Cogliere la gioia della vita con lo Yoga Ratna foto

Più di venti anni fa a Milano, in un padiglione della fiera del Sana, nel gran mercato del benessere, partecipai ad un seminario di yoga tenuto da Gabriella Cella. Fu un tuffo nella poesia, nella serenità e nella gioia, nonostante il contesto disturbante. Lei ci guidava con umiltà ed amore ad osservarci, ad ascoltarci, lasciando che la nostra mente si acquietasse, così come si stava acquietando il nostro corpo mentre il respiro lo plasmava e lo induceva a trasformarsi in quelle forme che erano dense di un significato simbolico che apprezzavo ma non comprendevo ancora. Percepivo che mi indicava un cammino che aveva un cuore e nel seguirlo ho scoperto dove si nascondevano le mie difese, ho visto apparire domande che potevo lasciare aperte, ho visto aspetti di me che non conoscevo, ho compreso le radici di tanti miei atteggiamenti nei confronti dell’esistenza. Ogni scoperta portava e porta nella mia vita quella gioia che è già dentro ognuno di noi, che è alla base della consapevolezza, basta farla diventare manifesta Gioia e beatitudine sono designati in sanscrito dalla parola Ananda: non è la felicità che, pur esaltante, inebriante, appagante, ha durata breve; non è un piacere cercato (che sempre risponde alle necessità dell’ego e dunque accresce la sofferenza), ma un piacere non cercato ed accolto con stupore quale dono dell’Universo. La gioia, la beatitudine ci portano in uno stato d’animo che trascende sia il piacere (da accogliere con gratitudine) che il dolore (da accogliere con pazienza), perché in questo mondo in cui regna la dualità perseguire qualcosa in modo pertinace si trascina dietro il suo opposto. La ricerca dell’equilibrio tra gli opposti porta a vivere il legame con la totalità della realtà, in cui il microcosmo è in perfetta unione con il macrocosmo, la piccola tessera del mosaico con il grande mosaico dell’Universo, e così si può divenire consapevoli della presenza calma, gioiosa e potente che sta dentro di noi: il nostro io più reale.

Lo Yoga Ratna ci porterà a sperimentare questa possibilità attraverso una sequenza che inizia con Vayu pranayama, il respiro del vento, il soffio che scaccia ciò che ingombra la mente e induce al silenzio, al vuoto in cui può compiersi la trasformazione. Continua con I movimenti dell’arciere che rafforzano la volontà e rendono determinata l’azione per muoversi verso la conoscenza. Seguono alcune asana che rivestono un significato simbolico preciso e la sequenza termina con Ananda Pranayama, il respiro della gioia che lascia apparire un lieve e persistente sorriso, come un seme di beatitudine che germoglia all’interno e si irradia tutto intorno.

Trova dunque una posizione seduta stabile e comoda in cui il busto possa rimanere ben diritto, senti le tue radici scendere nella terra e percepisci una potente calamita che attira al cielo il vertice del capo: tutta la colonna si allunga e si tende senza irrigidirsi. Ascolta il tuo respiro spontaneo senza modificarlo, guarda dove si muove, quale è il suo ritmo finché esso non diventerà calmo e regolare. Chiudi gli occhi e distendi ogni muscolo del viso; fai sì che le tue labbra formino un piccolo cerchio, come per fischiare, e fai uscire un soffio simile ad un sibilo, producendo un suono somigliante a quello del vento: Vayu Pranayama. Ad ogni espirazione il vento esce da te ripulendoti, purificandoti, liberandoti. Continua così finché non senti che è il momento di rendere più lento il flusso e poi finire. Allora resta in quel vuoto, in quel silenzio.
Senza perdere l’interiorizzazione, alzati in piedi

