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Un libro ripercorre la storia del brigante Musolino

Il latitante fu catturato e processato nel tribunale di Lucca

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Il brigante Musolino con i suoi omicidi scosse l’Italia a inizio secolo. Tutti i giornali parlarono di lui e quando venne catturato il paese si divise in due tra solidali e colpevolisti. Pochi sanno però che Lucca divenne il centro di quella vicenda, con il processo che si svolse presso il tribunale, dal 14 aprile all’11 luglio 1902.

Avvocati lucchesi, ma anche giornalisti, così come alti politici, furono i co-protagonisti di un evento mediatico che scosse il paese. E non mancarono neppure le polemiche per il folto pubblico di cittadini che ad ogni udienza affollavano l’aula in attesa di vedere o ascoltare Giuseppe Musolino. Il giovane non mancò di dare “spettacolo” i carabinieri dovettero in più occasioni correre verso il carcere San Giorgio.

Lo scrittore Stelvio Mestrovich ha curato la riedizione degli atti processuali editi da Tralerighe, in un prezioso volume dal titolo Il processo a Lucca del brigante Musolino.

Ma come nasce la storia del brigante? Musolino era un taglialegna di 21 anni quando, per una partita di nocciole, scoppia una rissa in un’osteria a Santo Stefano in Aspromonte. Il giorno dopo, il 29 ottobre del 1897, uno degli avversari, Vincenzo Zoccali, viene ferito in un agguato. Musolino è accusato del tentato omicidio e dopo sei mesi di latitanza viene arrestato e condotto a Reggio Calabria. Il processo si basa su prove artefatte e false testimonianze che portano alla condanna per 21 anni del giovane, che però fugge dal carcere iniziando la propria vendetta.

Nasce così da un errore giudiziario il mito del Brigante Musolino che in pochi mesi uccide cinque persone, ne ferisce gravemente altre quattro oltre ad essere responsabile del tentativo di aver fatto saltare in aria la casa dell’odiato nemico.

Dopo una fuga rocambolesca e mesi di latitanza casualmente Musolino viene catturato nelle Marche ad Acqualagna, da due carabinieri comandati dal brigadiere Antonio Mattei (padre di Enrico Mattei). Tradotto a Lucca è processato, diventando la persona più famosa di inizio secolo in Italia, accogliendo simpatie e attirando attenzioni come eroe e giustiziere che combatte dalla parte degli ultimi. Il processo è specchio di una nazione che si sta formando, e offre una attenta analisi di un paese profondamento diviso e settario.

Giuseppe Musolino fu un uomo d’onore, una testa calda, un romantico e famoso brigante, accusato di omicidio in base a false testimonianze, un latitante, un omicida, un vendicatore, una leggenda. Lo giudicarono un pazzo, un oppositore dello Stato, ma così non fu. Condannato ingiustamente a 21 anni di carcere, vittima della Giustizia, di natura ribelle ma schietta, Enzo Magri lo descrisse così: “un sanguinario vendicatore degli emarginati del sud, uno spaccone di paese visionario e smargiasso, il portabandiera anarchico delle lotte pre-socialiste, un paranoide sbandato e irresponsabile, una vittima del disadattamento”.

Di lui parlarono tutti i giornali, diventando un mito. Le sue vicende fecero scalpore e risuonarono per tutto il territorio nazionale e non solo, catturando, nella sua evoluzione, l’attenzione dei media dell’epoca.

Quando fu arrestato, Giovanni Pascoli gli dedicò un’ode dal titolo “Musolino”, rimasta incompiuta. Nel 1950 ispirò un film a Mario Camerini. Totò lo menzionò nella poesia A mundana. Raffaele Zurzolo ne fece un Poema. Pitigrilli gli dedicò un saggio nel 1989. Michele Fera ne raccontò la storia in dialetto calabrese. Dino Murolo e Natino Rappocciolo scrissero l’album La vera storia di Peppe Musolinu. Tuttora è ricordato e molti canti folcloristici descrivono i suoi fatti.

Stelvio Mestrovich grazie a questo lavoro ci ha donato uno specchio del nostro paese che ci aiuta a capire la storia d’Italia.

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