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Filippo Ciuffi: storia e sogni del ‘bambino’ cresciuto in Terigi foto

Casa è il luogo dove non si ha bisogno di essere diversi da come si è. Per quanto raro, esistono ancora degli spazi di lavoro in cui potersi sentire così: a casa. Ed è un po’ questo il filo rosso che lega insieme le vicende di tre generazioni di Ciuffi nel racconto di Filippo, giovane magazziniere che a 18 anni ha raccolto il testimone del nonno Gino e del padre Stefano, attuale capo officina, ed è entrato nel team Terigi. Oggi Filippo ha 27 anni e sa che, a differenza di molti suoi coetanei, può contare su un lavoro stabile e su uno stipendio puntuale. Una sicurezza che riconosce come valore, lui che progetta di costruire una famiglia unita e solida come quella da cui proviene.
“Non è così scontato che persone della mia generazione – osserva Filippo – abbiano i genitori ancora sposati. Sono cresciuto con questo orizzonte sereno, con questo sentimento dello stare insieme che rinfranca, accoglie. Lo stesso che ho ritrovato in Terigi: questo luogo lo sento anche un po’ mio. Qui venivo da bambino, dopo la scuola, ad aspettare papà. Ho frequentato la Da Vinci di San Concordio, a due passi dalla concessionaria. Mi conoscevano tutti, titolari, meccanici, venditori, magazzinieri: i volti ‘storici’ di Terigi sono quelli che hanno accompagnato la mia crescita. Quando ho iniziato a lavorare anch’io qua, ho potuto contare sull’insegnamento di persone che già frequentavano la mia casa, persone che erano state invitate alla mia prima comunione. Sono stato fortunato”. Lo ammette senza riserve, Filippo, sebbene 9 anni fa, alla vigilia del suo contratto con Terigi, si sia trovato di fronte a una scelta che, sulle prime, lo ha messo in difficoltà: “Quell’estate avrei potuto iniziare a lavorare, con i turni, da Felice in via Buia. La pizzeria di Lucca per eccellenza: a me piaceva tantissimo fare il pizzaiolo. Un mestiere – spiega Filippo – appreso sul campo, a partire dai miei 14 anni, quando ho iniziato a rimboccarmi le maniche. Per un ragazzino è una grande soddisfazione sentire le persone dire ‘la pizza la voglio come la fa lui, mi raccomando’. Mi piaceva stare a contatto con la clientela, ascoltarla, chiacchierare. Quando si è trattato di scegliere, però, ha prevalso il buon senso del lavoro stabile che Terigi mi stava offrendo. Non era affatto scontato che lo facesse: ogni assunzione, per un’azienda, è un investimento e una scommessa. Essere il terzo Ciuffi a lavorare in via delle Fornacette è un onore ma anche una grossa responsabilità: ogni giorno sento di dover ripagare la fiducia che è stata riposta in me, senza ‘far sfigurare’ mio padre e soprattutto mio nonno, che era a fianco di Giampaolo Terigi quando questa azienda ha mosso i primi passi”.
Sì, Gino Ciuffi apparteneva a quella generazione che ha saputo sperare e costruire qualcosa di grande e solido: lo ha fatto col proprio lavoro da dipendente, con serietà e tenacia. E non ci si stupisca quindi se al nipote, accorso all’ospedale poco prima che se ne andasse, Gino ha chiesto il perché non fosse al lavoro. “Mi fa sorridere ancora questo ricordo – dice Filippo – e la dice lunga su quanto profondo fosse il senso di lealtà che mio nonno ha continuato a sentire per tutta la vita verso Terigi”. Quasi come se non ci fosse alcuna differenza tra Giampaolo Terigi, che col fratello Roberto e il padre Aldo nel 1957 si è lanciato in prima persona sul mercato delle auto e Lucca, e chi ha contribuito col proprio lavoro a strutturare un’azienda che oggi può contare su circa 40 dipendenti: tutti parte di una stessa squadra. “Giampaolo è un punto di riferimento – ammette Filippo – e, nonostante abbia più di 80 anni, ogni giorno è lui che apre e che chiude la concessionaria. Lui che si sincera che tutte le luci siano spente. Conosce tutti per nome e le storie di ciascuno. Un uomo eccezionale. Ricordo con affetto le volte che, da bambino, l’ho accompagnato a fare la spesa; oppure quando, non molti anni fa, gli si allagò la cantina ed è a me che chiese aiuto. Penso che di me Giampaolo si fidi: in fondo, mi ha letteralmente visto crescere”. Certo, anche per Filippo sono arrivate alcune osservazioni sul lavoro: “Non erano le classiche ramanzine, affatto. Ogni volta che sono stato ripreso, da Giampaolo o da suo figlio Alessandro, sono stato il primo a non avere nulla da obiettare. Ha sempre prevalso l’aspetto costruttivo. Mai che mi sia stata detta una parola che non avesse questo fine. Non potevo che essere d’accordo anch’io”. E lo è stato, Filippo, anche il giorno che Alessandro Terigi decise di metterlo ‘alla prova’ con una sorta di sfida impossibile: cambiare in un solo giorno tutte le auto esposte in salone. Ben 17 auto da tirare a lucido e posizionare: “Quella volta non c’era alcuna necessità reale – ricorda Filippo – ma Alessandro e mio padre volevano testare il mio carattere in una situazione di stress. I nervi sono rimasti saldi e 10 minuti prima dell’orario di chiusura avevo completato quanto mi era stato richiesto al mattino. Li ricordo ancora sorridere sornioni sulla porta quando sono arrivato con l’ultima auto pronta per essere esposta”.
E con i colleghi? “Quando sono entrato 9 anni fa conoscevo già tutti. Poi Audi Center Terigi ha assunto nuove persone – racconta Filippo – e il personale è raddoppiato. Normale quindi che quel clima di familiarità iniziale si sia un po’ diluito. Tuttavia siamo tutti d’accordo nel rilevare che, benché oltre al lavoro nella vita ci sia e ci debba essere anche altro, di fatto è lavorando che si trascorre la maggior parte del tempo. La collaborazione, la comprensione, la confidenza anche, non possono mancare se si vuol stare bene”. E stabilire relazioni sincere, per un giovane estroverso e affidabile come Filippo, non è certo una difficoltà. “Le persone mi piacciono, mi piace scoprirne i particolari che le rendono vicine”, conclude. Gli stessi che rendono le storie di ciascuno uniche e preziose. Dettagli che, infine, compongono una storia. Come quella di Terigi, di mani che stringono mani, di sogni comuni e sacrifici. Lunga, ormai, più di 60 anni.

… to be continued

Elisa Tambellini

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