Finder, verso il licenziamento collettivo

Futuro nero per molti posti di lavoro alla Finder Pompe di Querceta. Questa mattina si è svolto un incontro con tra azienda e rappresentanti sindacali della Fiom e della Rsu.

L’amministratore delegato ha spiegato che la chiusura dello stabilimento di Querceta è dettata dalla condizione generale del mercato petrolifero e dalla riduzione necessaria delle perdite future di Finder per raggiungere un risultato operativo positivo in termini di bilancio.
‘Nel gruppo, ha detto l’ad, – riferiscono le fonti sindacali –  non ci saranno aumenti di costo per il personale, saranno accorpate le figure analoghe anche attraverso la non conferma dei contratti a termine che erano in essere, questione che oggi riguarda solo lo stabilimento di Merate, in quanto a Querceta sono già stati chiusi. L’unico obiettivo da perseguire per l’azienda è quello del raggiungimento del pareggio di bilancio e dell’utile”. Le rappresentanze sindacali hanno sottolineato la mancanza di correttezza nel metodo utilizzato dall’azienda nell’attivare la procedura di chiusura dello stabilimento e dei licenziamenti collettivi, che segna un pessimo clima nelle relazioni sindacali.
“Pare inoltre che il gruppo dirigente ristretto di Merate, a fronte della scelta di chiudere Querceta,  abbia festeggiato in una cena a – continuano i sindacalisti –  ristretto di Merate, a fronte della scelta di chiudere Querceta,  abbia festeggiato in una cena appositamente organizzata nel mese di dicembre. Questo fatto rafforza un giudizio pesante sulla credibilità e affidabilità dello stesso.
Abbiamo ribadito che nonostante le richieste di rassicurazione sempre ricevute circa la continuità di Querceta oggi ci troviamo di fronte a una azione inaccettabile. Questo rappresenta un attacco non solo ai lavoratori di Querceta ma ai lavoratori di tutto il gruppo. L’amministratore ha ribadito che non c’è una alternativa, ci sono solo incontri da programmare per la ricerca di un accordo. Ma nell’ultimo incontro di novembre tutto ciò non era assolutamente emerso. A rafforzare la nostra tesi – continuano i sindacalisti – circa la qualità del gruppo dirigente c’è anche la  scelta di mettere in discussione gli accordi firmati dall’ad per la gestione delle attività e la riduzione dei carichi di lavoro fino alla fine dell’anno 2015. Inoltre le parole spese e scritte a più riprese durante gli incontri sono state disattese dalle scelte unilaterali prese dall’azienda. L’azienda ha comunicato di prevedere per il 2015 un fatturato di 47 milioni e per il 2016 di avere solo 13 milioni di portafoglio ordini mentre prevede 34 milioni di fatturato per il 2016. Valutiamo quindi che questi numeri previsionali siano lì a dimostrare che Finder ha un problema molto più grande che non si risolve con la chiusura di Querceta. La direzione ha poi spiegato, incalzata dai rappresentanti sindacali, che le scelte sono di solito assunte con sei/nove mesi di anticipo e questo dimostra quanto la strategia volta alla chiusura fosse premeditata ma tenuta nascosta alle rappresentanze sindacali”. L’rsu ha quindi spiegato che la chiusura di Querceta rappresenta una perdita di valore economico per Dover di molto superiore al presunto risparmio ipotizzato dal management.
La cessazione dell’attività, che malgrado gli impegni verbali, non prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali, è una scelta economicamente dannosa e irreversibile e per le trenta famiglie dei lavoratori interessati.
“Si vuole infatti – dicono ancora i sindacalisti – chiudere un’azienda con oltre cento anni di storia (la Cerpelli, acquisita da Finder a sua volta acquisita da Dover, opera dal 1904) nella produzione industriale di pompe di ogni tipo (oil and gas, energie rinnovabili, trattamento acque, etc). Un sito produttivo con un patrimonio di conoscenze ed esperienze inestimabile, la cui chiusura porterà ad un’ulteriore desertificazione nella manifattura locale. Inoltre quanto comunicato dalla Direzione, rappresenta un’incertezza anche per il sito di Merate (Lecco) che nel corso dell’anno dovrà fare i conti con altre azioni che il management ora non intende comunicare, stante quanto rappresentato dall’azienda in termini previsionali, finalizzate al raggiungimento dell’utile di bilancio.
Nei prossimi giorni sindacalmente decideremo tutte azioni necessarie per modificare le posizioni e l’atteggiamento aziendale, dichiarando fin da subito lo stato di agitazione negli stabilimenti di Querceta e di Merate”.

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