Vendita per asporto, Confesercenti: “Serve buon senso nei controlli”

L'associazione di categoria lamenta interpretazioni sbagliate nell'applicazione del nuovo decreto: "C'è solo il divieto di somministrazione, locali possono restare aperti"

“Nel primo giorno di entrata in vigore del nuovo decreto con lo stop del consumo al tavolo alle 18, abbiamo assistito ad alcune interpretazioni errate del provvedimento che di fatto hanno reso impossibile la vendita per asporto che invece è regolarmente permessa fino alle 24. Alcuni soci si sono rivolti alla nostra associazione per avere la corretta applicazione del decreto”.

È Daniele Benvenuti, responsabile area Lucca di Confesercenti Toscana Nord, a raccontare la prima sera di “semi lockdown” per i pubblici esercizi, scandita dalla protesta locale delle attività che hanno mantenuto le luci accese e da quella regionale in piazza della Repubblica a Firenze.

“Proprio mentre stavamo incontrando gli imprenditori che protestavamo pacificamente per lo stop alle 18 – racconta Benvenuti – ci sono arrivate alcune segnalazioni di locali (ad esempio pizzerie) alle quali si imponeva di fare asporto o consegnando fisicamente il prodotto all’esterno del locale o addirittura a serranda abbassata. Quanto di più sbagliato, come ci ha confermato anche il nostro ufficio legale. L’asporto vuol dire non fare somministrazione, ma incartare e consegnare il prodotto. Ovviamente questo deve avvenire al banco e non certo con una consegna fuori dal locale”.

”E questo vale non solo per il cibo – spiega ancora il responsabile area Lucca di Confesercenti Toscana Nord – ma anche per le bevande (per i bar che quindi possono vendere ad esempio bibite o caffè solo rigorosamente da asporto) e gelaterie. Ricordiamo poi che la consegna a domicilio, sempre secondo il decreto non ha alcun limite di orario. In un momento di forti tensioni nella categoria chiediamo quindi buon senso nei controlli e soprattutto nessuna interpretazione ad un decreto già molto restrittivo”.

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