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Solo, in libreria l’ultimo libro di Riccardo Nencini: il romanzo ricostruisce vita e morte di Giacomo Matteotti

Il romanzo è la storia di una grande passione e di un ideale senza tempo: aiutare i più deboli

È in libreria Solo, l’ultimo libro di Riccardo Nencini.

Il romanzo storico ricostruisce la vita e la morte di Giacomo Matteotti, il primo e più importante oppositore della nascente dittatura fascista.

Fonti inedite e nuove testimonianze confermano che dietro l’omicidio  del 10 giugno 1924 ci fu un ordine diretto di Mussolini.

Riccardo Nencini ricostruisce in forma romanzesca, con la precisione dello studioso, la passione dell’uomo politico e la creatività dell’intellettuale e narratore, la vita di Giacomo Matteotti.

Giacomo Matteotti è stato il primo vero antagonista di Mussolini, ed è stato il fantasma che ha aleggiato sul fascismo per tutta la durata della dittatura.

In Solo Riccardo Nencini ricostruisce in forma romanzesca, con la precisione dello studioso, la passione dell’uomo politico e la creatività dell’intellettuale e narratore, la vita di questo grande eroe italiano: l’infanzia, le prime esperienze politiche, gli amori, le amicizie, la militanza comune con Mussolini nel Partito socialista, e i giorni drammatici della durissima opposizione al Fascismo nascente, opposizione che gli costò la vita. Il risultato è un romanzo di ampio respiro, epico e struggente, che ci restituisce il ritratto emozionante e commosso di una stagione cruciale della nostra storia, e di un uomo coraggioso e solo, come tutti i grandi eroi.

Generico maggio 2021

Spiega Nencini: “Non ci sono dubbi che dietro l’omicidio di Matteotti ci sia stata la mano diretta di Mussolini. Non solo perché, come un capo mafia, il dittatore quando parla con i suoi, non ordina ma allude. Bisogna riflettere su un fatto: il protagonista principale del rapimento e dell’omicidio fu il fiorentino Amerigo Dumini. Era stato scelto da Mussolini in persona come il capo della cosiddetta Čeka, la polizia segreta del Duce, nel gennaio del ’24, appena cinque mesi prima di quel tragico 10 giugno. É quindi inimmaginabile che il rapimento del leader dell’opposizione sia stato organizzato senza un ordine diretto del capo del partito. Matteotti aveva in mano notizie e probabilmente anche documenti su tangenti petrolifere e altro”.

Il segretario del partito socialista stava infatti per presentare alla Camera un esplosivo dossier riguardante le tangenti e le mazzette che la Sinclair Oil Corporation, una società petrolifera americana americana, pagava al partito fascista e ad alcuni dignitari di casa Savoia e secondo le accuse dei servizi segreti inglesi allo stesso re d’Italia, per ottenere, insieme alla esenzione delle imposte, lo sfruttamento esclusivo di tutti i giacimenti di petrolio esistenti in Libia, Emilia Romagna e Sicilia. La tesi che legava l’omicidio di Matteotti al timore della clamorosa denuncia pubblica della corruzione, fu ampiamente sostenuta dalla stampa inglese dell’epoca. Il Daily Herald, organo dei laburisti, accusò apertamente Arnaldo Mussolini, di essere tra i destinatari di una mega tangente di 30 milioni di lire, corrispondente al cambio di oggi a quasi 28 milioni di euro.

In Solo, Riccardo Nencini, analizza gli avvenimenti cruciali di quegli anni: “Tutti conoscono l’intervento in Aula del 30 maggio del 1924. Ma quello non fu l’unico episodio di un pubblico attacco di Matteotti a Mussolini – spiega l’autore – Per Mussolini, Matteotti era diventato una vera e propria spina nel fianco. Dopo le elezioni dell’aprile del ’24 che con la legge Scelba diedero la maggioranza assoluta ai fascisti, il leader socialista iniziò ogni giorno a tirare accuse contro il futuro dittatore, dal falso in bilancio ai brogli elettorali. Matteotti pubblicò anche un libro, dal titolo “Un anno di dominazione fascista“ dove dimostrò che, anche quando erano al governo, i fascisti continuavano ad ammazzare. Matteotti contava le vittime quotidiane. Attaccava sui falsi in bilancio e sui disertori di guerra. Nessuno era cosi scomodo per Mussolini. A parte forse il liberale Giovanni Amendola, padre di Giorgio Amendola. Ammazzato anche lui dalle percosse dei fascisti”.

Da qui il titolo del libro. Solo, nasce dal dramma politico ma anche umano di Matteotti, l’unico per lungo tempo a capire, anche all’interno del suo partito, che il fenomeno fascista non era la reazione di fine Ottocento della borghesia contro il proletariato ma qualcosa di nuovo e terribile. Era la prima volta che un movimento politico in Italia si dotava di una banda armata. Non era mai successo prima. Matteotti fu lasciato solo da una parte della sinistra, a partire dai comunisti, convinti che il fascismo fosse l’ultima fase dello stato borghese e il preludio alla rivoluzione. Così, scrive Nencini, all’epoca i liberali come Amendola e i socialisti riformisti come Turati e Matteotti, vengono visti dai comunisti come il nemico perché continuando a sostenere che lo Stato liberal-democratico è migliore, si ritarda l’avvento della rivoluzione.

Il romanzo è anche il racconto di un amore profondo: quello fra Giacomo e sua moglie Velia. Ma anche la storia di una grande passione e di un ideale senza tempo: aiutare i più deboli. La storia dei torbidi, della corruzione, degli omicidi politici che infangarono i mesi e i giorni d’Italia tra il 1919 e il 1924, ci lasciano anche un altro insegnamento. Quello di non cedere mai alla tentazione autoritaria, di affidare il potere a un solo uomo al comando. Nencini cita il poeta Mario Luzi: “La libertà non è un regalo, ma una palestra da frequentare ogni giorno”.

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