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Nomine nello staff, Matteo Renzi condannato per danno erariale

La vicenda risale a quando il leader di Italia Viva era sindaco di Firenze

Matteo Renzi condannato a circa 70mila euro per danno erariale. Le condotte contestate sono relative alla nomina di due collaboratori dello staff dell’allora primo cittadino. Renzi avrebbe assunto a tempo determinato nel suo staff con incarichi dirigenziali due persone prive dei requisiti di legge, cioè privi di laurea, un uomo diplomato e una donna con la terza media.

La corte dei conti ha stabilito in sentenza, pubblicata oggi (3 marzo), che due incarichi al Comune di Firenze quando l’attuale leader di Italia Via era sindaco erano stati affidati a due persone che non avevano i requisiti di legge: uno era solo diplomato mentre il secondo aveva la sola licenza media.

Si legge infatti in sentenza: “In primis, è stato rilevato il mancato possesso dei titoli di studio prescritti per l’attivazione dei relativi incarichi, considerando che il primo era titolare del diploma di scuola media superiore e il secondo aveva addirittura conseguito solo il diploma di scuola media inferiore (e tale condizione si è protratta per l’intera durata dell’incarico). Infatti, la Procura ha rilevato che in base alla normativa applicabile all’epoca dei fatti, non sarebbe stato consentito attribuire qualifiche dirigenziali a soggetti privi del titolo di studio della laurea”.

Entrambi invece sarebbero stati assunti, secondo i giudici, con contratto a tempo determinato con qualifiche dirigenziali. Di conseguenza, in primis, gli interessati avrebbero, secondo una prima impostazione, in ogni caso percepito una retribuzione non proporzionata al titolo di studio posseduto; in secondo luogo, anche a voler far assumere rilievo alle deduzioni difensive volte a demolire la ricostruzione normativa della parte pubblica, è stato in radice contestato che (come sopra accennato) il regolamento di organizzazione vigente all’interno del Comune di Firenze consentisse, per gli incarichi in questione, l’equiparazione economica ai dirigenti.

In sintesi, il procedimento di attribuzione seguito, in violazione sia dei principi desumibili dalla normativa primaria che dal regolamento comunale di settore, avrebbe comportato l’attribuzione di incarichi dirigenziali in sostanziale violazione dei presupposti e dei requisiti prescritti. “Tale comportamento antigiuridico, variamente modulato in relazione ai diversi convenuti, avrebbe prodotto una perdita pecuniaria a danno del Comune di Firenze – si legge in sentenza -. Il fatto illecito produttivo della perdita pecuniaria è, appunto, ascritto ai soggetti coinvolti nell’adozione dei relativi atti, dal soggetto proponente al sindaco emanante, sino alla dirigente cui è imputabile l’adozione degli atti di natura contrattuale nonché il relativo visto di regolarità amministrativa e contabile, secondo la percentuale di responsabilità sopra indicata. Sotto il profilo soggettivo, la Procura ha affermato la sussistenza del requisito minimale per l’imputazione della responsabilità erariale. Nel dettaglio, sarebbe infatti ravvisabile la colpa grave in capo ai convenuti, che discenderebbe dall’ignoranza inescusabile della normativa vigente, nonché dal mancato possesso delle qualificazioni culturali che avrebbero consentito il conferimento dei descritti incarichi dirigenziali”.

Con Renzi condannate altre due persone che all’epoca dei fatti contestati erano dirigenti di Palazzo Vecchio una a risarcire un danno erariale di 34.000 euro l’altra di 313.000 euro. La pena maggiore è andata a chi aveva la sola licenza media.

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