I comuni della Versilia storica: “Disponibili a trovare soluzione per Casa delle donne”

I sindaci, gli assessori al sociale e alle pari opportunità dei Comuni di Massarosa, Camaiore e Stazzema in merito alla problematica, sollevata in questi giorni, dal Centro antiviolenza Casa delle Donne di Viareggio, sulla messa in vendita da parte del comune di Viareggio dell’edificio che ospita la storica sede, manifestano vicinanza a tutte le donne “che rappresentano la nostra società civile e a tutte le associazioni coinvolte che svolgono meritoriamente la loro attività”.

“Anche le istituzioni comunali – si legge in una nota congiunta – si rendono disponibili a trovare una soluzione alternativa. Una soluzione che risponda sia ai bisogni del Centro Antiviolenza, di cui si riconosce il positivo operato di questi vent’anni di azione sul territorio e i benefici ricaduti su tutto il nostro territorio versiliese e sia all’esigenza del Comune di Viareggio che ha manifestato l’intenzione di vendere una parte del proprio patrimonio immobiliare. Tutti i sindaci dei comuni, quindi, credono che possa essere utile avviare un tavolo di confronto sin da subito con il sindaco e gli assessori del Comune di Viareggio per affrontare e gestire questa realtà che tocca profondamente tutti. Ad avviso dei sindaci, sarebbe opportuno sospendere la vendita in attesa di avere la disponibilità di altri locali da mettere a disposizione dell’associazione, da concordare con essa, garantire comunque la continuità, la fruibilità e la facile accessibilità del servizio e al tempo stesso cercare anche un’intesa, se necessario, con la Regione Toscana che possa essere da ausilio alla risoluzione del problema”. “L’associazione Casa delle Donne – sottolinea il Comune di Seravezza in una nota – merita tutta la riconoscenza e un’attenzione che intendiamo continuare ad assicurare. Il Comune di Viareggio, nell’autonomia che contraddistingue e obbliga le scelte patrimoniali, nel decidere di inserire questo immobile nell’elenco dei beni in programmazione di vendita, ha certamente considerato l’importanza e il riferimento storico e sociale di cui esso è valore, annunciando la predisposizione di una valida e migliore alternativa sotto tutti i punti di vista. L’amministrazione comunale di Seravezza confida che il Comune di Viareggio sappia confermare le prospettive annunciate”. Si smarca, invece, Forte dei Marmi, inizialmente indicato come aderente alla richiesta: “Il sindaco Bruno Murzi smentisce la notizia – si legge in una nota – che l’amministrazione comunale di Forte dei Marmi abbia mai chiesto di avviare un tavolo di confronto con il sindaco e gli assessori del Comune di Viareggio in merito alla messa in vendita da parte del comune di Viareggio dell’edificio che ospita la sede del centro antiviolenza Casa delle Donne di Viareggio”. “Non vedo a che titolo avremmo potuto farlo o chiedere di intervenire – sottolinea il primo cittadino – in questioni che riguardano esclusivamente la gestione di un altro comune. Qualora l’amministrazione comunale di Viareggio ci chiedesse formalmente un supporto, allora in quel caso, ci renderemo disponibili nei modi più opportuni”.
Chiede un confronto anche la Cgil della Versilia con il responsabile Fabrizio Simonetti: “Fare politica e amministrare la cosa pubblica – dicono dal sindacato – significano mettersi al servizio della comunità, porsi in ascolto e collaborare con i soggetti della cosiddetta società civile. Per questo risulta difficile comprendere l’atteggiamento della giunta comunale viareggina riguardo la Casa delle Donne, che rischia di perdere la sua sede storica. Inserire nel piano delle alienazioni del patrimonio immobiliare anche questa struttura, diventata ormai un punto di riferimento per tutta la Versilia, dove ha sede anche il centro antiviolenza L’una per l’altra, senza prospettare – come sembra – una reale alternativa e senza aver concertato un percorso con chi da oltre vent’anni offre assistenza alle donne in difficoltà, è un segnale negativo rispetto alla vera e propria emergenza” culturale e di sicurezza che riguarda la condizione femminile”.
“Come Cgil – conclude la nota – da anni promuoviamo iniziative sul territorio e incontri nelle scuole sui temi della violenza contro le donne e della parità di diritti anche nel mondo del lavoro, al fianco di tutte le realtà impegnate a diffondere la cultura del rispetto delle differenze. Esprimiamo perciò la nostra solidarietà alla Casa della Donne e auspichiamo che si possa aprire un effettivo confronto con i soggetti direttamente interessati, volto in primo luogo a garantire la continuazione di un servizio necessario come l’aiuto e il supporto alle donne minacciate”.
Anche Repubblica Viareggina esprime la massima solidarietà alla Casa delle Donne: “La Casa delle Donne – dicono dal movimento – rischia di veder svenduta la propria sede storica e compromessa – pertanto – la propria attività quotidiana a causa di scelte di un’amministrazione insensibile. Noi di Repubblica viareggina pensavamo che con la svendita del Principino, del Palazzetto di Viareggio e di altri beni pubblici cittadini ai privati, attraverso aste ‘farsa’, il vaso fosse colmo, ma al peggio che ci riserva questa amministrazione non c’è mai fine. Infatti, se prima la vendita dei beni pubblici, seppur grave ed irricevibile, fosse giustificata da fallimenti, dissesti, tribunali e curatori vari, quest’ultima ondata di svendita di beni pubblici, di cui fa parte oltre alla Casa delle Donne anche un asilo nido-giocheria al Marco Polo, la ex sede della Cgil e l’attuale sede dell’Anpi dell’istituto storico della Resistenza, è una scelta scellerata voluta dalla amministrazione Del Ghingaro che con tanto di delibera prosegue sulle stessa linea politica quella della svendita.La svendita del patrimonio pubblico è il miglior modo per impoverire una collettività sia da un punto di vista culturale che patrimoniale”.
“Privatizzare beni comuni – conclude Repubblica Viareggina – infatti, significa sottrarre ai cittadini un ampio terreno di partecipazione politica, di esercizio della disciplina democratica, per trasferirlo pari pari alla discrezione della grande impresa. Oltre che a far cassa arricchendo i soliti noti. A seguito della disfatta elettorale del Pd e di Leu, il signor Del Ghingaro si è proposto come garante di un rilancio della sinistra sul territorio; se queste sono le basi politiche che ci propone e che ci propina da più di due anni, noi non ci stiamo. Sicuramente questa non è la sinistra che vogliamo e dei loro interpreti ne facciamo volentieri a meno”.

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