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Radici culturali della Toscana? Niente modifiche a statuto

E’ stata respinta una proposta di legge dal titolo Riconoscimento delle radici culturali della Toscana, presentata dai consiglieri regionali del gruppo Lega, che chiedeva una modifica all’articolo 3 dello Statuto della Regione Toscana. La proposta ha, infatti, ricevuto ventinove voti contrari, sette voti favorevoli e un astenuto.

Come ha spiegato il presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd), illustrando il provvedimento in Aula, l’atto chiedeva di introdurre l’ispirazione “ai principi di civiltà cristiana e alle tradizioni di laicità e di libertà di scienza e di pensiero” e sottolineava che la Regione “opera per la valorizzazione delle identità storiche, culturali e linguistiche della propria comunità, al fine di realizzare il pieno sviluppo della persona e dei principi di libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, rispetto della dignità personale, dei diritti e dei doveri umani”. Bugliani ha comunicato che in Commissione l’atto era stato respinto con voto contrario a maggioranza.
Elisa Montemagni (Lega) ha spiegato che la richiesta nasce “dal desiderio di evidenziare quello che è stato il percorso storico, culturale e religioso della nostra terra, per far vedere a tutti quello che è la Toscana. Sono elementi che hanno fatto grande la nostra regione. Il passato non va rinnegato, anzi dobbiamo riproporlo per il futuro, che speriamo sia luminoso”.
Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) ha sottolineato che “nessuno è mai riuscito a chiarire che cosa si intenda per radici dell’Europa”. “Non esiste un’identità statica, ogni cultura si è sviluppata facendosi influenzare dalle altre – ha proseguito il consigliere -. Dunque la proposta di legge è insensata e sbagliata, anche perché a me pare che l’intento della Lega sia non tanto valorizzare la cultura Toscana, bensì costruire a tavolino un’identità artificiale da brandire come una clava contro gli altri, gli stranieri. E’ un’operazione culturalmente sbagliata e politicamente pericolosa. Non capisco perché si debba ritenere un bambino mediorientale pericoloso e poi affermare che un altro bambino mediorientale, in un presepe, rappresenta la nostra identità”.
Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt) ha commentato che “oggi è un’altra giornata di ordinaria xenofobia. Il riferimento ai valori cristiani non è stato messo negli atti dell’Europa, perché dopo un lungo dibattito si è deciso che non era possibile, non lo è nemmeno per il territorio toscano. A quale cristianesimo si vuole poi fare riferimento? E siamo sicuri che le radici della Toscana siano cristiane? Gli Etruschi erano politeisti”. “Il nostro ordinamento – ha concluso Pecori – rifiuta scelte aprioristiche di un set di valori e privilegia il confronto e il pluralismo”. Gabriele Bianchi (M5S) ha annunciato il voto contrario del suo gruppo. “Troviamo riduttivo – ha detto – far identificare la Toscana con le sue radici toscane. La Toscana si è caratterizzata nel corso dei secoli per la presenza di popoli diversi e di culture diverse, e proprio questo l’ha arricchita e resa grande”.
“Chiediamo il riconoscimento delle nostre radici cristiane perché è un fatto evidente, basta guardarsi intorno – ha detto Luciana Bartolini (Lega) -. Le opere d’arte che abbelliscono la nostra regione sono state finanziate in gran parte della Chiesa o si ispirano alla cristianità”.
Anche secondo Roberto Salvini (Lega) “la Chiesa ha influenzato molto la cultura del nostro popolo, è stata per decenni l’elemento identitario per eccellenza. Le chiese nei paesi costituivano il fulcro attorno a cui ruotava la vita di tutti, e gli uomini di chiesa, essendo gli unici a saper leggere e scrivere, hanno tramandato la cultura. Parlare di Toscana escludendo tutto questo è intellettualmente scorretto”. “Rispettare le proprie radici significa soprattutto rispettare le radici di tutti – ha affermato Serena Spinelli (Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista) –. A quale cristianità vi ispirate? La storia non si può leggere a pezzetti. La nostra istituzione nasce dalla guerra di Liberazione e non può avere nel proprio Statuto elementi che appartengono  a tutt’altro periodo storico”.
“Accoglienza, carità, amore per il prossimo, perdono, porgi l’altra guancia: sono questi i valori della Cristianità – ha osservato Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra) –. Più che alla cultura delle radici cristiane, la Lega sembra ispirarsi all’incultura delle radici barbare”.
Il consigliere Marco Casucci (Lega) ha ricordato lo scritto di Benedetto Croce su i motivi per i quali non possiamo non dirci cristiani. “Lo spirito che animò nel passato la mozione  da noi presentata sull’esposizione del Crocefisso anima oggi questa proposta di legge. Il Crocefisso non è un semplice simbolo religioso, ma esprime i valori di libertà, uguaglianza e tolleranza. Il Cristianesimo non è solo religione, ma anche cultura, sulla quale abbiamo costruito la nostra civiltà”.
“Se questa nostra proposta non passasse, la prossima Festa della Toscana diventerebbe la Festa dell’ipocrisia” ha rilevato Jacopo Alberti (Lega), chiedendo di “smetterla di pensare che la storia della Toscana e d’Italia inizia il 28 ottobre 1922 e si chiude il 25 aprile 1945”.
“Perché proprio la cultura cristiana, in Toscana, dovrebbe essere radice?” ha chiesto Massimo Baldi (Pd),  ricordando il dibattito, che si sviluppò con la nascita dell’Unione europea. “Vi invito a chiudere questa parentesi di proposte di modifica statutaria che arrivano a ruota, con il solo obiettivo di rovesciare il normale processo di produzione normativa – ha affermato -. Un dibattito politico in genere si conclude con la produzione di norme. Qui, invece, si producono norme per animare il dibattito politico”.
“Non posso votare questa proposta, ha osservato Francesco Gazzetti (Pd), perché nell’atto costitutivo della mia città, a opera del Granduca Ferdinando I, tra il 1591 e il 1593, si legge: a tutti voi mercanti di qualsivoglia nazione, levantini, potentini, spagnoli, portoghesi, greci, italiani, ebrei, curdi, armeni, persiani e altri, concediamo reale, libero, altissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire, stare, praticare, passare e abitare con le famiglie, senza partire, tornare, negoziare la città di Pisa e terre di Livorno”.  A suo parere, nel bagaglio di idee che hanno condotto successivamente all’abolizione della pena di morte “c’è anche del salmastro livornese”.
Valentina Vadi (Pd) ha ricordato che Dante Alighieri, nella Commedia, sente il bisogno di ricordare quelli che sono stati i punti di riferimento della sua formazione: la cultura greca, romana, araba. “Non credo possiate mettere in discussione – ha concluso – le radici cristiane di Dante”.
Nella replica Elisa Montemagni (Lega) ha precisato che la proposta di legge fa riferimento anche alla laicità, alla libertà di scienza e di pensiero, di diritti dell’uomo, di dignità personale, di libertà e uguaglianza. “Ammettetelo onestamente – ha dichiarato -. Votate contro perché le radici cristiane sono il vostro problema, non il nostro. Volete una Toscana multiculturale”.

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