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Infanzia, i nidi della Regione si adattano all’emergenza Covid

A partire da maggio e fino alla fine luglio, le strutture potranno offrire ai bambini le attività educative in modalità alternative

A partire da maggio e fino alla fine luglio, i nidi potranno offrire ai bambini le attività educative in modalità alternative rispetto alle azioni ordinarie in presenza; tali attività potranno essere finanziate grazie ai contributi previsti dal bando per il sostegno dell’offerta, attualmente attivo per l’anno educativo 2019/2020.

“I servizi 0-3 sono chiusi dal 5marzo come le scuole – commenta l’assessora all’istruzione Cristina Grieco – ciò sta comportando importanti ripercussioni sull’intero settore, non solo sui servizi pubblici, ma anche e soprattutto sui servizi privati, che rischiano in buona parte di scomparire, da una parte perchè non riscuotono le rette, dall’altra perchè i Comuni, in alcuni casi, sono costretti a ridimensionare gli appalti”.

Ancor più rilevante è poi la preoccupazione sul rischio di abbandono educativo dei bambini: “Abbiamo notizia di molti nidi che hanno avviato attività a distanza, ma in molti casi le attività sono sospese. In ogni modo tutti i bambini piccoli vivono una rarefazione delle relazioni: da un giorno all’altro non hanno potuto più socializzare con le educatrici e i propri coetanei”.

Quale è la soluzione proposta? “Per primi in Italia – spiega l’assessora – abbiamo deciso di consentire l’utilizzo dei fondi regionali e del fondo sociale Europeo per la realizzazione di attività alternative per i bambini, non parliamo volutamente di didattica a distanza, ma di continuità educative a distanza tramite attività realizzate dal gruppo degli educatori come letture di libri, proposte di musiche, canzoni, filastrocche, proposte di attività manuali da realizzare eventualmente anche con la collaborazione degli adulti di riferimento. Abbiamo avviato l’iniziativa L’educazione da zero a sei anni non si ferma anche a questo scopo e sul sito della Regione  abbiamo messo a disposizione molto materiale utile”.

Un’attività sperimentale quindi. “E’ uno strumento a cui viene fatto ricorso in via eccezionale – continua – al fine di alleviare l’isolamento sociale dei bambini e l’interruzione delle attività educative. Ma può diventare un progetto pilota per dare modo a tutti i bambini più piccoli, anche per coloro che hanno problemi di salute, a partecipare alle attività dei servizi per la prima infanzia. Sappiamo bene che niente può veramente sostituire l’educazione in presenza, che speriamo possa riprendere il prima possibile in condizione di sicurezza. Ma in questo periodo abbiamo la responsabilità di mettere in campo tutte le soluzioni per tenere le fila della relazione educativa in continuità”.

Non dimenticando, da ultimo, la salvaguardia dei posti di lavoro nei nidi privati. “Senza dubbio, stiamo parlando di oltre 500 servizi per i quali i costi, le spese per gli affitti, le manutenzioni dei plessi e gli stipendi di qualche migliaio di educatori vanno avanti nonostante la chiusura”.

Non si tratta di una misura simbolica – prosegue Grieco – perché stiamo parlando di oltre 5 milioni di euro che rischiavamo di dover restituire all’Europa come risorse non utilizzate e che, invece, saranno tempestivamente immesse nel sistema regionale dando un importante contributo alla sua salvaguardia”.

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