezza quanto sia l’impatto di questa attività”.“Affidare la soluzione della popolazione dei cinghiali alle associazioni venatorie è per noi causa del proliferare degli ungulati”. Con queste parole il consigliere Tommaso Fattori (Sì -Toscana a sinistra) ha aperto il dibattito in Consiglio, ribadendo la non validità della legge Remaschi, come dimostrano i danni all’agricoltura. “E’ necessaria una strategia più articolata e complessa se vogliamo risolvere le problematiche legate agli ungulati”, ha sottolineato.
Questa delibera è connessa alla legge 10 e dovrebbe portare ad un incremento delle catture, ma per Roberto Salvini (Lega) “non è ancora sufficiente, il problema di fondo è la densità e la regolamentazione della legge”. “Le aree vocate devono essere zone boschive, non possono trovarsi nel bel mezzo di zone coltivate”, ha sottolineato, invitando a contenere la specie, in difesa dell’agricoltura e degli allevatori.
“Noi siamo contrari alle legge 10 e anche a questa delibera”, ha esordito Gabriele Bianchi (M5S), invitando a tenere d’occhio ciò che avviene nel settore della caccia e degli Atc (Ambiti territoriali di caccia), “dove non c’è assolutamente governance”. “Stiamo assistendo alla mancanza di pianificazione e monitoraggio – ha concluso – e non c’è alcun rispetto né per l’agricoltura né per i cacciatori”. 
Sulla stessa lunghezza d’onda Irene Galletti (M5S) che, partendo dalla legge 10 e definendola una norma “fallimentare e da abrogare”, si è soffermata sulla necessità di “rifare il Piano faunistico regionale, vecchio di otto anni”. E “incuriosita” dalle tante sollecitazioni arrivate, ha chiesto se siano espressione dei territori. “Il mio intervento si limiterà a una chiosa politica” ha sottolineato Simone Bezzini (Pd), invitando i consiglieri della Lega e del Movimento 5 Stelle a parlare con i ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente. “A livello nazionale siete maggioranza parlamentare – ha affermato – e vorrei evidenziare che abbiamo una normativa obsoleta, il quadro nazionale deve cambiare e non potete esimervi”. Anche la replica dell’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi è partita dall’importanza di rivedere la legge nazionale e, venendo alla Toscana, ha precisato: “l’obiettivo è ridurre la densità degli ungulati nella nostra regione, per dare risposte al mondo agricolo”. Secondo l’assessore è “una battaglia da fare insieme, collaborando con il governo nazionale e continuando a dialogare con i territori, dai quali abbiamo ricevuto e sempre riceviamo sollecitazioni”. In tema di legge 10, Remaschi ha affermato che “i danni in Toscana sono diminuiti e il monitoraggio va fatto al termine dei tre anni”. “Questo provvedimento, che ha richiesto tanto lavoro, non è il migliore degli atti, ma va ad incidere sulla densità: abbiamo ancora della strada da fare e l’importante è continuare insieme”, ha concluso l’assessore.

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