Vira Dhanura Mudra – I movimenti dell’arciere. Poni i piedi paralleli tra loro e distanti come la misura delle spalle. Senti la forza delle gambe e la stabilità di quel triangolo che ti sostiene. Raddrizza il busto e spingi il coccige verso il basso e in avanti per distendere la zona lombare. Le braccia sono lungo i fianchi e nelle mani forma Jnana mudra, il gesto della conoscenza (le punte dei pollici e degli indici si toccano a formare due piccoli cerchi, le altre dita sono distese). Senti la forza delle mani e delle braccia: sei un arciere. Visualizza all’orizzonte un punto luminoso, piccolo ma estremamente brillante, rappresenta Jnana, la conoscenza: puoi raggiungerla centrando i due bersagli che sono posti ai lati, lontano da te. Rivolgi la tua mente a quello di sinistra al cui centro c’è l’energia della volontà (Iccha) ed inspirando solleva le braccia lateralmente portando i palmi delle mani in avanti; espirando porta il braccio destro in avanti; inspira ed espirando accompagna questo braccio davanti all’altro (la mano davanti al polso sinistro); ricorda che solo il busto e la testa si muovono, la base è immobile. Con un’inspirazione vigorosa e sonora, scocca la freccia: fletti il gomito destro e tiralo indietro mantenendo l’avambraccio sulla linea della spalla. Poi espirando fai sì che il braccio e la testa tornino a guardare in avanti e fermati concentrandoti sulla luce di Jnana all’orizzonte; quindi con l’inspirazione successiva apri la braccia lateralmente ed espirando falle scendere giù. Rivolgi la tua mente al bersaglio di destra al cui centro sta l’energia di Kriya, l’azione. Lascia emergere l’arciere che è in te, nella profondità del tuo essere, e ripeti i gesti facendoti guidare dal respiro. Infine rimani ad osservare i punti luminosi che sono rimasti impressi nell’aria e le sensazioni che ti rimanda il tuo corpo.
Hannuman Asana Hannuman è il capo dell’esercito delle scimmie, il protettore della razza umana e si batte a fianco di Rama con forza, coraggio ed amore: queste sono le qualità che lo caratterizzano. Mantieni la distanza tra i due piedi e volgi il piede sinistro verso l’esterno flettendo leggermente il ginocchio: distribuisci il peso del corpo sulle due gambe e sui due piedi. Senti un’inspirazione che solleva le tue braccia sulla linea delle spalle ed espirando fletti i gomiti ed i polsi, distendendo i palmi delle mani verso il cielo in modo che siano sulla linea che passa per il vertice del capo. Spingi appena un poco i gomiti indietro per sentire le scapole che si avvicinano ed il torace che si apre. Stai sorreggendo una montagna enorme sopra di te ed una montagna ti sostiene: percepisci l’energia della terra che ti attraversa.
Tada Asana Diventa Tada, una montagna: unisci i piedi e senti che formano un unico sostegno, raddrizza il busto ed apri un poco le spalle e poi lasciale scendere giù; tendi le braccia e scostale dal corpo in maniera che diventino i pendii laterali della montagna la cui vetta è il vertice del tuo capo. Percepisci la compattezza e la stabilità della forma; senti che sei una roccia, niente e nessuno può smuoverti. Allora lasciati attraversare dal respiro: inspirando fai salire il soffio, che è un filo luminoso, dalla base su fino alla vetta ed espirando fallo scendere giù, al centro della base. Avverti l’equilibrio fisico ed interiore che ti dona la forma. Quando un’espirazione lenta e profonda scioglierà l’asana, osserva il suo alone energetico che resterà ancora nell’aria.
Suparni Asana Suparni è la dea dalle ali spalancate, un’aquila possente, simbolo di forza, equilibrio e concentrazione. Tieni i piedi uniti e sposta il peso sulle dita; inspirando solleva i talloni mentre spalanchi le braccia ed espirando piega le ginocchia e fletti il busto in avanti in modo che la parte bassa dell’addome sfiori la parte alta delle cosce; solleva il mento ed inarca leggermente la schiena. Ruota le mani sui polsi e volgi i palmi al cielo. Resta nella forma con respiri calmi e regolari assaporandone la leggerezza e la potenza. Per tornare porta a terra le penne finali delle tue ali e permetti alle ginocchia di seguirle.

