Premio Carducci, a Pietrasanta i tre poeti finalisti

Serata evento domani (27 luglio) dalle 21,30 nel centro storico di Pietrasanta per la 63esima edizione del Premio nazionale di poesia che porta il nome di Giosuè Carducci. Tre i finalisti in gara selezionati dalla giuria presieduta da Ilaria Cipriani: sono Antonella Anedda, Italo Testa e Jacopo Ramonda. Il vincitore assoluto sarà reso noto solo al termine della serata. Il premio sarà consegnato dal sindaco, Alberto Stefano Giovannetti. 

Il premio promosso dal Comune di Pietrasanta si conferma tra gli eventi letterari contemporanei più importanti e prestigiosi del panorama internazionale con più di sessant’anni di grande poesia in onore al premio Nobel per la letteratura Giusuè Carducci che nacque nella frazione di Valdicastello 184 anni fa. Ricchissima la scaletta delle premizioni che mettono insieme danza, musica e spettacolo con la partecipazione della corale di Santa Felicita di Valdicastello ed Emox Balletto per le coreografie di Beatrice Paoleschi e naturalmente tanta poesia con il laboratorio teatrale di poesia degli alunni ed ex alunni della scuola secondaria di primo grado Barsanti di Pietrasanta e l’associazione ginnastica di Pietrasanta e la lettura delle opere finaliste.
I finalisti. Con Historiae (2018 Einaudi editore) Antonella Anedda (Roma, 1955) con uno sguardo a raggi infrarossi ci fa vedere le figure dell’invisibile, racconta le le tragedie dei migranti affogati nei nostri mari o la vita di chi va a cercare qualche avanzo nei cassonetti dei rifiuti. Immagini che riportano alla luce ciò che non si vuole vedere e che si intrecciano ad incursioni nella lingua sarda e ad elaborazioni di lutti personali della poestessa. Come se non ci fosse differenza tra pubblico e privato e l’angoscia fosse tutt’una. Ne L’indifferenza naturale (2018 Marcos y Marcos) di Italo Testa (Castell’Arquato, 1972) un grande fondale accoglie senza alcuna pulsione il desiderio di felicità dell’esistenza, il suo tentennare tra pieno e vuoto. Tutto appare stupendamente indifferente, sordo al turbamento umano, alla fatica dell’essere che in quel paesaggio si muove a tentoni, ammirato e annichilito. Il tema dell’identità e dell’omologazione nella società contemporanea è al centro del libro di Jacopo Ramanda (Savigliano, 1983) Omonimia (2019 edizioni Interlinea). Si avverte un senso di spaesamento interiore in una società caratterizzata da una condizione di precariato che non investe la sola sfera lavorativa e che mostra un vero e proprio culto della personalità nell’epoca dei social network, che esalta e spettacolarizza la presunta unicità di ogni individuo, come in un talent show della mediocrità, finendo invece per alimentare conformismo e massificazione. È un viaggio dai ‘nomi’ all’’omonimia’. In caso di pioggia la premiazione si terrà nella chiesa di S. Agostino, sempre nel cuore del Centro Storico, tra le opere di Pablo Atchugarry e gli antichi affreschi.

 

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