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Frode sui fuochi d’artificio: la scoperta nel porto di Livorno

Le indagini si sono concluse con la denuncia di contrabbando aggravato e di falso

Frode sui fuochi d’artificio. La scoperta nel porto di Livorno. 

I funzionari dell’agenzia Dogane e Monopoli (Adm),  nell’ambito dell’operazione Innesco, hanno scoperto un’importante frode su alcune spedizioni dalla Cina di inneschi di fuochi pirotecnici. La partita di merce, dichiarata come candele per accensione di motori a scoppio, è stata selezionata dal circuito doganale di controllo, la cui verifica ha permesso di individuare l’erronea classifica e la reale natura della merce.

I successivi approfondimenti del reparto antifrode hanno portato a ipotizzare degli illeciti. Le indagini, svolte sotto la direzione della procura labronica, si sono focalizzate su una società che opera nel settore. Le perquisizioni eseguite dai funzionari doganali di Toscana e Liguria,  anche con il supporto dell’ufficio antifrode di Genova – hanno confermato l’esistenza di un vero e proprio fenomeno fraudolento, che, attraverso la presentazione di documentazione non veritiera, ha consentito di eludere i controlli doganali per altre 11 spedizioni similari nel corso degli ultimi 3 anni.

I carichi di merce non erano costituiti da quanto dichiarato (fili di rame o candele per accensione di motori a scoppio), ma da inneschi elettrici, dotati di minima carica esplosiva, per fuochi di artificio, utilizzati in ambito professionale e destinati a una società che opera nello specifico settore. Ciascuna spedizione era costituita da circa 100mila inneschi.

La pericolosità della frode è da individuare sia nel danno al bilancio dell’Ue per i maggiori diritti doganali evasi, oltre 15mila euro dovuti sulla merce dichiarata correttamente, sia dal correlato maggior rischio potenziale legato alla particolare natura del prodotto, non potendo essere state adottate durante il trasporto marittimo le precauzioni previste per gli inneschi appartenenti alla classe di pericolosità dell’International Maritime Dangerous Goods Code), redatto dall’Imo (International Maritime Organization).

Le indagini si sono concluse con la denuncia di contrabbando aggravato e di falso. La società importatrice, alla contestazione delle violazioni, ha provveduto a versare immediatamente i maggiori diritti dovuti.

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