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Firmata l’intesa ‘salva ovini’. Coldiretti soddisfatta

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Firmato oggi (13 febbraio), a Firenze, in Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della giunta regionale, il protocollo d’intesa Salva ovini, per il rilancio del comparto ovi-caprino da latte, attraverso la realizzazione di azioni comuni finalizzate a migliorare l’efficienza dei rapporti tra tutti i soggetti della filiera ovi-caprina toscana. A sottoscrive l’intesa, che fa riferimento ai primi interventi con la dotazione 2 milioni di euro, il presidente della Regione, Enrico Rossi, l’assessore regionale all’agricoltura, Marco Remaschi, Coldiretti Toscana, i rappresentanti delle altre organizzazioni agricole e cooperative, il Consorzio per la tutela del formaggio Pecorino toscano dop e il Consorzio di tutela del Pecorino delle Balze volterrane dop. Il comparto ovi-caprino da latte toscano, che si è ridotto in termini di numero di allevamenti del venti per cento dal 2010 al 2017, conta ad oggi circa mille allevamenti con oltre 324mila capi ed una produzione stimata di circa 55 milioni di litri di latte all’anno, corrispondente ad una produzione di formaggio di circa 110 mila quintali. I 2 milioni di euro che la Regione investe direttamente sul settore con risorse proprie, sono destinati a due azioni di fondo: la prima rivolta alla promozione, la seconda al sostegno complessivo di tutta la filiera. Per il primo aspetto, la volontà è quella di riuscire a favorire un aumento della domanda da parte dei mercati, specie di quelli internazionali, ma anche da parte della Gdo: a tale scopo è stata varata una misura che utilizza 700 mila euro dei 2 milioni disponili, per la promozione dei formaggi ovini a denominazione di origine protetta. Con il resto della somma prevista, 1,3 milioni di euro, si cerca invece di dare risposta a tutte le questioni poste dagli allevatori attraverso, il risarcimento della perdita di produzione a seguito di attacchi di predatori, aiuti per l’acquisto di animali riproduttori iscritti nei libri genealogici, investimenti nelle aziende zootecniche finalizzati a sostenere la gestione del pascolo, all’utilizzo sostenibile delle risorse e alla conservazione del paesaggio.

“A fronte del dilagare della protesta dei pastori, che vede la Sardegna al centro di vivaci contestazioni, che si allargano anche nel continente dal Lazio alla Toscana, Coldiretti ritiene l’atto sottoscritto oggi un segnale di grande coerenza con gli impegni assunti nei mesi passati che hanno portato la Giunta Regionale, grazie all’impegno del presidente Enrico Rossi e dell’assessore Marco Remaschi, a fare scelte per rilanciare il settore ovino da latte della Toscana, attraverso il sostegno dell’intera filiera, anche con la promozione dei formaggi sui mercati internazionali – dice Fabrizio Filippi, vice presidente Coldiretti Toscana -. Davanti ad un quadro che si annunciava drammatico per il settore ovino toscano a seguito di questa situazione – continua Filippi – è stato forte il pressing di Coldiretti per attivare il tavolo della filiera ovi-caprina da latte, che ha visto la pronta reattività dei caseifici operanti in Toscana e dei Consorzi di tutela delle denominazioni d’origine protetta dei formaggi, Pecorino toscano Dop e il Consorzio delle Balze Volterranee. Una prima risposta ha portato alla ricollocazione dell’intera produzione di latte ovino delle aziende presso alcuni caseifici locali. Emergenza in parte tamponata, ma occorreva una risposta di sistema per un settore in sofferenza per la concorrenza sleale sul mercato nazionale e non, gli alti costi di produzione dovuti anche agli alti standard qualitativi e i danni crescenti per le ricorrenti predazioni”.” Bisogna lavorare affinché questo piano di rilancio del settore – ha detto Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – venga attuato in tempi celeri per dare nuovo impulso alle numerose aziende che rischiano di cessare le attività, soprattutto nelle aree marginali. Abbiamo assolutamente condiviso il recupero di risorse destinate anche alla valorizzazione delle denominazioni di origine che potrà tendere a rafforzare la capacità di penetrazione sui mercati, non solo nazionali ma anche europei ed extra europei, delle produzioni sia di formaggi che di carne provenienti dai nostri allevamenti. La nostra mobilitazione continua a tutti i livelli – continua De Concilio – infatti nei giorni scorsi a Roma abbiamo richiesto con forza un’operazione di trasparenza su tutta la filiera con il contributo di Ismea, attraverso la costituzione di un Osservatorio Nazionale sui prezzi del latte e delle produzioni casearie ovicaprine e la desecretazione sui flussi di importazione di latte e caseari – ma anche per le altre filiere – con il coinvolgimento del Ministero della Salute e l’Agenzia delle Dogane. Ieri, durante il sit-in di migliaia di olivicoltori, anch’essi con gravi criticità ed allevatori in piazza Montecitorio, è stata richiesta ed ottenuta dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, la convocazione del tavolo per affrontare la crisi del latte ovino, appuntamento fissato per domani (14 febbraio), alle 15.
In merito alla protesta degli allevatori del grossetano di questi giorni e al protocollo d’intesa siglato oggi in Regione è intervenuto anche Guido Majrone, reggente regionale Uila Toscana,che  ha dichiarato il proprio consenso: “La Uila sostiene la protesta degli allevatori maremmani e di tutta la regione, duramente colpiti dal ribasso del prezzo del latte ovi-caprino. Questa crisi si ripercuote su tutta la filiera e sui suoi addetti in termini di perdita di giornate lavorate. Il comparto dell’allevamento e della produzione del latte è sicuramente strategico e trainante per l’economia regionale e la salvaguardia dei prodotti tipici del territorio è uno dei compiti più importanti che hanno le istituzioni di settore. Per questo, sia il protocollo d’intesa per il rilancio del settore firmato questa mattina in Regione con le associazioni agricole e di prodotto, sia lo stanziamento di 2 milioni di euro per il rafforzamento della filiera vanno nella direzione giusta. Dare nuovo impulso alle aziende zootecniche significa evitare il rischio di chiusura, tutelando quindi l’occupazione, e dell’abbandono delle aree rurali. Auspichiamo che questo porti ad una equa distribuzione del prezzo nella filiera e a un rafforzamento delle azioni per rendere più trasparente l’intero comparto”.

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