Lakini Asana Ecco la dea delle virtù, dell’imparzialità. Sei in appoggio sulle ginocchia ai lati delle quali poni le mani; espirando solleva il bacino e fai scivolare la gamba sinistra indietro in tutta la sua lunghezza; inspirando raddrizza il busto e ruotalo verso sinistra, insieme al braccio, a partire dal basso. Appoggia il dorso della mano sulla piega interna del ginocchio o sulla gamba stesa all’indietro; posa la mano destra sul ginocchio rimasto avanti e volgi la testa a sinistra ponendo lo sguardo nel palmo della mano. Sarà un inspiro a riportarti con il busto ed il volto in avanti. Ripeti l’asana con gli stessi tempi sull’altro lato.
Suvritta Asana È colei che guida il cammino, a ricordarci la necessità di affidarci, di abbandonarci senza pretendere di dirigere tutto. In appoggio sulle ginocchia, con la mano sinistra afferra il ginocchio destro sollevandolo da terra. Porta inspirando il braccio destro indietro e fai scendere la mano a terra mentre ruoti il busto e la testa verso destra. Osserva che la mano che sta dietro sia in linea con il ginocchio, poi solleva la testa e guarda in avanti: con gli occhi della mente vai verso un punto luminoso lontano dove brilla Jnana la conoscenza. Le spalle sono aperte e rilassate ed Anahata, il Chakra del cuore si carica di energia. Gli stessi movimenti guidati dal respiro faranno emergere la forma sull’altro lato. Ricorda sempre, dopo aver lasciato l’asana, di rimanere all’ascolto.
Kakini Asana Kakini è il corvo femmina che si muove nel vento. Questa forma ti riporta così nella situazione iniziale a percepire il vento che adesso ti circonda e ti tiene in sospensione nell’aria. Le ginocchia sono ancora a terra e si apprestano a sostenere il peso del corpo; metti le mani a terra ed inspirando solleva il bacino ed espirando poggia il vertice del capo a terra tra le due mani; l’inspiro ti fa sollevare i piedi e sovrapporre le punte; con l’espirazione afferra con le mani le caviglie e porta i talloni verso i glutei. Mantieni la forma con respiri calmi e regolari. Quando vuoi ritornare, fai scendere i piedi a terra, crea spazio tra le due ginocchia che accoglieranno le spalle mentre la fronte si appoggerà a terra. Resta un poco e poi stenditi in posizione supina per rilassarti.
Rilassamento Scegli uno dei rilassamenti proposti negli articoli precedenti e lasciati guidare nell’abbandono totale del corpo. Cerca di acquietare la mente entrando in quello spazio vuoto, anche se piccolo, che c’è tra un pensiero e l’altro e lascia che il pensiero di un saggio la occupi: “Nessuno può togliermi la gioia, essa mi appartiene come il rosso al rubino” (Lanza Del Vasto).
Ananda Pranayama Il respiro della gioia. Torna a sederti in una posizione stabile e comoda, abbandonando la base a terra e raddrizzando il busto. Poni la testa in delicato equilibrio in cima alla colonna. Ascolta il respiro ed inizia a governarlo finché non diviene più lento e profondo. Alla fine di una lunga inspirazione mantieni la sospensione per qualche attimo; espirando dalle narici, mentre la glottide si socchiude e l’aria esce producendo un suono simile al ronzio di un insetto, lascia che le labbra si distendano morbidamente accennando un sorriso. “È fondamentale che il suono prodotto risulti sempre uguale: è questa la prova che indica la correttezza del Pranayama”. (G. Cella, Fai un bel respiro, Rizzoli, pagine 108-109)

Patrizia Martinelli

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