Il presidente del Panathlon: “Divieto all’attività sportiva non significa lo stop a tenersi in allenamento”

L'allarme lanciato da Guido Pasquini: "Un comportamento eccessivamente precauzionale può fare danni alla psiche dei giovani"

Covid e sport, parla il presidente del Panathlon Guido Pasquini. L’obiettivo è scongiurare la fine delle attività sportive e motorie.

“Tre mesi fa – scrive il presidente – ho contratto il Covid e sono stato ricoverato in ospedale: ho quindi sperimentato sulla mia pelle il virus. Nonostante questo, non condivido come viene interpretato e vissuto il divieto di fare attività sportiva, che ricordo è quella dove c’è una competizione strutturata, con regole, arbitri e punteggi. Di fronte a questo divieto, tutto si è fermato, anche quello che invece è permesso. Il problema base sta nella burocrazia e nel non voler prendere responsabilità“.

“Salvo i periodi di zona rossa – si chiede Pasqiini – quante volte i ragazzi di ogni sport hanno corso sulle mura? Quanti hanno fatto una partitella di calcio sugli spalti? Quanti una biciclettata sul fiume?  I ragazzi non sanno più inventare, non hanno più iniziativa. Hanno bisogno di un adulto che lanci l’idea. E qui nasce l’esigenza di “prendersi una responsabilità”; se sei un educatore è tuo dovere. È questione di volontà di fare e non di norme (inesistenti) che vietano di fare attività motoria o sport di base“.

“Vero che non si possono fare i tradizionali allenamenti al chiuso – prosegue Pasquini – ma intanto ad esempio è possibile ‘fare il fiato’ con corse all’aperto, continuare a tenere vivo e unito il gruppo, e non è certo un problema se la doccia la fai poi a casa. Può essere, inoltre, l’occasione per il miglioramento individuale sui fondamentali di ogni sport. Mi risulta poi che siano relativamente pochi gli insegnanti di scienze motorie che hanno fatto fare attività via web con giochi di destrezza, rapidità e coordinazione, sinergici a tutti gli sport, agli studenti a casa. Qualche caso indubbiamente c’è stato, ma è una minoranza”.

“Gli istruttori dell’associazione Slurp (acronimo composto dalle iniziali di sei club service presenti sul territorio: S come Soroptmist; L come Lions, Le Mura e Host; U come Unvs Unione Veterani Sportivi; R come Rotary e P come Panathlon) – ricorda Pasquini – con la collaborazione delle maestre della scuola dell’infanzia, hanno invece incrementato la loro attività con i bambini, coinvolgendo  e “contagiando” i genitori, che ricevevano sui loro cellulari le lezioni per i bambini. È ormai assodato che niente sarà più come prima, quindi anche l’approccio alla attività motoria e sportiva di base deve essere diversa, cogliendo magari l’occasione del Covid per far provare  nuovi sport ai ragazzi. Poiché questa situazione sanitaria durerà ancora per tanti mesi, è indispensabile e urgente che allenatori, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici e sportivi, comincino immediatamente a tirare fuori idee, usare la fantasia, per inventare qualcosa di diverso rispetto al passato. Attenzione che un comportamento eccessivamente precauzionale e tutelante non generi danni ancora maggiori del Covid nella psiche dei ragazzi“.

“I fenomeni delle baby-gang e del bullismo minorile – conclude – l’assenza di socializzazione, il distanziamento che accentua la solitudine, con  la mancanza di una educazione ai valori etici, stanno rovinando un’intera generazione. Con quali principi e valori educheranno poi i loro figli? Quando tra un anno o due potremo riprendere la vita normale, quanti di questi ragazzi saranno ormai ‘persi’ per lo sport e soprattutto per la società? Non abbiamo più tempo”.

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