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“Il nome di Kaiser”, convince il secondo romanzo di Lino Dini

Uno sguardo sulla Firenze anni '40 dagli occhi del protagonista che ha una sola qualità: servire ottimi Negroni ai suoi clienti

Seconda prova letteraria per l’architetto lucchese Lino Dini. La prima, convincente, s’intitolava Svisceratissimi e senz’esempio. La storia d’arte e d’amore fra Giovanni Coli e Filippo Gherardi, pittori lucchesi nell’Italia del Seicento, 2019, e muoveva tra arte e storia, Lucca, Roma e Venezia, lungo il discrimine sottile del lecito e dell’illecito in un Bel Paese pesantemente segnato dalla mentalità controriformista.

In questo secondo romanzo, ancora fresco di stampa, Il nome di Kaiser, l’autore sposta la propria attenzione in un tempo più prossimo: i primi anni Quaranta del secolo scorso, quelli del secondo conflitto mondiale, nei giorni immediatamente precedenti e successivi all’8 settembre ’43. Una settimana cruciale e tragica nella nostra storia nazionale, al punto che alcuni storici hanno definito la vicenda consumatasi allora addirittura come “la morte della patria”.

Siamo a Firenze e il punto d’osservazione scelto da Dini per la sua narrazione è inusuale: gli ambienti del celebre bar Giacosa di via dei Tornabuoni, là dove si racconta che negli anni Trenta-Quaranta si preparasse, in assoluto, il miglior Negroni. Ovvero il noto cocktail alcolico che porta il nome del cosmopolita conte Camillo Negroni che pare lo abbia inventato fin dal 1919: ovvero vermouth rosso, bitter Campari e in, ghiaccio e fetta d’arancio.

Io narrante, Iacopi Gori, un uomo privo di particolari qualità se non quella, appunto, di preparare degli ottimi Negroni: per il resto persona grigia, anonima… Un solitario che unicamente nella compagnia di un cane, Kaiser, un incrocio tra un pastore maremmano e un lupo, sembra poter soddisfare le proprie esigenze di emotività e umanità. Non è un agonista, Iacopo, non è un combattente… Così, mentre in città la tensione sale di ora in ora e si rincorrono le voci inquiete di eventi importanti che incombono, Iacopo, imperterrito, continua a tirare su la serranda del suo esercizio, servire gli avventori e osservare il mondo che lo circonda: personaggio in tutto e per tutto appartenente alla “zona grigia”, quella largamente maggioritaria degli italiani che non si schierarono: non aderirono né sabotarono, ma si adeguarono secondo la secolare abitudine del “Francia o Spagna purché se magna”.

Alla figura da ignavo di Iacopo fa da contrappunto, raccontata in terza persona, quella di Rodolfo Siviero, lo “007 dell’arte”, personaggio storico e non d’invenzione, impegnato nella salvaguardia del patrimonio artistico fiorentino e italiano dalle razzie tedesche: una Resistenza meno nota, ma altrettanto eroica di quella combattuta con le armi solo da pochi anni emersa alla luce della storia documentata. Ma non sono né Siviero, né Iacopo i protagonisti del romanzo e neppure, malgrado il titolo, il cane Kaiser; il personaggio principale è Firenze con le sue strade e le sue piazze intrise d’arte e di storia e pratolinianamente brulicante di umanità: quella di Eriberto, il barbiere, gran fumatore di sigaro toscano; dei baristi e degli avventori del Giacosa; del calzolaio Berni, tifoso sfegatato della Fiorentina; di Carlo Gherardi, macellaio col vizio del gioco; di Delia, la tenutaria del bordello di via delle Belle Donne, e delle sue ragazze. Non nega, l’Autore, briciole di benevolenza neppure a fascisti e tedeschi… E se il comandante Wagner disprezza gli italiani, al contrario il console Wolf, ammiratore dell’Italia e delle sue bellezze, è segretamente complice di Siviero per proteggere i tesori d’arte fiorentini dalla rapacità nazista. Su tutto, uomini, cose, animali, grande Storia e storie minime di uomini semplici, un velo di mestizia, la cifra che connota tutto il libro. Pagine, quelle di Lino Dini che aiutano non solo a comprendere il nostro passato recente, ma anche a interpretare il presente. Il nostro oggi, che ci appare così contraddittorio e malmostoso.

Luciano Luciani

Lino Dini, Il nome di Kaiser, Calibano Editore, Milano 2022, pp. 182, 14 euro

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